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Il 13 aprile 2018 a Staggia Senese si è svolta l'89° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone". Come ospite abbiamo avuto il piacere di avere per la terza volta lo stimato Prof. Rino Cammilleri che ha parlato di Crociate e Inquisizione. Due parole che richiamano subito alla mente di chi le ascolta scenari terrificanti. Persino gli stessi cattolici si vergognano al solo udirle pronunciare. Il professore ha spiegato i motivi che le hanno generate.
L'Inquisizione è nata per rispondere ad un nemico interno alla cattolicità, cioè le eresie, mentre le Crociate per rispondere ad un nemico esterno, cioè l'islam. Questi due nemici, come possiamo vedere, sono attuali oggi come allora.
LE ERESIE ERANO PERICOLOSE PER TUTTA LA SOCIETÀ
L'Inquisizione non era altro che un tribunale con tanto di giudici che si occupava perlopiù di correggere le idee (eretiche) che erano pericolose non solo per la Chiesa Cattolica, bensì per tutta la società. Basti pensare all'eresia dei catari, i quali, rispondevano in modo semplicistico alla domanda: "Se Dio è buono, perché esiste il male?". I catari sostenevano l'esistenza di un dio buono che ha creato l'anima e di un dio cattivo che ha creato il corpo, nel quale ha imprigionato l'anima. E proponevano come soluzione a questo problema di smettere di procreare. Alcuni non mangiavano neppure la carne perché proveniva da un accoppiamento. Addirittura il suicidio era visto come un ideale da incoraggiare, in quanto permetteva alle anime di essere liberate subito dai corpi. È ovvio che un'eresia del genere avrebbe portato la società all'autodistruzione se si fosse diffusa, per questo anche le autorità laiche ne erano allarmate.
Anche San Francesco D'Assisi contrastava il catarismo ed è proprio in funzione anti catara che scrisse il Cantico delle Creature, una lode alla materia creata da Dio che loro tanto disprezzavano. Da notare che il cantico, ben lungi dall'essere una poesia animalista, non contiene la lode di nessun animale. San Francesco infatti compose il cantico per contrastare un'eresia così pericolosa.
Una società, ha continuato Cammilleri, non può reggersi senza una istituzione che giudichi chi mette in discussione l'autorità oppure mina i fondamenti della società. Nei tribunali moderni, c'è il magistrato "inquirente" che appunto prende il nome dalla parola "inquisizione". In pratica non sarebbe altro che "l'inquisitore", ma usare questa parola è ormai diventata sinonimo di oscurantismo e oppressione e quindi non viene usata. Ma se una società si rifiutasse di avere un tribunale ci sarebbe senz'altro il ben peggiore linciaggio dove la folla si farebbe giustizia da sola, riproponendo il "dagli all'untore" di manzoniana memoria. Per fare un esempio odierno, in Italia abbiamo una legge, la legge Mancino, che punisce i crimini di odio. Questa legge è peggiore di qualunque inquisizione perché la definizione "crimini di odio" è troppo generica e ci può stare dentro di tutto, come dimostra il fatto che ci siano forti pressioni per riconosce come "crimine di odio" il fantomatico "reato" di omofobia che farebbe arrestare i cristiani nel caso che qualcuno si sentisse offeso dal loro modo di pensare (cattolico). E poi non dobbiamo dimenticare i tanti cattolici uccisi in passato dai governi anglosassoni soltanto perché papisti. In realtà non dovremmo dimenticare neppure i tanti cristiani perseguitati di oggi, i quali non sono fatti giudicare da nessun tribunale e non hanno alcuna possibilità di difendersi.
I PROCESSI DELL'INQUISIZIONE E LA SALVEZZA DELL'ANIMA
Non va infine dimenticato che l'Inquisizione è nata per occuparsi soltanto dei cattolici e per la salvezza della loro (e altrui) anima e solo nel caso in cui l'eretico non si pentisse alla fine veniva rilasciato al braccio secolare (il solo autorizzato ad eseguire la pena capitale). Lo scopo degli inquisitori insomma era quello di arrivare alla scoperta della verità e al pentimento dell'errante. I processi dell'Inquisizione inoltre hanno permesso un grande progresso giuridico, introducendo gli avvocati difensori e, soprattutto, gli atti processuali scritti in triplice copia. Il processo scritto impediva sentenze arbitrarie visto che "scripta manent".
Il professore ha poi trattato lo spinoso tema della tortura, presente in epoca medievale anche nei tribunali civili. Questa veniva usata da quelli ecclesiali soltanto in presenza di un medico ed era molto mite, ben lontana dall'attuale immaginario collettivo influenzato da libri e film anticattolici che nulla hanno di storico. Soprattutto era molto più tenue di quella utilizzata dai tribunali civili dell'epoca, per non parlare di come è stata utilizzata dalle feroci dittature del secolo scorso. Comunque la confessione rilasciata sotto tortura dall'Inquisizione doveva venire riconfermata in un secondo momento senza tortura e quindi spesso si assisteva a una ritrattazione. Per questo gli inquisitori la sconsigliavano visto che non portava quasi mai a nulla di processualmente utile.
Cammilleri ha anche fatto notare come nei moderni "Musei della tortura", le datazioni degli strumenti sono successivi al periodo storico in cui era presente l'Inquisizione, mentre i disegni dell'epoca erano inventati di sana pianta dalla propaganda anticattolica.
