LA SCUOLA PARENTALE (Don Stefano Bimbi) (Vitorchiano, 17 giugno 2023)

SPOSI, UN SÌ PER SEMPRE (Don Claudio Crescimanno)

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IL MATRIMONIO (Card. Leo Burke)

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PATOLOGIE DEL MATRIMONIO (Tommaso Scandroglio)

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CONSIGLI PER FIDANZATI E SPOSI (Roberto Marchesini)

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EDUCARE I FIGLI (Roberto Marchesini)

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SPOSA SOTTOMESSA (Miriano e Palmaro)

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MUORI PER LEI (Miriano e P. Carbone)

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GIOIE DEL MATRIMONIO (Costanza Miriano)

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Premio Viva Maria 2016 per l'indomito coraggio, la non comune capacità comunicativa e la gioiosa testimonianza della bellezza della Fede https://youtu.be/iIG5gnyshzg?feature=shared I CONSIGLI DELLA SPOSA SOTTOMESSA Antifemminista e (forse per questo) molto femminile...

GIOIE DEL MATRIMONIO (Costanza Miriano)

Premio Viva Maria 2016 per l'indomito coraggio, la non comune capacità comunicativa e la gioiosa testimonianza della bellezza della Fede
RIASSUNTO  Le gioie del matrimonio

I CONSIGLI DELLA SPOSA SOTTOMESSA

Antifemminista e (forse per questo) molto femminile

Sabato 17 settembre si è svolto l'8° Giorno del Timone della Toscana. In tale occasione è stato conferito il premio Viva Maria alla scrittrice e giornalista, Costanza Miriano. È sposata e ha quattro figli che ha allattato per un totale di 9 anni consecutivi. È stata giornalista del tg3. Ha corso più volte la maratona ed ha la passione per la cucina, nel senso che stare in cucina è per lei una gran passione. Costanza è stata definita da Giano Colli su BastaBugie "antifemminista e (forse per questo) molto femminile". Il suo primo libro "Sposati e sii sottomessa" è diventato ben presto un best seller in Italia, tanto da avere poi un'edizione in francese, in spagnolo e, recentemente in inglese. In Spagna il libro è anche diventato un caso politico quando il laicismo ha tentato di proibirne la diffusione, in nome ovviamente del "libero pensiero". Infatti in questo libro oscurantista, medioevale, integralista, Costanza ha smontato le tante ricorrenti leggende della vulgata femminista e anti-maschile, cercando di mostrare che la bipartizione tradizionale dei ruoli, all'interno del focolare domestico, non solo non era sbagliata, ma era (ed è) la vera garanzia della "realizzazione" di uomini e donne, e il solo presidio in ordine alla sana educazione della prole. "Sposati e sii sottomessa" invita senza alcuna ambiguità le donne moderne di oggi a tornare alla tradizione riconoscendo il ruolo insostituibile di capo famiglia all'uomo. E riscoprendo il ruolo femminile di fondamentale importanza per la famiglia. Per Costanza, stare sottomessa, vuol dire stare in un ruolo importantissimo poiché è chi sta sotto che regge le sorti della famiglia. Quando Costanza venne la prima volta a Staggia, a presentare il suo libro "Sposati e sii sottomessa" c'era Mario Palmaro che aveva già iniziato il calvario che lo avrebbe condotto a morte prematura.

LE GIOIE DEL MATRIMONIO
Prima di ritirare il premio, quest'anno abbiamo potuto apprezzare la testimonianza di Costanza Miriano che ci ha permesso di apprezzare le gioie del matrimonio. Ha parlato della gioia che si prova nell'entrare in relazione con una persona diversa da noi, anche se per farlo occorre imparare a funzionare con e per l'altro e questo significa impegno e fatica. Questa relazione ci rende simili a Dio, il quale nella Trinità è in un rapporto d'amore fra tre Persone uguali e distinte. La complementarietà che c'è fra uomo e donna è una vera ricchezza per il matrimonio e per i figli. Bisogna imparare a parlare ciascuno il linguaggio dell'altro e sforzarsi di dare fiducia a colui che ci sta accanto. Ad esempio, per una donna è molto importante lamentarsi sfogarsi per ricevere consolazione e rassicurazione dal marito, il quale invece cerca sempre delle soluzioni per risolvere quei problemi di cui la moglie gli parla, ma spesso la moglie gliene parla non perché voglia davvero una soluzione, ma solo per sfogarsi. La donna tende a parlare dando significato all'inclinazione tonale della voce, alle allusioni e ai rimandi, mentre l'uomo intende le parole in modo letterale e solo quello che viene esplicitamente detto. L'aspetto ciclico mensile della donna e l'aspetto ormonale influenzano moltissimo il suo stato d'animo e anche le sue conquiste caratteriali e spirituali per cui ogni volta che ottiene qualcosa è possibile che un calo d'umore o un nervosismo di troppo la facciano scivolare al punto di partenza; l'uomo invece è più lineare e procede per conquiste successive. La donna spesso coglie particolari, aspetti e complessità che l'uomo non coglie e anche se questo è un punto di forza per lei, qualche volta la rendono un po' troppo apprensiva con i figli, i quali, ad una certa età, hanno bisogno che il padre li spinga fuori dal nido senza paura. Questa complementarietà è davvero bella se compresa come ricchezza, anziché come occasione per reciproche recriminazioni.

L'INTIMITÀ CHE SI INSTAURA TRA I CONIUGI
Un'altra gioia del matrimonio è senza dubbio la sessualità e l'intimità che si instaura tra i coniugi. Vivendola continuamente al di fuori del matrimonio, i giovani oggi se ne stancano presto perché è spogliata di mistero e di ricchezza ed è disgiunta da quell'amore vero e totale, che poi è donazione e apertura alla vita, che la rende così unica. Riuscire a viverla solo all'interno del matrimonio è un'avventura bellissima ed esaltante che porta i coniugi a crescere insieme sempre più nell'intesa. Ovviamente tutte le gioie che il matrimonio riserva sono come piantine da innaffiare che non possono crescere senza la nostra cura e senza una vita di grazia. La forza di volontà da sola non basta, ecco perché è così importante il matrimonio cristiano. All'interno del matrimonio non è possibile trovare una rispondenza totale ai nostri desideri e per quanto il coniuge sia amabile comprendiamo presto quanto esso sia imperfetto. Ecco che questa apparente delusione si trasforma in una gioia perché solo così si scopre che l'unico che può davvero colmare i nostri vuoti è il Signore. Solo se i coniugi cercheranno in Lui il totale appagamento, smetteranno di richiederlo l'uno all'altro rimanendo sempre delusi. Ecco perché la famiglia è uno straordinario luogo per imparare ad amare soprattutto Gesù e poi il prossimo anche con i suoi difetti.

LA SOTTOMISSIONE PER AMORE
Anche nell'obbedienza c'è una fantastica occasione di incontro con Dio. Noi donne abbiamo una grande propensione al controllo e alla pretesa. In questo modo non lasciamo l'uomo libero di esprimersi per quello che è, con i suoi tempi e i suoi modi. Tutta la serenità della casa dipende dall'impegno della donna di pretendere un po' meno, dire qualche sì in più e avere un pregiudizio positivo nei confronti dell'uomo che gli sta accanto. In questo sforzo il Signore ci ricompensa in modo generoso e bellissimo e ci dona la possibilità di avere un rapporto vivo con Lui per ricevere il Suo aiuto. La tentazione dell'uomo invece è l'egoismo, cioè di non voler morire per la sua famiglia, non prendersi le responsabilità e non impegnarsi, cercando tutte le scappatoie possibili per togliere le difficoltà. Ecco perché noi donne, che siamo chiamate ad educare, siamo tentate di pretendere di più da lui. Ma è davvero solo quando si smette di esigere e si dà spazio all'uomo che egli inizia a proporre, prendere iniziative, essere generoso e creativo. Mettendo in pratica i consigli di Costanza Miriano, si può davvero raggiungere la gioia all'interno della famiglia, principale luogo dove donne e uomini possono trovare la loro piena realizzazione e quindi la felicità. Al termine il direttore del Timone, Riccardo Cascioli ha consegnato a Costanza Miriano, il prestigioso premio "Viva Maria!" simbolicamente rappresentato da una perfetta riproduzione della Vergine del Conforto conservata ad Arezzo.

