GUERRA DI SPAGNA (Giovanni Formicola)

RIASSUNTO  La Guerra di Spagna

I MARTIRI SPAGNOLI, VITTIME INNOCENTI DELLA FURIA ANTICATTOLICA

Cosa è successo davvero dal 1936 al 1939 


Nel 2007, Benedetto XVI ha beatificato quasi cinquecento persone in un sol colpo. Nemmeno sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, che pure fu recordman di beatificazioni e canonizzazioni, arrivò a un massimo di 233 in un solo gruppo, nel 2001. E, guarda caso, anche allora si trattava di martiri della guerra civile spagnola.
Il Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia Senese ha organizzato il 12 marzo 2010 un incontro dal titolo “I MARTIRI CRISTIANI DELLA GUERRA DI SPAGNA. Cosa è successo davvero dal 1936 al 1939”. Era presente un relatore veramente di eccezione: il professor Giovanni Formicola, responsabile regionale di Alleanza Cattolica, già membro del Comitato per la Bioetica della Regione Campania. Questo grande esperto della Guerra di Spagna ha parlato dei numerosi agnelli innocenti della causa di Cristo che caddero vittime in odio alla loro fede durante la feroce persecuzione religiosa che contraddistinse la Guerra Civile Spagnola negli anni ‘30 del XX secolo. In questa sanguinosa strage che attraversò la Spagna, il numero delle vittime superò il milione, colpendo persone di ogni età e classe sociale: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici di ambo i sessi. E’ stato ormai appurato da parte degli storici che, all’interno di questo terribile massacro, gli anarchici ed i social-comunisti perpetrarono una vera e propria persecuzione volta ad annientare la Chiesa Cattolica in Spagna.
Del resto Cristo fu perseguitato a morte, e continua ad esserlo nella Chiesa: «Io sono Gesù, che tu perseguiti», disse il Signore a Saulo, persecutore dei primi cristiani (At 9, 5). La Chiesa ha avuto martiri in tutti i secoli della sua storia; li ha anche nel nostro secolo, e tra essi si trovano quelli della Spagna negli anni 1934 e 1936-39. Vengono chiamati martiri della guerra di Spagna; ma ciò è una connotazione cronologica piuttosto che una qualificazione politica: non si tratta di caduti di guerra, ma di persone uccise per la loro fede, in circostanze in cui si ravvisano tutte le componenti del martirio cristiano.
I martiri furono uccisi dopo lo scoppio della rivoluzione nelle Asturie nel 1934 e della guerra civile il 18 luglio 1936, ma furono vittime di una persecuzione annunciata, caldeggiata e demagogicamente alimentata negli anni precedenti. Non si tratta di episodi sporadici, ma di una persecuzione generale. La rivoluzione del 1934, una sollevazione di sinistra contro il governo repubblicano, durò soltanto dieci giorni: in questo periodo vennero uccisi 12 sacerdoti, 7 seminaristi e 18 religiosi (passionisti, maristi, Fratelli delle Scuole Cristiane, della Missione, gesuiti e carmelitani scalzi), e furono incendiate 58 chiese; altrettanto sarebbe successo nel resto della Spagna, se i focolai della rivolta non fossero stati rapidamente spenti. Furono risparmiate le suore e non si registrano morti di cattolici per la loro fede. Queste limitazioni però non si ebbero dal 18 luglio 1936 in poi; la semplice statistica, incompleta nonostante rigorose ricerche, è sconvolgente: sono stati contati, secondo i calcoli più affidabili, 4.184 sacerdoti diocesani (includendo i seminaristi), 2.365 religiosi e 283 suore, che fanno un totale di 6.832 vittime (non ci sono statistiche dei laici assassinati per il solo fatto di essere cattolici, ma sono anche essi numerosissimi).
La maggior parte delle uccisioni ebbe luogo durante il primo anno della guerra. Quando, il 14 settembre 1936 Pio XI parlò per la prima volta della persecuzione religiosa in Spagna, il numero si avvicinava ormai a 6.500. Fu la dettagliata descrizione della persecuzione in atto a provocare l’adesione moralmente unanime dell’episcopato mondiale alla lettera collettiva del 1° luglio 1937, pubblicata al loro indirizzo dai vescovi spagnoli che lamentavano la strage in atto in Spagna.
Come si spiega questa esplosione generalizzata di accanita persecuzione contro la Chiesa Cattolica in Spagna?
Il clima anti-cattolico si era andato sviluppando con la tolleranza e all’ombra della politica antiecclesiastica praticata dai governi della Repubblica dal 1931 fino al 1936. Il nuovo regime imposto con la forza delle armi, ma dopo le elezioni amministrative del 1931, era stato accettato dai vescovi, senza eccezioni, proclamando la dottrina dell’indifferenza delle forme di governo ed esortando i cattolici all’ubbidienza ai poteri costituiti; tra i cattolici stessi si contavano molti repubblicani. Ma dopo un mese cominciarono a sfumare le speranze di pacifica convivenza e collaborazione tra la Chiesa e lo Stato: il primo drammatico episodio fu l’incendio programmato  di un centinaio di chiese e conventi a Madrid, Valenza, Siviglia, ecc. Il governo impedì l’intervento delle forze dell’ordine per evitare o far cessare gli atti vandalici, che a Màlaga vennero compiuti addirittura con la partecipazione in prima fila delle autorità governative. Ma la politica anticlericale e antireligiosa venne istituzionalizzata dall’articolo 26 della Costituzione repubblicana promulgata nel dicembre del 1931: terribilmente discriminatoria e persecutrice nei confronti della Chiesa. Ciò si manifestò con più evidenza ancora nell’attività legislativa susseguente, che non si può non definire settaria: scioglimento della Compagnia di Gesù, legge del divorzio, soppressione nelle scuole di ogni simbolo religioso, divieto ai religiosi di dedicarsi all’insegnamento, ecc., e infine la cosiddetta «legge di confessioni e associazioni religiose», che rendeva la vita quasi impossibile agli Ordini religiosi e poneva dei limiti al culto cattolico, lasciandolo praticamente all’arbitrio delle autorità municipali.