L'Inquisizione inventa anche la detenzione "in cella" come pena da scontare (il nome deriva infatti dalle celle dove vivevano i monaci) al posto delle pene corporali, le sole usate in quell'epoca dai tribunali civili.
La caccia alle streghe, presente nell'immaginario collettivo, si ritrova principalmente nell'Inquisizione delle nazioni diventate protestanti, mentre i roghi negli stati cattolici furono causate da tribunali corrotti o politicizzati in quanto al servizio del re più che del Papa, come nel caso di Giovanna d'Arco (che infatti fu riabilitata dal Papa pochi anni dopo, alla presenza della madre della santa).
L'EPOPEA DELLE CROCIATE
Il Prof. Cammilleri ha parlato anche alle Crociate, spiegando che furono la risposta ad una richiesta d'aiuto da parte dei principi delle città spadroneggiate dai musulmani invasori. Inoltre furono anche il tentativo di liberare Gerusalemme dall'assedio degli islamici, i quali la rivendicavano adducendo come giustificazione che Maometto vi aveva fatto un viaggio mistico notturno, mentre le città che veramente interessano all'islam sono La Mecca e Medina che hanno visto la presenza storica di Maometto. Invece Gerusalemme, dove si trova il Santo Sepolcro, fin dai primi secoli dopo la morte di Gesù era stata considerata la Città Santa dei cristiani e perciò cristiana per diritto, anche perché l'islam è nato cinque secoli dopo. I principi cristiani cercarono dapprima le vie diplomatiche, perché sapevano che la guerra non sarebbe stata una passeggiata.
Chi per infangare le crociate afferma che i cristiani partivano per la Crociata per motivi economici non considera la realtà, viste le disagevoli condizioni in cui si trovarono i crociati e soprattutto che alcuni morivano e molti al ritorno non trovavano più le loro proprietà. Addirittura alcuni principi perdevano il regno. Basti pensare a Riccardo Cuor di Leone, il quale lasciò in custodia il regno a suo fratello Giovanni Senzaterra il quale glielo usurpò e da allora… non fu più senza terra.
Infine Cammilleri ha fatto notare che le Crociate furono ovviamente armate e questo per necessità. Anche san Francesco quando andò in Terra Santa a convertire il sultano fu scortato dai crociati, altrimenti forse dal sultano ci sarebbe arrivato, però a pezzi: prima la testa e poi il resto del corpo.
A conclusione del suo excursus storico Cammilleri ha fatto notare che sicuramente non è un caso che finché furono presenti i crociati in Terra Santa i musulmani erano impegnati a combatterli in quei luoghi, mentre subito dopo iniziò il loro tentativo di conquista dell'Europa, prima ad Otranto e poi a Lepanto, con la testimonianza dei quattrocento martiri di Otranto nella prima e con l'intervento della Vergine Maria, che scongiurò il peggio, nella seconda.
Le circa duecento persone che hanno riempito la sala della conferenza a Staggia testimoniano che questi temi, cari all'apologetica cristiana, vanno continuamente riproposti per difenderci dalle menzogne che la cultura oggi dominante vorrebbe far passare come verità, facendoci vergognare della gloriosa storia della Chiesa.
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Organizzata dal Centro Culturale "Amici del Timone", si è svolta il 9 novembre a Staggia Senese la 94° conferenza dal titolo "La difesa della cristianità", tenuta dallo storico, ricercatore e docente universitario Massimo Viglione.
In tale occasione egli ha presentato il suo nuovo libro, "La conquista della mela d'oro" e ha spiegato in che modo la cristianità si è dovuta difendere dai continui tentativi di conquista da parte dell'islam. Tutti a scuola hanno imparato che questo scontro ha avuto luogo soltanto fra il XII e XIII secolo con le crociate; in realtà è uno scontro durato undici secoli, cioè dalla morte di Maometto nel 632 d.C, avvenuta in seguito alla sua conquista della Mecca, fino alla battaglia di Vienna del 1683, grazie alla quale è stato scongiurato l'ultimo attacco armato dell'islam all'Europa.
Maometto alla sua morte, avvenuta con la scimitarra in mano, dà il via di fatto alla Jihad, per cui inizia subito la grande conquista degli arabi. Dopo la conquista di Gerusalemme avvenuta nel 637, gli arabi si dividono. Alcuni si dirigono a destra verso Oriente e conquistano la Turchia, L'Afghanistan, l'Iran, la Persia, il Pakistan, fino all'Indonesia. Quelli che si dirigono a sinistra conquistano quasi tutto il Nord Africa e poi entrano in Europa impossessandosi di tutta la Spagna, eccetto le Asturie, quella lingua di terra al nord dove risiedono i popoli baschi e dove non a caso passa il cammino di Santiago. Il popolo dei Visigoti, cristiano, scompare completamente. Gli arabi riescono ad oltrepassare i Pirenei e all'inizio del 700 entrano in Francia dove i Franchi guidati da Carlo Martello riescono a fermarli. Dal Mare prendono la Sardegna, la Corsica, la Sicilia, Bari, la Sabina, Gaeta. Distruggono Montecassino e arrivano a Roma, dove radono al suolo la Basilica di San Paolo. Riescono ad entrare in San Pietro. Persino nel Lago di Garda sembra essere sepolta una nave araba. Quanti morti, quante stragi e quante donne portate via.