ARTICOLO (di Costanza Miriano)   A Staggia Senese c'è un'epidemia di felicità
Quando ti fidi del Signore succedono cose grosse

A Staggia Senese c'è un'epidemia di felicità. Non si riesce ad arginarla. E aumenta, pure. Perché continuano a nascere bambini da genitori infetti, è difficile pensare che possano guarire. A Staggia Senese, poi, c'è anche un prete che fa il prete. Davvero. Come diciamo tra amici, un prete che ci crede, uno cattolico. Ecco, io non so quanto mettere in connessione queste due informazioni. Penso parecchio, sinceramente. Perché ho sperimentato che quando c'è qualcuno che comincia a dare la sua vita seriamente, il bene si irraggia. È diffusivo. Il Signore parte da un sì detto seriamente, con tutto il cuore – magari un cuore sgangherato, fragile, incostante, pieno di domande, ma che ha detto sì con tutto se stesso – e non si lascia certo battere in generosità. Parte da un sì totale, e fa nascere opere miracolose, gigantesche, ciclopiche. Pensiamo ai sì di Benedetto da Norcia, a quello di Teresa d'Avila, Caterina da Siena. Gente che ha cambiato il corso della storia. Non so cosa farà il Signore del sì di don Stefano. Per ora quello che ho visto è che tante altre persone dietro a lui, prima alcune poi molte altre, hanno cominciato a scommettere tutto su Gesù. Ma proprio tutto.

IL GIORNO DEL TIMONE DELLA TOSCANA
La giornata del Timone alla quale sono stata invitata (e premiata) ha mostrato chiaramente come chi ha fede fa le cose in modo meraviglioso: la crisi della nostra civiltà e la crisi economica sono infatti innanzitutto crisi di fede (io dico sempre che il gesto più ecologico che possiamo fare è pregare: dalla preghiera discende tutto). L'organizzazione e l'efficienza della parrocchia sono state davvero impressionanti. Ognuno dei collaboratori aveva un compito pianificato e specificato nei particolari (lo schemino nella tasca di Don Stefano era un po' allarmante nella sua teutonica precisione: c'era persino scritto chi doveva spostare cosa in caso di pioggia), e tutto è stato fatto a regola d'arte, a cominciare da un pranzo degno di un ristorante a non so quante stelle, caldo al punto giusto, non scotto non freddo non salato non sciapo (come si fa che io vado in crisi quando un figlio torna prima, uno dopo?). La scuola parentale che ho potuto visitare mi ha fatto venir voglia di chiedere il trasferimento e traslocare in Toscana, solo per poter permettere ai nostri figli di avere il meglio del meglio a scuola. Ma vorrei soffermarmi su un altro fatto, e cioè che ci sono molte, davvero molte donne, che hanno deciso di lasciare il lavoro e mettersi a fare le mogli e le mamme a tempo pieno. Non voglio dire con questo che segue il Signore solo una donna che non lavora (tanto lo so che qualcuno la leggerà così), perché io sarei la prima a non rientrare nel canone. Voglio dire che segue il Signore chi non decide come se la sua vita fosse sua, e quindi la consegna, perché neppure il tempo è nostro. Queste donne, incoraggiate da don Stefano, che ha una moltitudine di figli spirituali (ho visto la sua agenda con gli appuntamenti per i colloqui e mi chiedo come sopravviva), hanno deciso che il tempo per le relazioni, prima di tutto la famiglia, era più importante di tutto il resto. E si sono buttate. C'è quella che ha quattro figli piccoli, e quella che non ne ha, quella che ne ha uno malato particolarmente bisognoso di cure, quella che li ha grandi. In comune, la decisione ferma di non dare via il proprio tempo solo in cambio di denaro, perché di denaro forse ne serve meno di quanto pensiamo.

L'IDOLO DEL LAVORO A TUTTI I COSTI
La prima obiezione che a tutte noi verrebbe, anzi, viene, è: la nostra famiglia non se lo può permettere. Io ho provato a fare questo esercizio, con don Stefano, a cena. Eravamo ospiti di una meravigliosa coppia che i figli non li ha avuti, ma lei ha lo stesso deciso di lasciare il lavoro per avere più tempo per la famiglia (una coppia aperta alla vita E' una famiglia), per gli amici, le persone bisognose, la casa, la parrocchia. Raccontava che è rinata da quando ha fatto questo salto nel vuoto, perché di salto si tratta. Rinunci a uno stipendio fisso e sicuro. Devi fare delle scelte diverse. Devi fidarti. Devi rinunciare a tenere tutto sotto controllo. Parlando con loro e analizzando tutte le voci di spesa, mi era sempre più chiaro che io considero necessario e imprescindibile ciò che forse non lo è. Se i soldi si dimezzano si adotta tutto un altro stile di vita: forse, che so, non si va più al bar, la merenda si prepara solo a casa, i vestiti sono un po' di meno, magari l'abbonamento a Sky non appare più indispensabile, le vacanze sono molto più sobrie. Però si acquista una libertà incredibile: la libertà di esserci quando c'è bisogno di noi. Viviamo immersi in uno stile di vita che ci induce a consumare sicuramente molto oltre il necessario, oltre il minimo indispensabile sicuramente. Chissà, forse ci possiamo fare qualche domanda in più. A cosa ci stiamo dedicando? Là dove è il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore. Vale la pena correre come matte dalla mattina alla sera, chiedendo a qualcun altro di custodire i nostri tesori più cari? Io guardando i visi di quelle spose e madri contente, allegre, non continuamente in lotta con l'orologio, col tempo che non basta, coi sensi di colpa, ho visto dei visi allegri e senza rimpianti.

MAI METTERE LIMITI ALLA DIVINA PROVVIDENZA
Credo che la questione sia molto complessa, e credo che le variabili siano moltissime: quali sono le spese fisse (un mutuo?), quale lo stipendio dell'uomo, quale l'orario di assenza da casa e anche che tipo di contributo ci permette di dare al regno dei cieli in terra il nostro lavoro, quale l'età dei figli. Ma ho visto un don Stefano convintissimo nell'incoraggiare la scelta di rimanere a casa (a ogni figlio la parrocchia regala 2000 euro alla nascita!), e ho visto felici quelle che si sono fidate di lui. Gli uomini, dice il don, all'inizio hanno paura, preoccupati come sono dell'aspetto economico, ma se la donna è capace di far capire loro che per lei è importante, che ne ha bisogno, che sarà una scelta per il bene di tutta la famiglia, dell'unione, lui si butta. Sarebbe bello che noi donne per prime cominciassimo a riconsiderare il dogma del lavoro. Non è indiscutibile come un dogma. È una possibilità. Sarebbe bello, lo dico sempre, per esempio che a noi donne venisse data la possibilità di stare a casa negli anni dei figli piccoli, e poi di lavorare quando a casa se la cavano alla grande senza di noi. Magari mettendo a disposizione di altri quello che abbiamo imparato facendo le mamme (gestire guerre nucleari, guidare carrarmati stirando, paracadutarci nella giungla perché chi è sopravvissuto alle coliche notturne è pronto a qualsiasi privazione). Insomma, il discorso aprirebbe finestre infinite. Io volevo solo dire che forse non è tutto così scontato e ovvio e inevitabile come il pensiero unico ci vuol far credere. E che quando qualcuno si fida del Signore, succedono cose grosse. Se le temete, state alla larga dalla parrocchia di Staggia.