LE CROCIATE: LA RISPOSTA CRISTIANA ALL'ISLAM CHE AVANZA La prima risposta cristiana arriva con le Crociate grazie alle quali all'inizio i cristiani riescono a riprendere Gerusalemme. Ma poi ricominciano le sconfitte, fino alla perdita di tutto quello che avevano riconquistato avvenuta nel 1291 con la perdita di San Giovanni D'Acri. I due secoli caratterizzati dalle Crociate cambia per sempre la mentalità dell'uomo europeo che ha una prima grande crisi di coscienza collettiva. Il motto dei crociati era "Deus vult", cioè "Dio lo vuole". Ma se Dio lo vuole, iniziano a chiedersi, perché abbiamo perso tutto? Di fronte a questo interrogativo i Papi (quello vero a Roma e l'antipapa ad Avignone) intervengono con il Concilio di Vienne, dove ribadiscono lo spirito crociato. Qui però viene anche messo in discussione il modo con cui si è attaccato fino a quel momento, basandosi solo sulla forza. Inizia un'organizzazione tattica ragionata. Mentre però rinasce questo spirito crociato, un'evento nuovo cambia ancora le carte in tavola: si affacciano per la prima volta i turchi ottomani, molto più agguerriti e spietati del mondo arabo conosciuto fino ad allora. Il periodo che va dal 1300 fino al 1700, chiamata l'età moderna, è caratterizzato dalle conquiste e dai tentativi di conquista dei Turchi Ottomani, con tutto l'orrore che si sono portati dietro. Tutto questo periodo è stato molto più tragico di quello medievale, eppure a scuola non ci viene insegnato. Di questo Massimo Viglione si è stupito ed è proprio per questo che la sua ricerca è rivolta a questo capitolo di storia così importante per l'Europa, che l'ha segnata così profondamente, eppure così dimenticata. La conquista turca è caratterizzata da tre eventi fondamentali: la conquista di Costantinopoli, la battaglia di Lepanto e quella di Vienna. Gli Ottomani dalla Turchia sbarcano in Romania e decidono di prendere Costantinopoli da dietro e non dal mare; infatti dal mare era imprendibile grazie alla catena fatta costruire dagli imperatori romani per chiudere il Bosforo. Ma Costantinopoli resiste, anche grazie alle sue mura ciclopiche, fra le più grandi del mondo. Così gli Ottomani si dirigono a Nord e conquistano quelle che oggi sono la Bulgaria, la Serbia, il Kossovo. Una volta arrivati in Kossovo l'allarme per l'Europa inizia a diventare fortissimo, se fosse caduta l'Albania anche l'Italia sarebbe stata sotto attacco.
"MAMMA, LI TURCHI" E LA RISPOSTA DEL CONTE DRACULA I contemporanei iniziano a comprendere di dover salvare Costantinopoli e tutta l'Europa. Santa Caterina da Siena scrive per dodici anni in favore della Crociata con lettere indirizzate anche al Papa. Sia il Papa che l'antipapa ad Avignone fanno il possibile organizzando un esercito di 100.000 persone. Così nel 1396 i crociati ripartono per andare a combattere i Turchi. L'esercito è formato perlopiù da francesi che vanno in aiuto agli Ungheresi, i quali sono terrorizzati dall'abitudine dei Turchi di impalare le persone vive. Purtroppo però i francesi non si sono resi conto del pericolo verso cui vanno incontro: ognuno di loro è convinto di vincere la battaglia da solo, cioè sono un gruppo di presuntuosi e smidollati. Così nel primo grande scontro a Nicopoli, nell'alta Romania di oggi, di quei 100.000 uomini non ne rimane vivo nessuno. Incredibilmente in quell'occasione l'Europa si salva grazie al provvidenziale arrivo di Tamerlano, conquistatore discendente di Gengis Khan. Per trenta-quaranta anni la situazione per l'Europa si tranquillizza, ma alla morte di Tamerlano i Turchi riprendono il controllo e ricominciano ad attaccare Costantinopoli. Emanuele VIII e Costantino XI, padre e figlio, imperatori di Costantinopoli chiedono aiuto ai Papi i quali lo accordano loro a patto che questi pongano fine allo scisma e tornino a farsi cattolici. Ciò avviene nella Basilica di Santa Croce a Firenze di fronte ai cattolici e ad una delegazione di ortodossi sostenuta economicamente da Cosimo Dei Medici. Il problema però è che parte del clero rifiuta di riconciliarsi e quindi, nonostante i grandi sforzi del Papa Eugenio III, la Crociata non riparte. Francia e Inghilterra escono dalla guerra dei Cent'anni e non vogliono ricominciare a combattere, mentre gli stati italiani sono tutti in guerra fra di loro. Così gli unici che creano una resistenza ai Turchi sono alcuni eroi solitari, tra cui l'ungherese Vlad III, principe di Valacchia. Noto anche come Vlad l'Impalatore, fu membro dell'Ordine del Drago, fondato per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale dall'invasione musulmana. Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania così come in altre parti d'Europa per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio. Il soprannome di "impalatore" deriva dalla sua pratica di impalare i nemici uccisi per esporli ai confini in modo che fungessero da monito per i musulmani invasori. Costretto da bambino a diventare un giannizzero al servizio del sultano islamico, da grande tornerà in patria per proteggere il suo popolo, ben conoscendo le atrocità dei musulmani. Intorno alla figura di Vlad III sono sorte alcune leggende. Una di queste narra di una coppa d'oro fatta mettere da Vlad nella piazza principale della città Tirgoviste che non venne mai rubata perché perfino i ladri avevano paura del principe. Secondo un'altra leggenda, un mercante straniero di passaggio per Tirgoviste lasciò per una notte intera incustodita una cassa di denaro. Scoperto che gli erano stati rubati 160 ducati d'oro il mercante informò della cosa il principe Vlad, il quale per catturare il ladro chiese aiuto ai cittadini pena la distruzione della città. Vlad fece inoltre restituire al mercante la somma di 160 ducati più uno. Il giorno seguente, contati i soldi, il mercante informò il principe del ducato in più e glielo riconsegnò. Vlad lo informò che se non avesse riportato il ducato in più sarebbe stato impalato insieme al ladro. A Vlad III si è ispirato lo scrittore irlandese Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso, il conte Dracula, protagonista dell'omonimo romanzo.
LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI Tornando alla tentata conquista di Costantinopoli, quando a venti anni diventa sultano Maometto II, la storia ha una svolta perché è stata inventata la polvere da sparo. Grazie a quella e ad un ingegnere ungherese traditore che gli costruisce un cannone, egli butta giù le mura di Costantinopoli. Inoltre fa costruire un ponte che oltrepassa la catena del Bosforo per trasportare le navi al di là. Di nuovo Costantino XI chiede aiuto al Papa, il quale a sua volta chiede invano aiuto a tutti gli stati cattolici. Così nella notte tra il 28 e 29 maggio 1453 cade l'Impero Romano d'Oriente. Il patriarca cattolico e quello ortodosso celebrano l'ultima Messa e poi portano in processione la Madonna. Entrano i Turchi, gli uomini vengono tutti uccisi, le donne portate negli harem, i bambini violentati. Maometto II entra nella Chiesa di Santa Sofia e fa urinare il proprio cavallo sul Santissimo Sacramento. Il cugino di Costantino XI, per evitare il martirio, pronuncia le famose parole "preferisco il turbante alla tiara". Ma Maometto II non mantiene la parola data di risparmiargli la vita e lo fa decapitare, non prima di fargli assistere alla violenza compiuta ai danni di suo figlio. Così Maometto II si autoproclama Imperatore Romano D'Oriente. Il nuovo Papa Callisto III Borgia, spagnolo e per questo legato alla Reconquista spagnola contro i mori, prepara una Crociata a cui partecipa anche San Giovanni da Capestrano portando 30.000 uomini. Belgrado è assediata dai Turchi e l'esercito ungherese si organizza per attaccare la mattina seguente. San Giovanni non aspetta il giorno e decide di attaccare i Turchi con il proprio esercito. I Turchi vengono colti di sorpresa, fuggono verso il sultano lasciando i cannoni in mano ai cristiani i quali li usano contro l'esercito turco. A quel punto l'esercito ungherese si sveglia, comprende e attacca a sua volta. I Turchi vengono così travolti. Nel 1480 Maometto II sbarca ad Otranto e ottocento otrantini si fanno tagliare la testa piuttosto che rinnegare la propria fede. I loro teschi sono visibili nella cattedrale di Otranto. Maometto II muore un anno dopo senza però nominare il successore lasciando quindi che i propri due figli si sbranino e succeda al trono quello dei due che resiste. Ma moriranno presto entrambi senza poter fare granché. Nel 1500 diventa sultano Solimano il Magnifico il quale conquista Rodi e Budapest e pone due volte l'assedio a Vienna. Si allea con Barbarossa, un conquistatore mezzo greco e mezzo macedone che stava terrorizzando tutto il Mediterraneo. Barbarossa sbarca all'Argentario e in un giorno uccide e deporta tutti quelli che vi si trovano. Lo stesso fa con Reggio Calabria, Sperlonga, Terracina, Procida. Per questo nel Tirreno si trovano tante torri d'avvistamento ed è lì che nasce la frase tristemente nota: "Mamma li Turchi!". Solimano proclama Barbarossa Ammiraglio supremo di tutta la flotta. Carlo V d'Asburgo, imperatore cattolico inizia una guerra contro Solimano e Andrea Doria diventa per mare l'anti Barbarossa; ma nonostante si combattano per anni non si scontrano mai personalmente. Questo insospettisce Solimano il quale fa rinchiudere Barbarossa ormai ottantenne in una reggia. L'ultima razzia di Barbarossa è di nuovo a Reggio Calabria, dove risparmia la vita soltanto ai genitori di una ragazzina dodicenne, la quale gli chiede questo piacere in cambio della sua accondiscendenza al rapimento e alla deportazione nel suo harem.
LA BATTAGLIA DI LEPANTO Francesco I, re di Francia, ha sempre appoggiato tutti i nemici di Carlo V pur di combatterlo e quindi si allea anche con Solimano nonostante egli massacri i cristiani. Quando nel 1520 si viene a sapere di questa alleanza, Carlo V avverte il Papa che nelle guerre d'Italia è alleato proprio con Francesco I. Ma nonostante ciò il Papa non rompe l'alleanza con il re francese e così Carlo V per ripicca invia i Lanzichenecchi a Roma. Questi si dirigono in San Pietro, dove le Guardie Svizzere versano il sangue per proteggere il Papa, il quale scappa verso Castel Sant'Angelo e ce la fa a salvarsi. I romani vengono tutti massacrati dai Lanzichenecchi, mercenari tedeschi, protestanti, mandati a Roma da un imperatore cattolico. Suore violentate, preti uccisi e donne che cercavano i topi da far mangiare ai propri figli perché nel frattempo era arrivata anche la peste. Una tragedia immane. Solimano e Francesco I si spartiscono l'Italia. Dal Tevere in giù è del sultano turco, mentre dal Tevere in su del re di Francia. Solo allora il Papa Clemente VII si spaventa e chiede aiuto a Carlo V. I Turchi nel frattempo prendono Malta, Cipro e arrivano a Lepanto. Duecentotrenta navi turche sono adesso in mare verso Roma. Il nuovo Papa Pio V, un ottantenne molto energico che ha appena concluso il Concilio di Trento riesce a mettere d'accordo Venezia e Spagna che uniscono le proprie flotte e vanno a scovare e a sconfiggere la flotta turca nella baia di Lepanto il 7 ottobre 1571. Duecento navi cristiane contro le duecentotrenta navi turche hanno la meglio anche grazie al vento, che da contrario inizia a soffiare a loro favore. In ricordo dell'aiuto della Madonna per vincere a Lepanto, il Papa istituisce la festa della "Regina delle vittorie", presto ribattezzata "Festa della Madonna del rosario" che sarà celebrata ogni 7 ottobre. Inoltre aggiunge alle litanie lauretane, l'invocazione "auxilium christianorum", aiuto dei cristiani.