 
Costanza Miriano Fonte: Blog di Costanza Miriano, 25 ottobre 2016
VIDEO  Bonus bebè parrocchiale a Staggia Senese

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RIASSUNTO  Sposala e muori per lei

GLI INSOSTITUIBILI RUOLI DI PADRE E DI MADRE

La giornalista del Tg3 propone una visione al contempo antifemminista e molto femminile

 

Venerdì 9 novembre 2012, alla 56° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese, Costanza Miriano, giornalista del Tg3, ha presentato il suo nuovo libro "Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura", seguito del grande successo "Sposati e sii sottomessa". Finalmente una persona capace di ridare positività al matrimonio, di dare una scossa al mondo contemporaneo in cui ormai spadroneggiano soltanto frasi del tipo "il matrimonio è la tomba dell'amore", o, "abbiamo divorziato per incompatibilità di carattere", come se esistessero un uomo e una donna perfettamente compatibili.
Costanza, con molta semplicità, mostra come uomini e donne siano diversi ma complementari e come all'interno del matrimonio si possa giungere alla felicità. Basta impegnarsi: ad esempio noi donne possiamo sforzarci di abbandonare la nostra tendenza all'ipercontrollo e al dominio che mette in crisi l'uomo, e l'uomo deve impegnarsi a lasciare il suo egoismo che lo attrae verso le comodità, piuttosto che renderlo pronto a dare la vita per la moglie e la famiglia.
Ad introdurre la serata era presente Padre Giorgio Carbone, docente di bioetica e teologia morale alla Facoltà di Teologia dell'Emilia-Romagna e direttore delle Edizioni Studio Domenicano, il quale ha spiegato molto bene le cause che stanno all'origine della crisi del matrimonio.
Una prima causa è la convinzione acriticamente accettata che siamo frutto del caso: l'amore viene spesso chiamato colpo di fulmine o cotta, come se fosse il risultato di un incontro fortuito. Se il motivo dell'amore è soltanto casuale, l'amore non avrebbe senso, quindi neanche il matrimonio ne avrebbe. L'essere umano infatti non può vivere senza un senso; tutto il nostro intelletto è predisposto all'atto del pensare, che significa mettere in relazione le realtà esistenti. Ma se l'incontro con la persona che amiamo è avvenuto a caso, vivremo tutta la nostra vita a caso, compreso l'eventuale matrimonio. Vivendo a caso non si riuscirà mai a sopportare il dolore, quindi neppure le sofferenze che inevitabilmente ci saranno, anche con il coniuge. Se invece consideriamo l'amore come frutto di un progetto, tutta la nostra vita cercherà di esservi in sintonia e vivremo le difficoltà con il coniuge dandovi un senso e riuscendo così a superarle.
È chiaro che se consideriamo il matrimonio come frutto del caso, crederemo anche che dopo il matrimonio c'è il nulla e vivremo tutta la nostra vita come se andasse verso il nulla; mentre se consideriamo il matrimonio una meta verso la pienezza e la felicità eterne, questa pienezza sarà già ora presente fra gli sposi.
Un terzo dilemma, cioè una questione che ammette solo due soluzioni contrapposte, riguarda se ciò che conta all'interno del matrimonio sia solo ciò che è misurabile, cioè visibile, o anche l'invisibile. Nel primo caso dovremmo essere pronti ad esplorare tutta la realtà che ci circonda per dimostrare che l'invisibile non esiste e ciò sarebbe possibile solo ad un essere onnisciente. Ma se crediamo anche in ciò che non è visibile e misurabile, siamo pronti ad accettare perfino qualcosa che ci supera: il mistero. Infatti, non conosciamo con chiarezza il progetto ultimo della nostra vita matrimoniale, siamo insufficienti a dare delle risposte, ma l'unica ipotesi ragionevole è quella di fidarsi di un disegno superiore alle nostre capacità percettive e intellettive. È come nel caso di un incendio di un palazzo molto alto; un uomo è rimasto intrappolato al quarto piano e guardando giù dalla finestra non vede nient'altro che il fumo, ma sente una voce che gli grida: "C'è il telone, buttati!" Saranno davvero i pompieri? E ci sarà davvero il telone? In quel caso buttarsi non è facile, né è la condizione più comoda, ma è l'unica possibilità ragionevole. Allo stesso modo Dio ci chiede di fidarsi di Lui. Egli ci ha creati donando un senso alla nostra vita e quindi anche il matrimonio è regolato da un progetto che Lui ha su di noi. Non è facile, come nel caso dell'incendio, ma è l'unica via ragionevole. Il nostro telone è la Rivelazione di Dio: in tutta la Sacra Scrittura Dio ci parla dell'amore fra un uomo e una donna. Nella Genesi la complementarietà fra uomo e donna è il riflesso dell'amore trinitario; nell'Apocalisse le nozze tra Cristo e la Chiesa, sua sposa, prefigurano la pienezza dell'amore che sarà solo in Paradiso.
L'altro fattore di crisi del matrimonio è l'interscambiabilità dei ruoli fra maschio e femmina e poi fra papà e mamma. Ciò è la risultanza delle teorie del genere, nate negli anni '60, che mirano all'abolizione delle differenze di sesso, anche quelle più evidenti, come quelle biologiche, somatiche e genetiche, in favore di una scelta libera. Sostengono che il sesso deve poter essere scelto dall'individuo esattamente come si sceglie di che colore vestirsi. E così si deve poter scegliere il proprio orientamento sessuale, etero, omo, transessuale, o addirittura tutti e tre nel corso di una sola vita… Ecco perché questa teoria non riconosce la specificità dell'essere maschio e femmina, che pur è evidente anche nei comportamenti dei bambini molto piccoli. Mira all'abolizione dei ruoli all'interno del matrimonio, dei termini come mamma e papà, da sostituire con genitore 1 e genitore 2, dato anche che i genitori potrebbero essere dello stesso sesso. Lo scopo ultimo è la disgregazione della famiglia, all'interno della quale si trasmettono dei valori, si dona protezione e si impara a tessere relazioni, perché si sa che un individuo "atomizzato", cioè che vive da solo senza relazioni significative e quindi incapace di relazionarsi è più facilmente predisposto alla manipolazione. Tale modo di pensare è inoltre appoggiato anche da certe multinazionali per scopi puramente commerciali: è studiato che 100 single consumano molto di più di 100 persone che compongono 60 famiglie. Verranno acquistate infatti 100 case, 100 frigoriferi, 100 lavatrici ecc. anziché solo 60.
Scardinare questa ideologia che si sta insinuando nel mondo moderno, è possibile: parola di Costanza Miriano. Non dobbiamo far altro, sostiene l'autrice del libro presentato a Staggia, che riscoprire le differenze fra maschio e femmina e smettere di considerarle un limite perché invece sono una vera ricchezza. Ci donano la possibilità di creare una realtà ben ordinata: la famiglia, all'interno della quale educare dei figli all'amore. Se prendiamo atto di queste differenze saremo più capaci di smussarle e venirci incontro. La donna imparerà che non sposa un uomo per poi formattarlo a suo piacimento, ma per accettarlo ed accoglierlo con i suoi atteggiamenti tipicamente maschili. Così l'uomo capirà che deve essere una guida amorevole e sicura per la sua donna che ha bisogno di protezione e certezze. Egli è il più idoneo a prendere le decisioni con lucidità perché meno impulsivo e più calcolatore, così sarà suo il ruolo di capofamiglia, una responsabilità che lo renderebbe davvero virile, da cui l'uomo moderno fugge, perché implica il sacrificio della propria vita. Costanza mostra nel suo libro come sia un compito della donna quello di tirar fuori dall'uomo questa sua virilità, facendolo sentire accolto, dandogli spazio e fiducia, perché è tipica delle donne la capacità di adattarsi, portare su di sé pesi e plasmare con pazienza.
Con la Grazia di Dio noi sposi cristiani possiamo mostrare la bellezza del matrimonio e la gioia che ne può scaturire, seppure in mezzo alle difficoltà normali della vita. Con un po' di impegno il matrimonio può trasformarsi da tomba dell'amore al rifiorire dell'amore, che con l'unione stabile del sacramento viene ogni giorno alimentato e raggiunge le vette più alte.