LA BATTAGLIA DI VIENNA Nel 1600 e fino al 1680 ci sono ancora battaglie ma l'Impero Ottomano inizia a sgretolarsi. Nel 1683 il Gran Visir turco pone l'ultimo grande assedio a Vienna. Marco D'Aviano è un frate cappuccino la cui fama si va diffondendo grazie ai miracoli che compie. Per questo diventa la guida spirituale dei più importanti imperatori europei. Cerca di convincerli del pericolo imminente che solo una nuova Crociata può fermare. Viene ascoltato e il ruolo decisivo lo avrà il re polacco, Jan Sobieski, il quale decide di scalare il Calemberg, la grande montagna alle spalle dei Turchi, dove il Gran Visir non aveva posto protezioni credendola invalicabile. Così l'esercito cristiano guidato da Sobieski piomba alle spalle dei Turchi alle tre del pomeriggio quando questi hanno il sole negli occhi. Liberano Vienna, i prigionieri e recuperano i tesori rubati. Era il 12 settembre 1683. Per ricordare questa straordinaria vittoria ottenuta ancora una volta per l'intercessione della Madonna, il Papa istituisce la festa del "nome di Maria" che sarà ricordato ogni 12 settembre. Gli attentati terroristici del 2001 alle torri gemelle a New York fu fatto significativamente l'11 settembre, il giorno prima della battaglia di Vienna, proprio a significare una simbolica rivincita della battaglia di Vienna. Il prof. Viglione è stato eccezionale nello spiegare i fatti più salienti di questo immenso periodo storico in una sola serata. Quanto basta per comprendere che quattro secoli di storia in cui i musulmani hanno tentato di entrare in Europa per farci diventare islamici non possono essere dimenticati come invece oggi avviene. Questo è stato il più grande scontro di civiltà di tutti i secoli. Da notare inoltre che l'islam ha perso, ma non è stato distrutto e ancora oggi il ruolo della Turchia è inquietante. Perfino i Persiani hanno sempre cercato l'alleanza con i Papi perché odiavano i Turchi. Questo è vero ancora, solo che oggi, purtroppo, ha tristemente concluso Viglione, non ci sono più cristiani pronti a difendere l'Europa.
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Consueto appuntamento con l'approfondimento il 16 maggio a Staggia Senese nel Centro Culturale “Amici del Timone” per la 65° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese. L'incontro aveva il seguente titolo: "Il glorioso Medioevo". Ospite assai gradito il professor Massimo Viglione, ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), insegna "Pensiero e istituzioni della civiltà cristiana" presso l'Università Europea di Roma. È autore di diversi saggi sulle insorgenze italiane, sul Risorgimento e sulle Crociate in età moderna. Il professore ha trattato con linguaggio semplice e frizzante il periodo storico del Medioevo, considerato da tutti un'epoca buia, piena soltanto di paure e imposizioni. In realtà, il Medioevo nasce in seguito alla catastrofe del mondo precedente, avutasi con la caduta dell'Impero Romano e quindi con una intenzione di rinascita. L'Impero Romano aveva conosciuto un lungo periodo di pace e di benessere ma a poco a poco aveva cominciato ad autodistruggersi, a causa della decadenza morale sempre più avanzata che aveva reso gli uomini attenti solo ai piaceri e quindi sempre più oziosi e frivoli. All'interno di una società romana sempre più addormentata sugli allori, svuotata completamente di valori come l'onore, il coraggio e un sano timore degli dei, anche se pagani, trovarono facilmente accesso i popoli barbari. Le invasioni barbariche furono tremende e durarono per secoli. Come se non bastasse, nell'VII secolo d.C. arrivarono anche i musulmani a completare l'opera di distruzione. Il popolo barbaro dei Franchi, convertito al cattolicesimo, dette l'impulso per l'avvio di una nuova epoca. Da loro proveniva Carlo Magno il quale dette vita a quello che si chiamò Sacro Romano Impero. Egli infatti, pur essendo germanico di origine, era cattolico e si sentiva erede di Roma. Tre caratteristiche erano importanti per Carlo Magno: la fede cristiana, la germanicità e la romanità. La forma di governo sociale caratteristica del Medioevo era il feudalesimo, che serviva per controllare territori molto ampi. L'imperatore era a capo dell'intero territorio che però era suddiviso in parti via via sempre più piccole controllate da nobili feudatari, secondo una scala gerarchica ben precisa. Tutto ciò rendeva la società medievale totalmente basata sulle relazioni interpersonali. Fra le persone si instauravano dei patti umani garantiti dalla presenza continua della religione. Nonostante ci fossero i peccatori (come del resto in tutte le epoche) e la violenza non mancasse, l'ateismo era inesistente. Ogni uomo sapeva perfettamente e con certezza che, secondo quella che sarebbe stata la sua condotta di vita, alla fine sarebbe stato giudicato. Valori come l'onore e il senso di responsabilità facevano parte del vivere comune e caratterizzavano anche i momenti di guerra, che erano quasi all'ordine del giorno. Oggi invece viviamo in una società burocratica: ogni uomo si relaziona non con un altro uomo ma con lo Stato o comunque con un ente impersonale. Ogni uomo medievale aveva il senso del peccato e la consapevolezza che la vita su questa terra è solo un passaggio. Per questo viveva in modo allegro perché sempre con lo sguardo rivolto verso Dio. Accadeva spesso che i peccatori incalliti quando si accorgevano di essere quasi al termine della vita, decidevano di compiere qualche opera, come ad esempio costruire con le proprie mani un'intera cattedrale, oppure si facevano monaci rinchiudendosi in un monastero per espiare i peccati commessi. Le comunità erano unite sia orizzontalmente che verticalmente (cioè fra generazioni) perché quando iniziavano la costruzione di una cattedrale (quasi sempre voluta da una comunità per avere la propria e quindi stanziando anche il denaro e la manodopera per fare i lavori), ci potevano volere anche 100-120 anni. E di solito veniva costruita proprio davanti al palazzo di giustizia, a significare che il potere temporale e quello spirituale seppur distinti fra loro erano in collaborazione. La società medievale si reggeva su tre pilastri, dei quali il Re era il supervisore : il Clero, l'Aristocrazia e il popolo. Senza uno di questi la società sarebbe crollata. Il Clero doveva amministrare i sacramenti e indicare alle persone la via per il Paradiso; l'Aristocrazia si preoccupava di difendere le persone, mentre il popolo manteneva le altre due categorie in cambio di protezione e aiuto spirituale. Il professor Viglione ha concluso il proprio intervento facendo notare che il Medioevo non era certo un periodo perfetto, avulso da errori e violenze. Ma a parità di male presente in tutte le epoche, a causa dei vizi che contraddistinguono da sempre l'uomo di ogni tempo, in quel periodo si era andata formando una società ricca di valori che tenevano conto della persona in quanto creatura formata ad immagine e somiglianza di Dio. L'errore veniva chiamato con il suo nome e possibilmente veniva punito. Ogni uomo rispondeva sempre ad un senso di responsabilità che permeava tutta la società: esempio lampante ne è la Cavalleria, nata proprio in seno alla società medievale. Il cavaliere medievale aveva come punto d'onore l'obbedienza al proprio signore e come senso di responsabilità l'aiuto al proprio subordinato. Anche il monachesimo, fondato da San Benedetto (che non a caso è patrono d'Europa), portava in sé molti valori: nella sua regola infatti, il monaco era spronato prima di tutto alla preghiera, ma affiancata sempre all'azione: lavoro, aiuto ai poveri e predicazione evangelica in tutto il mondo. L'uomo moderno non è più felice di quello medievale, anzi è vero il contrario. Lo dimostra il fatto che mentre le fonti medievali non riportano alcuna testimonianza di suicidi, nel mondo moderno ne succedono in continuazione. Nella società di oggi è avvenuta una spersonalizzazione e un rinnegamento di Colui grazie al quale possiamo abitare questo mondo. L'uomo è solo, perché chiuso nel proprio egoismo; senza punti di riferimento, perché non crede più in Dio e non ha come proprio fratello e guida Gesù Cristo; ha cancellato il pensiero della morte dalla propria vita pensando di esorcizzarne la paura, in realtà non credendo più nel Paradiso ne ha più paura di prima; infine, l'uomo moderno si sposta e cambia di continuo perché è inquieto e in continua agitazione, mentre l'uomo medievale stava bene nel suo mondo e al posto che la società gli aveva assegnato. Non a caso l'armonia medievale fu turbata dalla nascita della borghesia, composta da mercanti che viaggiavano di continuo e mercanteggiavano con tutti, compresi i popoli musulmani. Un po' come oggi che si tende a dialogare e contrattare con tutti, dimenticandosi però di avere delle radici culturali da cui proveniamo e proviene tutta l'impostazione della nostra società. E come si può dialogare e andare incontro ad altre culture se non abbiamo più niente da dire, non avendo più un bagaglio valoriale passato da cui attingere? Ecco che allora, prima di parlare del Medioevo come un periodo assolutamente negativo, dovremmo conoscerlo più attentamente e sviscerarlo in quella che era la sua essenza, così ci accorgeremmo che oggi ci sarebbe bisogno di attingere al modello di vita medievale. La 65° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha visto poi le domande del pubblico e si è conclusa con un grande applauso al relatore, già ospite in passato per un'altra gradita conferenza sul Beato Pio IX.
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Il Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese ha avuto il piacere di ospitare per la sesta volta Angela Pellicciari, storica e scrittrice di successo. La professoressa contribuito in modo significativo alla revisione del cosiddetto Risorgimento con libri ricchi di documentazione ed ha recentemente pubblicato una serie di brevi video divulgativi su YouTube sulla storia e l'attualità. Conduce su Radio Maria la trasmissione "La vera storia della Chiesa". Nella conferenza a Staggia del 5 novembre 2021 ha presentato il suo ultimo libro dal titolo "Una storia unica. Da Saragozza a Guadalupe".