VIDEO  Intervista a Costanza Miriano su Tg3Web

LA BELLEZZA DEL MATRIMONIO E' SCRITTA NEL CUORE DI OGNI UOMO E DI OGNI DONNA

 

ARTICOLO  Suggerimenti alle mogli su come rendere virile il proprio uomo
Intervista a Costanza Miriano: "la virilità è la capacità dell'uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati"
 

I libri di Costanza Miriano non sono un consiglio ma un augurio. Spesso gli amici mi chiedono di consigliare loro quello che definiscono un "buon libro", mettendomi in imbarazzo perché ognuno ha i suoi gusti e i miei non sono esattamente quelli correnti: non leggo gialli né sfumature né amici di Fabio Fazio. Ma quando ho la ventura di incappare in un "libro buono" (cambiando posizione all'aggettivo cambia tutto, fateci caso) non mi limito a suggerirlo pacatamente e mi spingo fino ad augurarlo di cuore. Auguro a tutti i lettori, uomini e donne, di leggere "Sposala e muori per lei" (Sonzogno). E di incontrare persone che lo abbiano letto: sono pagine di una saggezza e di una dolcezza contagiose e chiunque, in un mondo infestato da saccenti-competitivi, vorrebbe avere al proprio fianco qualcuno che sia al contempo saggio e dolce. Intervistare l'autrice, manco a dirlo, è un piacere. IL TITOLO DEL LIBRO LO FA SUPPORRE DEDICATO AGLI UOMINI MA NON TEMI CHE ALLA FINE SARÀ LETTO SOLO DALLE DONNE? A NOI MASCHIETTI L'ESALTAZIONE DEL MATRIMONIO TURBA. Agli uomini non piace parlare di sentimenti. Sono concreti, parlano per comunicare informazioni, non per discettare, sfogarsi o spaccare il capello come facciamo noi. Io vi amo proprio per questo. Ma che agli uomini non interessi l'amore eterno non lo credo. Se la donna rende lo stare vicino a lei un paradiso l'uomo non se ne stanca mai. ANCHE PER QUESTO SECONDO LIBRO HAI SCELTO COME TITOLISTA SAN PAOLO, MA PERFINO LE CATTOLICHE PIÙ PRATICANTI NON NE VOGLIONO SAPERE DELLA LETTERA AGLI EFESINI E DEL SUO INVITO ALLA SOTTOMISSIONE FEMMINILE. San Paolo lo capisce solo chi capisce il battesimo, che è sostanzialmente far morire la nostra umanità per far agire la grazia, farsi piccoli, lasciarsi trasformare da Dio. È il mistero grande di Cristo che muore per la Chiesa. Perché doveva morire anziché venire comodo comodo, su un trono scintillante? Se uno non capisce questo non capisce niente di san Paolo e si offende a sentir parlare di sottomissione. COSA RISPONDI A CHI, IGNORANTE DI ANTICO TESTAMENTO, TI ACCUSA DI UNA VISIONE CORANICA DELLA DONNA? Confesso: non so quasi niente del Corano, e non mi interessa. Se però ti riferisci a una donna priva di libertà dico che la differenza sta proprio nella libertà. La Verità vi farà liberi. La Bibbia ci dice la verità su di noi. La verità della donna è che è bello per lei scegliere di obbedire a qualcuno che stima, quando appunto è una scelta. La pacifica, la rende felice. E l'uomo a cui lei obbedisce, poi, dà la vita per lei. Non c'entra niente con la logica di chi comanda: è un fare a gara nello spendersi. IL LIBRO PRECEDENTE ("SPOSATI E SII SOTTOMESSA", VALLECCHI) PIÙ CHE UNA QUESTIONE DI COPIE È STATA UNA QUESTIONE DI COPPIE. E' VERO CHE HA SALVATO MATRIMONI? E' vero, diverse persone mi hanno scritto che il loro matrimonio ha cambiato marcia. Quando la donna si arrende cade la barriera del sospetto reciproco e si entra in una dinamica tutta nuova. Ci sono donne che avevano portato le carte dall'avvocato e poi leggendo il mio libro hanno fermato tutto. E COL NUOVO LIBRO QUALI RISULTATI SPERI DI OTTENERE? Mi piacerebbe che le donne convinte dal primo a essere accoglienti riescano a dire ai propri uomini come essere virili. Siccome gli uomini non ascoltano i predicozzi delle donne, c'è solo un modo per far arrivare il messaggio: mostrarsi belle, lasciarsi inseguire con la propria bellezza. Per gli uomini stare vicino a noi dev'essere piacevole e così, senza richieste, prediche, musi, scenate, si compiranno i nostri desideri. Anche se il come e il quando non possiamo deciderlo noi perché non siamo noi gli arbitri della realtà. C'È UN CAPITOLO INTITOLATO "COS'È DAVVERO LA VIRILITÀ". AL LETTORE MASCHIO, OVVIAMENTE INTERESSATISSIMO ALL'ARGOMENTO, PUOI SINTETIZZARLO IN DUE RIGHE? La virilità è la capacità che deve avere l'uomo di prendere su di sé i colpi della vita, a difesa di coloro che gli sono affidati. È la capacità di morire a sé stesso per far vivere gli altri. Il massimo della virilità è Gesù. NEL LIBRO PARLI DELLE "PERSONE CHE TENGONO LA MAGLIETTA MACCHIATA PER STARE IN CASA, INVECE DI RISERVARE AL MARITO, ALLA MOGLIE, LA PARTE MIGLIORE DI SÉ". E' UNA CRITICA ALLA SCIATTERIA? Sì, sono una profonda sostenitrice della cattolicità del reggicalze. PUOI RIASSUMERE LA TUA IDEA DI "AMORE ACCOGLIENTE" CHE TANTO MI PIACE? COME DEV'ESSERE L'AMORE DELLA DONNA? La donna deve prima di tutto resistere alla tentazione di dire all'uomo come deve essere. Non deve fare la maestrina, criticarlo o cercare di formattarlo. Deve lealmente fidarsi di lui e del suo sguardo virile sul mondo. E se proprio vuole fargli arrivare un messaggio deve trovare il modo di parlare con la vita, e di essere talmente dolce e sorridente e solida (non una bambina che fa i capricci o mette i musi) da far venire all'uomo la voglia di seguirla.

 
Camillo Langone
Fonte: BastaBugie.it

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RIASSUNTO (1)  Sposati e sii sottomessa

COSTANZA MIRIANO A STAGGIA

La riscoperta dei ruoli maschile e femminile fa bene al rapporto di coppia

 

Il Centro Culturale "Amici del Timone" in collaborazione con l'Associazione "Scienza & Vita" di Siena ha organizzato il 21 ottobre 2011 un incontro dal titolo "Sposati e sii sottomessa: pratica estrema per donne senza paura".
Era presente l'autrice del libro (recensito anche su l'Osservatore Romano): Costanza Miriano, giornalista del Tg3. Ha presentato la serata Mario Palmaro, docente di bioetica all'Università Europea di Roma e conduttore della trasmissione "Incontri con la Bioetica" a Radio Maria.
La conferenza, veramente di grande interesse, ha riguardato la tematica della vita matrimoniale. Le donne del duemila si debbono riappropriare della loro vocazione all'accoglienza della vita, quella che viene dal loro essere morbide, capaci di ricucire i rapporti, di fare spazio, di intessere relazioni, di tirare fuori da tutti il meglio. Devono mettere questo loro genio femminile in cima alle priorità: è un programma di lealtà, dedizione, dolcezza.
Ma chi è Costanza Miriano? Costanza è nata a Perugia e vive a Roma. È sposata, sottomessa (almeno così le piace dire) e ha quattro figli. Si definisce cattolica e quasi sempre di buonumore. È giornalista al tg3. Nella parte finale del libro, ringrazia Dio, i pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la Chiesa cattolica, il marito, i figli, i molti amici. Il suo libro è composto da 11 lettere inviate a 9 amiche e a 2 amici in cui, in modo molto accessibile e con un linguaggio davvero accattivante e femminile, si smontano le tante ricorrenti leggende della vulgata femminista e anti-maschile, cercando di mostrare che la bipartizione tradizionale dei ruoli, all'interno del focolare domestico, non solo non era sbagliata, ma era (ed è) la vera garanzia della "realizzazione" di uomini e donne, e il solo presidio in ordine alla sana educazione della prole. La Miriano invita senza alcuna ambiguità le donne moderne di oggi a tornare alla tradizione riconoscendo il ruolo insostituibile di capo famiglia all'uomo. E riscoprendo il ruolo femminile di fondamentale importanza per la famiglia. Per Costanza, stare sottomessa, vuol dire stare in un ruolo importantissimo poiché è chi sta sotto che regge le sorti della famiglia. Pronunciare la parola sottomissione al giorno d'oggi fa paura e desta subito risentimento. Eppure stare sottomessi alla persona che si ama è la cosa più bella che esista! Dopo il '68 questa pare una bestemmia, ma è la pura realtà. Chi segue lo slogan "né padri, né padroni" finisce per avere mille padroni (nessuno dei quali gli vuol davvero bene!).
Del resto si possono fare vari esempi di sottomissione volontaria. Se si va in tandem, non si può guidare il manubrio in due. Se si gioca in una squadra di calcio non si possono avere due allenatori, ma uno solo e i giocatori stanno sottomessi alle sue direttive Se siamo in un ufficio non ci possono essere due capoufficio. Se si è su una nave non ci possono essere due capitani. Insomma… perché stupirsi che in famiglia le decisioni in ultima analisi le debba prendere il marito? E' per lui una responsabilità, mica un piacere. L'allenatore è il primo che viene esonerato se la squadra va male, perché gli si imputa la responsabilità… E' questione di logica, non è necessaria la fede per capire questo! Inoltre molte sono le donne che sognano un marito che le sappia guidare (e spesso infatti si lamentano dell'indecisione del marito o del suo disimpegno o apatia nelle questioni familiari). Invece sempre più spesso i mariti con un "fai come ti pare" scaricano le loro responsabilità sulle mogli e dove i mariti non si assumono le proprie responsabilità, anche l'educazione dei figli ne risente gravemente.
Ovviamente tutto questo non esclude, anzi implica necessariamente, che all'interno della coppia ci debba essere dialogo e che il marito tenga in considerazione ciò che gli dice la moglie. Nelle culture non cristiane la sottomissione della donna significa toglierle la dignità umana. Invece nel cristianesimo è ben chiaro che la dignità è la stessa per ogni essere umano: uomo o donna, adulto o bambino, appartenente a qualunque fascia sociale o etnica. Questa uguaglianza di dignità, però, non significa uguaglianza di compiti… essendo l'uomo diverso dalla donna. Non si tratta di superiorità, ma di diversità.
In una intervista su Rai Uno a Costanza Miriano è stato chiesto quali critiche aveva ricevuto il libro e lei, con candore, ha fatto notare che le critiche sono venute esclusivamente da chi si è fermato solo al titolo del libro. Tra coloro che avevano letto il libro nessuno aveva trovato motivi per criticare le pur forti affermazioni della giornalista.
Io stessa, essendo donna, medico, moglie e madre di due bambine devo dire che il libro "Sposati e sii sottomessa" mi ha da prima incuriosito, poi l'ho letto con avidità e successivamente sono spesso ritornata a consultarlo per gli ottimi consigli pratici. Non resta quindi che procurarsi una copia del bestseller del 2011 che merita davvero di essere letto (…e regalato!).

RIASSUNTO (2)  Il libro best seller del 2011
Pratica estrema per donne senza paura

 