I temi forti della serata sono stati la reconquista spagnola e la scoperta dell'America. La professoressa ha narrato come il popolo cattolico spagnolo sia riuscito a liberarsi dal dominio musulmano, durato in totale 781 anni, fondamentalmente grazie ad una grande fede, la devozione alla Santa Vergine e all'apostolo San Giacomo (Santiago) e anche alla volontà di Ferdinando e Isabella, i cosiddetti "Re Cattolici". Furono loro nel 1492 ad espellere dalla penisola iberica l'ultimo dei governanti musulmani unendo gran parte della Spagna odierna sotto il loro potere. Qualche mese dopo finanziarono Cristoforo Colombo che aprì la via all'evangelizzazione dell'America. Non fu il caso a permettere la scoperta del continente americano, ma un forte spirito missionario e la fede di Cristoforo Colombo.
Cristoforo (Christo fèrens = che porta a Cristo) Colombo (la colomba è simbolo dello Spirito Santo) compì l'impresa con tre caravelle (tre è il numero della Trinità) con la croce nelle vele, di cui la principale si chiamava Santa Maria e con i soldi guadagnati voleva finanziare una crociata per la liberazione del Santo Sepolcro.
La storia spagnola fu appunto una storia unica nel suo genere, come si legge nel titolo del libro della professoressa, perché nessun altro popolo è riuscito a liberarsi dalla dominazione musulmana. Basti guardare ai paesi mediorientali e a quelli africani. Soltanto la fede, sospinta dallo Spirito Santo ha permesso a dei monaci di guidare i contadini soldati che, sfidando il clima di terrore con il quale i musulmani regnavano, hanno pian piano riconquistato pezzo a pezzo, fortificando i nuovi villaggi riconquistati, ed erigendo una chiesa al centro di esso. È per questo che in quella parte della Spagna c'è una chiesa in ogni angolo.
Isabella con grande dedizione riforma la Chiesa, ancor prima del Concilio di Trento, a cominciare dagli ordini religiosi e prodigandosi per la scelta di vescovi santi a discapito di coloro che venivano scelti soltanto per i soldi o il potere. Limita enormemente il potere dei nobili a favore del ceto medio, affinché venissero nutrite le Università. Finanzia e appoggia Colombo nel suo viaggio che egli svolge insieme a Cortez, ottenendo l'autorizzazione dal Papa Alessandro III Borgia, un papa conosciuto per il suo stile di vita libertino e quindi i suoi peccati personali, comunque precedenti all'elezione al soglio pontificio, ma che da Papa seppe governare ottimamente la Chiesa. Quando Colombo e Cortez arrivano nelle Americhe, quello che vi trovano è sconcertante: la società atzeca è totalmente fondata sui sacrifici umani e sul cannibalismo. Ogni giorno, su delle alte piramidi a gradoni, sulle cui sommità erano posti degli altari, migliaia di uomini, a volte anche bambini, venivano sacrificati. Con un particolare pugnale veniva spaccato lo sterno e il cuore palpitante offerto al dio del sole, che si pensava non avrebbe illuminato più senza questa offerta giornaliera. Spesso i "sacerdoti" ne bevevano il sangue e indossavano le pelli di alcuni che venivano scuoiati. Così si presentava la situazione agli spagnoli appena arrivati, come testimoniano alcuni scritti di soltanto pochi anni più tardi giunti fino a noi. Grazie a questa completa documentazione Mel Gibson ha diretto da regista l'ottimo film Apocalypto che narra queste vicende e nel quale gli attori recitano in lingua originale riproducendo la situazione dei popoli precolombiani.
I popoli indios vivevano schiavi degli atzechi ed erano i prescelti per questi sacrifici. Per questo quando Cortez spiega loro che Dio si era sacrificato per loro una volta per tutte, non loro dovevano morire per lui e distruggendo tutte le effigi degli idoli essi si accorgono che nessuna ritorsione avviene da parte loro, come invece credevano. Allora gli indios accolgono con entusiasmo gli spagnoli e la loro religione cattolica. Inoltre Isabella, che nel suo regno aveva proibito la schiavitù perché profondamente contraria ai principi cristiani, la proibisce anche nei confronti degli indios considerandoli fratelli. Diffonde il più possibile fra di loro l'idea di proprietà privata, affinché ognuno di essi abbia un campo di sua proprietà e incoraggia i matrimoni fra spagnoli e indios, affinché la cultura cattolica rinnovi quella popolazione e li faccia vivere, usando le parole della stessa regina, come "uomini e donne che usano la ragione". Ovviamente il miracolo della Madonna di Guadalupe ha enormemente contribuito alla conversione delle popolazioni americane, apparendo ad un indio messicano.
È una storia unica, spiega ancora la Pellicciari, anche quella dell'America del Sud, un continente enorme in cui in massa si sono convertiti al cattolicesimo, accogliendo una predicazione che li liberava dalla loro precedente schiavitù.
Dispiace che invece ci sia sempre stata raccontata una storia di soprusi, di schiavitù e di sterminio quando si parla di Cortez e degli spagnoli, imputando a loro ciò che invece è stato attuato dai Calvinisti protestanti in America del Nord. Loro ritenendo di essere gli unici eletti hanno sterminato gli indios dell'America del Nord e i pochi rimasti sono rinchiusi nelle riserve. Invece in Messico si può notare il clamoroso fenomeno del meticciato: le popolazioni di oggi sono derivate dall'incrocio degli spagnoli con le locali popolazioni.