Il 21 ottobre 2011 al Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese è stato affrontato, in un modo davvero sconvolgente al giorno d'oggi il tema del ruolo della donna all'interno della famiglia come sposa e madre. A presentare l'incontro è stato Mario Palmaro, presidente del comitato "Verità e Vita", docente di Filosofia del Diritto all'Università Europea di Roma, conduce su Radio Maria la trasmissione "Incontri con la Bioetica", fa parte della redazione del Timone.
Bellissimo l'intervento di Costanza Miriano, giornalista del tg3, quarantenne madre di 4 figli, che a proposito del matrimonio ha scritto un libro dal titolo inequivocabile "Sposati e sii sottomessa: pratica estrema per donne senza paura". Titolo solo in apparenza provocatorio perché, come dichiarato dall'autrice stessa, la sua intenzione non è quella di suscitare l'attenzione parlando poi di altro, ma di dire esattamente ciò che dice il titolo e cioè spiegare che stare sottomessi è bello. La sua genuinità e spontaneità nel portare avanti delle tesi così forti sono disarmanti e mostrano come ella viva realmente le parole che esprime.
La sottomissione, che la donna compie nei confronti dell'uomo che lei stessa ha scelto, per amore, di avere al proprio fianco per tutta la vita, è una sottomissione libera e volontaria, spiega la Miriano.
Non ha niente a che fare con la schiavitù e non significa che la donna debba avere nei confronti dell'uomo minori diritti, come accade in altre culture come ad esempio quella islamica. Si tratta di stessa dignità ma di ruoli diversi e complementari. La parola sottomissione evoca nella mente di ciascuno di noi immagini negative, forse soprattutto nella mente di quelle donne che in passato la sottomissione al marito non potevano sceglierla ma era l'unica strada possibile per loro.
Forse a volte, in passato, alcune donne sono state obbligate a fare da serve, ora invece noi possiamo decidere di servire per amore e di rispondere liberamente alla nostra chiamata. Come afferma la Miriano nel suo libro, il meccanismo del dominio, che è una perversione del rapporto uomo-donna non si vince con la logica dell'emancipazione propagandata dalle istanze femministe, che a ben vedere è la stessa logica del dominio, una specie di vendetta. Se ne esce invece con la logica della mansuetudine. La reazione del femminismo alle ingiustizie nei confronti delle donne, continua la Miriano, è andato troppo oltre; è stata un'esplosione dell'esigenza di sentirsi amate, capite, valorizzate, ma ha preso la strada sbagliata, dando un'idea distorta di parità, portando le donne a dimenticarsi chi sono e a dover fare un doppio lavoro: fuori casa come un uomo e in casa come una donna. Il femminismo, sostiene Mario Palmaro (che ha introdotto l'intervento della Miriano), non ha più niente da dire perché ha ingannato le donne. Si è proposto il raggiungimento di una liberazione dall'uomo sganciandosi dal ruolo di moglie e di madre e proponendo alle donne di abbracciare il modello maschile. Le femministe hanno deciso di imitare anche ciò che andava corretto nell'uomo. Per quanto una donna possa negarlo, la sua identità è profondamente diversa da quella dell'uomo e il suo istinto materno si esprime in tutto ciò che fa, non solo in quelle donne che hanno avuto fisicamente dei figli.
Per quanto riguarda la famiglia, Palmaro ha spiegato che è come una squadra di calcio: c'è un solo allenatore che decide dove posizionare i giocatori. Ogni giocatore ha il suo ruolo ben definito e metterebbe a rischio il risultato della partita quel portiere che decidesse di fare l'attaccante o quell'attaccante che volesse pensare alla difesa della sua porta. Ci sono regole molto ferree che tutti devono rispettare standovi sottomessi. Oppure si potrebbe paragonare ad un'azienda che è vincente solo se tutti stanno al proprio posto e obbediscono al capo. I dipendenti sanno che ogni decisione ultima verrà presa esclusivamente dal capo eppure si sottomettono a questa realtà per il bene dell'azienda.
La crisi odierna del matrimonio nasce dal fatto che l'uomo e la donna non assolvono più ai loro compiti perché il relativismo ha lentamente ma efficacemente trasmesso il messaggio secondo cui i ruoli non devono più esistere.
San Paolo nel Vangelo conferisce all'uomo il ruolo di guida, protezione, mentre alla donna quello paziente dell'accoglienza. Se l'uomo esercita il comando che Dio gli assegna con l'amore che Cristo ha verso la Chiesa, pronto a morire per Lei, non potrà mai essere un marito prevaricatore, arbitrario, tiranno. La terribile malattia è, da sempre, pensare che un ministero o un ruolo di comando non sia un servizio e una responsabilità, ma una fonte di onnipotenza.
I ruoli dei coniugi all'interno della famiglia non nascono da un accordo convenzionale, ma rispettano le diverse inclinazioni dell'uomo e della donna. Il ruolo dell'uomo nasce dalla sua inclinazione alla guida, al comando, a fare calcoli e prendere decisioni. Il ruolo della donna dalla sua inclinazione ad accogliere e accettare, aiutando ciascuno a tirare fuori la propria identità. Nella società odierna, in cui si vedono uomini effeminati, sempre più dediti a frequentare l'estetista e sempre meno capaci di guidare e prendere decisioni nette, a causa della crisi identitaria in atto, sta proprio alla donna aiutarlo, facendogli riscoprire chi è e di cosa è capace. Il ruolo di comando femminile, a ben guardare, non è possibile, perché ci accorgiamo che le donne al potere, in realtà amministrano il potere con criteri maschili. La donna, se davvero volesse apportare delle novità nei posti di comando, dovrebbe avere il coraggio di farlo alla sua maniera, essendo aperta, disponibile alla comprensione, materna. Ma allora sarebbe una contraddizione in termini, perché il comando presuppone un polso saldo e la capacità di prendere delle decisioni per il bene di ciò che si amministra, anche quando sembrano non troppo democratiche, con una freddezza tipicamente maschile. Anche per gli uomini è stato più comodo negli anni scorsi nascondersi e scomparire dietro la retorica dell'uguaglianza, scrollandosi di dosso la propria responsabilità di guida forte e solida, che poi è ciò che ciascuna donna cerca in un uomo.
Secondo la Miriano, la vera battaglia da combattere per valorizzare le donne non è quella sulle "quote rosa", ma una politica in favore di agevolazioni per tutte quelle donne, che ormai sono la maggioranza, che lavorano ma hanno anche dei figli da accudire. Purtroppo i ritmi lavorativi sono impostati in modo molto rigido, perché strutturati secondo uno schema maschile che non tiene conto delle esigenze di una madre. E, per assurdo, quelle meno comprensive verso le madri lavoratrici sono proprio le altre donne.
Infine la Miriano ci ha ricordato che il matrimonio cristiano è l'unico garantito, perché Gesù sta fra i due coniugi a sostenere la loro unione. Il coniuge, per il cristiano è la propria via di santificazione, colui con il quale si partecipa all'amore di Dio. È sicuramente una scelta, quella di amare una persona e solo quella, per tutta la vita, a cui equivalgono molte rinunce. "Il segreto", scrive la Miriano nel suo libro, "si chiama sacrificio: la fatica non è più un intoppo, ma l'altro nome dell'amore; non è qualcosa che frustra l'amore, ma che lo fa crescere. L'amore non si consuma nella fatica, l'amore cresce." Solo che la parola sacrificio è stata bandita dalla società moderna, dove conta solo l'individuo e ciò che fa stare bene lui, anche a discapito degli altri. E così se ne vedono i risultati.
L'incontro con Costanza Miriano e Mario Palmaro era stato organizzato anche a Siena in collaborazione con Scienza & Vita, Cappella Universitaria e Libreria Catechistica.
La serata che si è svolta a Staggia ha visto la partecipazione di oltre trecento persone in gran parte giovani, tra cui molto coppie, ed ha mostrato quanto sia attuale e urgente il ritrovare le basi del matrimonio: sposarsi è quell'avventura in cui, se si accetta una dottrina forte, come quella cattolica, ci si diverte molto; se si vive seguendo il relativismo c'è poco da ridere.

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La 74° conferenza organizzata dal Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha avuto come titolo "La differenza e la complementarietà dell'educazione al maschile e al femminile". Il relatore è stato lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini, già ospite a Staggia nel 2009. Si occupa in particolare di problematiche familiari, oltre che su "Il Timone" scrive su "La Bussola Quotidiana" e "Studi Cattolici".
Ci ha guidato in un affascinante viaggio per capire come si forma l'identità di genere nel bambino, cioè come egli scopre di essere un maschio o una femmina, attraverso le differenze non biologiche che ci sono tra i due sessi. Il bambino quando nasce per prima cosa deve scoprire la propria identità, cioè di essere una persona umana e questo avviene attraverso le relazioni con le altre persone. Durante questo processo scoprirà anche di essere una persona con un certo sesso caratterizzato da alcuni tratti biologici che divergono evidentemente tra maschio e femmina: le caratteristiche fisiche, quelle ormonali e quelle cromosomiche. Ciò gli fa scoprire la propria identità sessuale. Infine, tra i 5 e i 7 anni, il bambino inizierà a scoprire l'insieme di tutte le differenze non biologiche esistenti tra maschio e femmina, cioè la cosiddetta identità di genere.
Marchesini ha sottolineato che basta entrare in una classe elementare per notare che i bambini e le bambine si comportano naturalmente in modi diversi. I maschi fanno giochi di tipo competitivo, mentre le femmine di tipo cooperativo. I maschi hanno come modelli i supereroi, mentre le bambine le principesse. Nelle scuole in cui maschi e femmine frequentano classi separate, i docenti si sono accorti che anche l'apprendimento avviene in modo differente. I maschi hanno bisogno di banchi molto più profondi delle femmine, perché segnano il territorio occupando tutto lo spazio con le loro cose. Inoltre, occorre loro un intervallo molto più lungo in quanto, al contrario delle femmine, necessitano di una attività fisica per staccare.
Il processo di scoperta della propria identità sessuale e di genere, inizia, ha ripreso Marchesini fin dalla nascita e passa attraverso l'accudimento primario del padre e della madre. Intorno ad 1 anno di età il bambino deve incominciare a staccarsi dalla mamma per andare verso il mondo con il sostegno e la spinta del papà. Come quando il bambino inizia a muovere i primi passi, la mamma deve lasciarlo andare verso il padre, il quale deve tendere le braccia per accoglierlo. Entrambi i genitori giocano un ruolo fondamentale affinché il figlio non abbia delle difficoltà nel processo di crescita. Inoltre per diventare grande il bambino ha bisogno di pensare che i propri genitori ne sappiano di più, che quello che dicono loro è giusto e che loro sono quelli che possono dare un senso alla sua vita. Il “no” serve al bambino per trovare il limite delle cose e ciò è di gran sollievo per lui, il quale è come una persona che si trova in una stanza al buio: essa va a tastoni e prova sollievo solo quando incontra il limite, cioè la parete della stanza.
Per il genitore educare significa soffrire delle proprie responsabilità per il bene del figlio. In caso di assenza (fisica o morale) di uno dei due genitori può accadere che uno di loro si genitorializzi, cioè si metta al posto di uno dei due genitori, caricandosi dei loro problemi. Se il figlio genitorializzato è un maschio, inizierà a pensare che egli non è in grado di fare quello che fanno gli altri, perché non è in grado di risolvere i problemi degli adulti. Se la mamma si sfoga con il proprio figlio delle liti con il padre, il figlio sarà portato a non andare verso il padre perché è colui che fa soffrire la mamma. E se il figlio è un uomo, egli inizierà a pensare che non farà le cose che ha fatto il papà perché fanno soffrire la mamma, identificando tra le cose che la fanno soffrire il matrimonio stesso.
Quando diventiamo grandi iniziamo a comprendere che non sempre i genitori ne sanno più di noi e che anche loro hanno dei limiti proprio come noi. Marchesini ha concluso con una bellissima riflessione, citando l'esempio di due scrittori famosissimi, uno della letteratura tedesca ed uno della letteratura italiana: Kafka e Guareschi. Entrambi sono riusciti a perdonare il proprio padre per gli errori che aveva commesso e ne hanno lasciato traccia nei loro scritti. Qualunque ferita i nostri genitori ci possano aver trasmesso durante il processo educativo, è frutto della loro imperfezione e non della propria colpa. E' molto importante perciò perdonare loro e cancellare ogni loro debito, perché solo il perdono guarisce ogni nostra ferita e ci rende sereni con noi stessi e con gli altri.
Oltre cento persone hanno seguito ed apprezzato la conferenza di Marchesini. Tra questi diversi insegnanti e moltissimi genitori. Visto il grande successo l'incontro è stato pubblicato nel sito internet degli Amici del Timone di Staggia per permetterne la massima diffusione.

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SPOSA SOTTOMESSA (Miriano e Palmaro)

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MUORI PER LEI (Miriano e P. Carbone)

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GIOIE DEL MATRIMONIO (Costanza Miriano)

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CONSIGLI PER FIDANZATI E SPOSI (Roberto Marchesini)

Per ricaricarsi e potersi donare al coniuge occorrono:
1) sport (mariti) / cura di sé (mogli)
2) amicizie maschili (mariti) / amicizie femminili (mogli)
3) interessi (entrambi)
4) spiritualità (entrambi)

RIASSUNTO (1)  E vissero felici e contenti

CONSIGLI PER FIDANZATI E SPOSI

Il matrimonio non è finalizzato alla propria soddisfazione personale, ma è altrettanto sbagliato ritenere che debba obbligare a rinunciare ad ogni tipo di gratificazione

 

Il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha organizzato per venerdì 3 marzo ore 21.00 un incontro dal titolo "E vissero felici e contenti: consigli per fidanzati e sposi". Ospite speciale (per la terza volta a Staggia) Roberto Marchesini, psicologo, che opera come consulente, formatore e terapeuta familiare ed è anche collaboratore di varie testate ("Il Timone", "La Bussola Quotidiana", "Studi Cattolici"), nonché autore di numerosi saggi sul problema del "gender".
Il titolo dell'incontro è in realtà anche quello dell'ultimo libro di Marchesini nel quale ha raccolto i suggerimenti che in vari anni ha elargito alle coppie che si sono rivolte a lui, consigli concreti esposti in maniera seria, ma simpatica.
Si va dal superare il problema dei suoceri, che non fanno parte della coppia (sono presenti anche le giustificazioni bibliche) al giusto spazio da lasciare al coniuge, all'evitare i piccoli attriti quotidiani da cui possono sorgere problemi più gravi. Perché se è vero che il matrimonio non è finalizzato alla propria soddisfazione personale, è altrettanto sbagliato ritenere che debba obbligare a rinunciare ad ogni tipo di gratificazione.
C'era davvero bisogno di un'altra conferenza sul tema del matrimonio dopo ben tre incontri con Costanza Miriano a Staggia? Assolutamente sì, perché la conferenza di Roberto Marchesini avrà tre particolarità, che la rendono imperdibile.
La prima è di inscriversi in un percorso di riscoperta del valore della persona prima ancora che della coppia. Poiché il matrimonio è fatto da due soggetti, ovvero da due soggettività. Ed anche se è vero che l'insieme dei due diviene "un'unica carne", è altrettanto vero che l'individualità non viene mai meno.
Dunque, lo sguardo di Marchesini si rivolge alla consistenza della persona, alla sua autocoscienza, al suo "io", poiché è dalla soggettività che dipende la cura del legame. Poiché il lamento, la commiserazione, la disperazione che i fidanzati e le fidanzate, i mariti o le mogli vivono di fronte ai limiti altrui, sono il segnale di una concezione di sé inadeguata. Non è poi così vero che è impossibile cambiare. È invece vero che bisogna armarsi di buona volontà e lavorare innanzitutto su se stessi, prima che sugli altri: se uno dei coniugi ha atteggiamenti o comportamenti irritanti o indisponenti in misura tale da mettere a rischio il matrimonio, l'altro può contribuire a cambiare. Non certo chiedendo o pretendendo che il coniuge cambi. Non si può cambiare gli altri: è una pretesa, che genera solo rabbia e frustrazione. Ma possiamo tentare di cambiare noi stessi (cosa tutt'altro che facile), dando così indirettamente all'altro la possibilità di cambiare.
La seconda unicità di Marchesini è la continuità con la psicologia tradizionale della Chiesa. Come ha potuto approfondire in vari suoi libri, Roberto Marchesini coniuga senza fratture il lascito della psicologia cristiana, recuperato sia dal Magistero Pontificio sia dalla filosofia tomista, con la pratica psicoterapeutica. Per questo motivo Marchesini attinge sia alle fonti psicologiche, sia al Vangelo, alla Summa Teologica, ai discorsi dei Pontefici. Tutto serve per leggere il dato di realtà, ossia che in un clima culturale caratterizzato da egoismo ed edonismo, il matrimonio diventa esclusivamente un mezzo di soddisfazione personale, di gratificazione emotiva. Dunque il "nuovo" matrimonio, più che fondato sull'amore, è fondato sull'innamoramento. Ma l'innamoramento è solo una fase transitoria, esclusivamente emotiva, che deve lasciare il posto all'amore, duraturo e che coinvolge anche la ragione e la volontà. Bisogna allora imparare ad amare. Secondo san Tommaso d'Aquino amare significa voler bene a qualcuno, non volere che qualcuno ci voglia bene; amare vuol dire volere il bene di un altro, non il proprio. Amare, anzi, significa volere più il bene dell'altro che il proprio. In altre parole, significa sacrificare se stessi per il bene dell'altro. Ci si sposa per dare, perdersi. Se ci si sposa per ricevere, inevitabilmente il matrimonio diventerà una "partita doppia": dare-avere. Altrettanto inevitabilmente verrà il giorno in cui ci si accorgerà di non ricevere quanto si dà, o di non ricevere quanto ci saremmo aspettati nel giorno del nostro matrimonio. In quel momento, il matrimonio basato sulla gratificazione dei propri (legittimi, va pur detto) bisogni affettivi sarà finito.
Il terzo aspetto è la sinteticità. Marchesini è un maestro nella sintesi, un esempio di chiarezza. Nella conferenza a Staggia ha dato nuovi spunti di riflessione ai fidanzati e giovani sposi senza annoiare. La verità non è complicata, perché, di per sé, è lo specchio della natura e niente di ciò che è naturale è complicato. L'amore naturale tra un uomo e una donna è cosa semplice, non richiede chissà quali paraboliche analisi speculative dietro le quali spesso ci si difende.
In conclusione, la conferenza di Marchesini è stata utile per il ragazzino innamorato così come l'adulto "abituato" da anni di matrimonio. Ognuno ha trovato semplici e facili idee che dischiudono una verità chiara ed inconfondibile, valida per qualsiasi tempo e qualsiasi luogo dell'umano, ma che forse oggi siamo chiamati a riscoprire, rivivere e, quindi, testimoniare.