Al termine un lungo applauso ha confermato che la professoressa Pellicciari ha saputo conquistare i cuori dei presenti facendo amare la storia perché raccontata con passione e soprattutto collegando tra loro i fatti storici facendo apparire il senso della storia.
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Il 15 marzo 2013 il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha organizzato un incontro dal titolo "La vera storia di Martin Lutero". Ospite speciale è stata la professoressa Angela Pellicciari, docente di storia e filosofia, esperta di risorgimento, autrice di libri di successo, conduce su Radio Maria la trasmissione "La vera storia della Chiesa". Circa duecento persone, in gran parte giovani, hanno ascoltato in silenzio con molta attenzione le tesi della professoressa che ha ribaltato la visione dolce che ci è stata insegnata sui libri di scuola e in televisione.
Sulla scorta dei documenti dell’epoca, la professoressa ci ha fatto scoprire il monaco eretico, iniziatore del protestantesimo, attraverso quanto egli stesso ha scritto, predicato e insegnato.
Introducendo l'argomento la Pellicciari ha fatto notare che l'Italia politica nasce centocinquanta anni fa partorita da un pugno di protestanti e liberal-massoni alleati delle grandi potenze protestanti e liberal-massoniche. Da allora di Lutero, in Italia, non si fa che parlar bene. Padre della modernità e dello spirito di libertà sempre osteggiato da Roma, si dice. In effetti è all'origine delle dinamiche che sono all'origine del risorgimento.
Ma chi era Lutero? Se si parte dagli scritti il suo pensiero pieno di contraddizioni violente e insanabili. Con conseguenze drammatiche.
Qualche esempio: in nome della libertà, libertà da Roma, dal Magistero, dal Papa, dalla gerarchia, Lutero consegna la vita della Chiesa alla "santa" volontà dei principi. La libertas ecclesiae è annullata per volere di un monaco che riporta l'orologio della storia indietro di millecinquecento anni quando ancora non esisteva la distinzione fra Cesare e Dio.
Libertà? Sì, e assoluta, ma solo per i prìncipi. Quando i cavalieri e i contadini (cioè il popolo) ne pretenderanno un po' anche per loro, sarà guerra e guerra spietata. Benedetta e incoraggiata dall'uomo di Dio, all'origine di un assolutismo allora sconosciuto in Europa, diretto antenato della statolatria moderna. Libertà? Lutero nega che la volontà umana sia libera. La vita dell'uomo dipende dalla lotta che Dio e Satana combattono per aggiudicarsi la sua anima. Dio crea gli uomini per mandarli o all'inferno o al paradiso senza che questi possano minimamente incidere sulla loro sorte: doppia predestinazione. Le opere non contano perché, essendo la volontà schiava, le persone non sono responsabili delle proprie azioni. Fra le opere impossibili da compiere ci sono i voti monastici che Lutero nega alla radice: se ci impegnassimo per sempre, per tutta la vita, che fine farebbe la nostra libertà? Seguendo questa logica (radicalmente contrastante con le premesse) i voti, tutt'al più, potrebbero essere emessi pro tempore: fino a quando saremo in grado di osservarli.
Siamo di fronte ad uno dei passaggi costitutivi della modernità: quello che dalla libertà della volontà porta alla libertà sganciata dalla verità. Al libero desiderio. Lutero apre la strada a quel relativismo affettivo-sentimentale che rende l'uomo schiavo della volubilità delle passioni. Con lui finiscono le scelte fatte per sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Scelte assolute che poggiano sul comandamento divino di essere santi perché Lui è santo. Che poggiano sull'onnipotenza dell'amore di Gesù, figlio di Dio incarnato, unita alla libertà della nostra volontà.
La relatrice ha sottolineato che la libertà tratteggiata da Lutero si coniuga con l'odio: per Roma, per il Papa e per gli ebrei. Nel testo Su gli Ebrei e le loro menzogne Lutero auspica la distruzione di tutte le sinagoghe e delle stesse case private degli ebrei. Che lavorino! "Sia imposta – scrive – la fatica ai Giudei giovani e robusti, uomini e donne, affinché si guadagnino il pane col sudore della fronte". Non fa meraviglia che nel 1936 sia Hitler a ristampare il testo scritto nel 1543 dal padre spirituale della Germania, apostrofato con gli appellativi di Hercules Germanicus e Propheta Germaniae.
Quanto al papa e a Roma il fatto che continuino ad esistere nonostante il monaco rivoluzionario li abbia scomunicati con tutte le sue forze è, per Lutero, un'ossessione. Un'ossessione insopportabile. Abolito il culto cattolico, distrutte le immagini ritenute idolatriche della devozione a Maria e ai santi, Lutero compone, fa incidere da Lucas Cranagh il Vecchio, e diffonde a tappeto, immagini blasfeme, immonde, su Roma, sui monaci e sul papato. Immagini che faranno scuola ai rivoluzionari francesi. Di queste immagini si è persa la memoria. All'inizio del Novecento due gesuiti le hanno con fatica riportate alla luce, poi più nulla.
Grazie a Dio il flagello luterano è rimasto al di là delle Alpi. Perlomeno fino a metà dell'Ottocento.
Al termine dell'esposizione della professoressa, sono state molte le domande del pubblico, segno che c'è davvero bisogno di questi incontri culturali.
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