RIASSUNTO (2)  Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia
Il matrimonio non funziona come un'azienda, dove se sono più le uscite delle entrate si rischia il fallimento; nel matrimonio si deve continuare a donare all'altro anche quando non si riceve più

 

Parlare di matrimonio oggi, in una società edonista in cui facciamo solo ciò che ci dà piacere e si butta tutto ciò che invece ci infastidisce ed impedisce la nostra felicità, non è facile. E non è facile farlo nei termini in cui lo fa Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, esperto di problemi e tematiche familiari, ospitato venerdì 3 marzo per la terza volta dal Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese.
Egli scardina senza indugio la visione del matrimonio che dagli anni '70 in poi si è andata diffondendo, soprattutto grazie ai Media, secondo la quale ci si sposa per essere felici e l'altro è lo strumento della nostra felicità. Purtroppo nella realtà dei fatti possiamo constatare che davvero non funziona in questo modo. Questo fomenta soltanto la nostra insoddisfazione perché l'altro non potrà mai soddisfare tutti i nostri bisogni e viceversa. Al contrario di quanto siamo soliti pensare le coppie non si lasciano perché litigano troppo, anzi il 70% delle coppie che si lascia in realtà non litiga.
Si lasciano perché si sono sposate per il motivo sbagliato, alla ricerca di questa felicità.
Il motivo che dovrebbe spingere i giovani a sposarsi è per prendersi cura dell'altro e ricercare la sua felicità anziché la propria. Il matrimonio non dovrebbe essere il culmine dell'innamoramento bensì l'inizio dell'amore, cioè di quella decisione presa con tutta la volontà di amare e quindi sacrificarsi per l'altro. Pensare a noi stessi e ai nostri bisogni non ci rende felici, basti pensare a quanti hanno soldi, successo, carriera ma arrivano a suicidarsi. Non è soltanto il pensiero cattolico a dirlo ma anche filosofi illustri del passato come Aristotele, Platone, Kierkegaard hanno sempre sostenuto che senza l'apertura verso l'altro l'uomo non potrà mai essere felice.
Nella formula che pronunciamo quando celebriamo il matrimonio in chiesa, promettiamo di essere fedeli all'altro sempre, “nella gioia e nel dolore”, cioè non solo quando l'altro sta male ma quando siamo noi in prima persona a stare male e di “amarlo e onorarlo tutti i giorni della mia vita”. Quella che pronunciamo è una promessa solenne, è un impegno grande che ci assumiamo di portare avanti fino alla morte, per sempre. La Chiesa Cattolica ha chiamato il matrimonio sacramento, perché il Sacramentum era il giuramento di fedeltà che facevano i gladiatori allo stato romano. Il matrimonio è questo giuramento che ci permette di dare uno scopo bello e alto alla nostra vita, per non restare chiusi in noi stessi e nella nostra mediocrità. Che lo ammettiamo o no, tutti abbiamo bisogno di obiettivi e sentiamo che c'è una grandezza e una bellezza in questi obiettivi alti che ci attrae. Prendersi cura dell'altro dimenticando noi stessi è un'impresa epica ma è il vero significato dell'amore, come ci ha dimostrato chiaramente Gesù Cristo donando tutto se stesso sulla croce per noi. Dopo questa bella e doverosa premessa, Marchesini, da buon psicoterapeuta ci ha dato anche dei consigli più “spiccioli” e concreti, per cercare di rendere l'aria all'interno della coppia più serena. Innanzitutto, dobbiamo prendere atto delle differenze che sono presenti fra uomo e donna e, con umiltà, accettarle, mentre egoisticamente ci verrebbe voglia di cercare di cambiare l'altro.
Ad esempio, l'uomo è più silenzioso della donna, la quale invece ha più bisogno di parlare. E' inutile stressare un uomo in silenzio pensando che abbia qualche problema, perché in realtà si sta solo rilassando. Così come è inutile chiedere ad una donna di tacere quando ha bisogno di sfogarsi; l'uomo dovrà solo capire che in quel caso non deve trovare alcuna soluzione ma solo ascoltare.
E' tutta questione di imparare a parlare il “linguaggio” dell'altro. Altro consiglio molto utile per affrontare una discussione è quello di chiedersi “Che cosa posso fare io per migliorare la situazione?”, perché puntando continuamente il dito verso l'altro non si fa che alimentare un litigio che non terminerà mai; a volte il coniuge ci rimprovera di aver eseguito male qualche lavoro; chiediamogli con calma dove abbiamo fatto male e ringraziamolo per la correzione, aggiungendo che noi abbiamo fatto del nostro meglio. La nostra mitezza smorzerà il furore, i toni si distenderanno ed impareremo anche a comunicare in modo più proficuo. La miglior difesa, ha spiegato Marchesini, è non difenderci affatto, perché l'altro non è un nostro nemico, bensì l'unico vero amico che abbiamo, il compagno di vita che sarà sempre accanto a noi, quando persino i figli che avranno spiccato il volo nel mondo, non ci saranno. Dire le cose chiaramente e chiedere ciò di cui abbiamo bisogno è un esercizio che soprattutto noi donne dobbiamo fare senza aspettare che il marito intuisca, perché molto difficilmente lo farà. Infine un consiglio anche per quelle situazioni in cui un attaccamento troppo morboso di uno dei due coniugi con la mamma rischia di rovinare il matrimonio: arrabbiarsi e tentare di interrompere questo legame otterrà esattamente l'effetto contrario a quello sperato, cioè un'alleanza fra mamma e figlio/a contro di noi. Molto meglio impegnarsi per renderci più desiderabili e amabili della mamma, lasciando libero il coniuge di scegliere e trattandolo così da adulto; piano piano egli capirà che è molto meglio amare e dedicare del tempo a chi ci ama trattandoci in modo maturo che non a colei che ancora ci tratta in modo infantile.
Il matrimonio, ha poi concluso Marchesini, è un'uscita verso il fuori e non funziona come un'azienda, dove se sono più le uscite delle entrate si rischia il fallimento. Si deve continuare a donare all'altro anche quando non si riceve più. Ciononostante, sarà più facile ricevere se avremo lasciato libero l'altro di riempire il proprio “bicchiere”, dal quale egli attingere l'energia per donarsi a noi. Gli uomini hanno bisogno di sport e amicizie maschili mentre le donne di cura di sé e di amicizie femminili; entrambi poi necessitano di interessi e spiritualità.
Impegnarsi per riuscire in questa meravigliosa sfida significa realizzarci in modo autentico perché avremo realizzato la nostra vocazione; e con l'aiuto di Dio, dato che questa è la sua volontà su di noi, il successo è garantito.

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