Non si trattava soltanto della separazione di Chiesa e Stato, ma di un laicismo palesemente settario contro la Chiesa e contro la religione, nonostante il principio di libertà ed eguaglianza proclamato teoricamente come fondamentale dalla stessa Costituzione. Si può ben capire il grave turbamento e l’angoscia dei cattolici spagnoli.
El Socialista, uno dei più significativi in quanto organo del partito più forte del parlamento e del governo, scriveva nell’agosto del 1931: «Bisogna distruggere la Chiesa e cancellare da tutte le coscienze il suo infamante influsso»; e due giorni dopo invitava esplicitamente all’assassinio: «allora furono gli inoffensivi conventi l’oggetto della furia del popolo; siano adesso i loro inquilini le vittime del suo furore».
Tutti gli sforzi compiuti dai vescovi spagnoli per stabilire un dialogo proficuo col governo risultarono completamente inefficaci. L’episcopato protestò energicamente per la tragica situazione creata alla Chiesa dopo la promulgazione della Costituzione.
Ma la violenza rivoluzionaria andò sempre crescendo, mettendo a repentaglio la stessa stabilità del governo, incapace di controllare l’ordine pubblico. Era ormai un clima di terrore e di guerra, in cui la Chiesa veniva presa direttamente di mira; per aizzare le masse contro di essa e le sue istituzioni, si arrivò perfino a far circolare delle accuse mostruose, assolutamente false, che si sarebbero moltiplicate nei primi mesi della guerra: si propagò a Madrid la voce che le suore salesiane distribuivano ai bambini del loro collegio delle caramelle avvelenate, provocando l’assalto e l’incendio del collegio con violente aggressioni alle suore, alcune delle quali rimasero gravemente ferite.
Molti vescovi o sacerdoti sarebbero potuti fuggire, ma restarono al loro posto, pur sapendo cosa li aspettava, per non abbandonare la loro gente. Non colpisce solo l’accanimento con cui si infierì sulle vittime, inermi e inoffensive (per esempio c’è chi fu legato a un cadavere e lasciato così al sole fino alla sua decomposizione, da vivo, con il morto). Ma colpisce ancora di più la volontà di ottenere dalle vittime il rinnegamento della fede o la profanazione di sacramenti o orribili sacrilegi. Qua c’è qualcosa su cui non si è riflettuto abbastanza. Facciamo qualche esempio. I rivoluzionari decisero che il parroco di Torrijos, che si chiamava Liberio Gonzales Nonvela, data la sua ardente fede, dovesse morire come Gesù. Così fu denudato e frustato in modo bestiale. Poi si cominciò la crocifissione, la coronazione di spine, gli fu dato da bere aceto, alla fine lo finirono sparandogli mentre lui benediva i suoi aguzzini. Ma è significativo che costoro, in precedenza, gli dicessero: “bestemmia e ti perdoneremo”. Il sacerdote, sfinito dalle sevizie, rispose che era lui a perdonare loro e li benedisse. Ma va sottolineata quella volontà di ottenere da lui un tradimento della fede. Anche dagli altri sacerdoti pretendevano la profanazione di sacramenti. O da suore che violentarono. Quale senso poteva avere, dal punto di vista politico, per esempio, la riesumazione dei corpi di suore in decomposizione esposte in piazza per irriderle? Non c’è qualcosa di semplicemente satanico?
E il giovane Juan Duarte Martin, diacono ventiquattrenne, torturato con aghi su tutto il corpo e, attraverso di essi, con terribili scariche elettriche? Pretendevano di farlo bestemmiare e di fargli gridare “viva il comunismo!”, mentre lui gridò fino all’ultimo “viva Cristo Re!”. Lo cosparsero di benzina e gli dettero fuoco. Qua non siamo solo in presenza di un folle disegno politico di cancellazione della Chiesa. C’è qualcosa di più.
La vittoria del generale Franco concluse la guerra civile e pose fine alla violenta persecuzione della Chiesa. Poi la Spagna, prudentemente, si tenne fuori dalla Seconda Guerra Mondiale rimanendo neutrale.

 

FILM (1940): L’ASSEDIO DELL’ALCAZAR

Per approfondimenti sul film che narra un episodio epico fondamentale della Guerra di Spagna, clicca qui!

LUTERO (Angela Pellicciari)

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PIO XII E GLI EBREI (Andrea Tornielli)

RIASSUNTO  Pio XII, il Papa amico degli ebrei

EUGENIO PACELLI, IL PASTORE ANGELICO

Benedetto XVI ha dichiarato venerabile Pio XII

 

Il 21 maggio 2009 il nostro centro culturale ha avuto il piacere di ospitare Andrea Tornielli, vaticanista del Giornale appena tornato dalla Terra Santa dove ha seguito il viaggio di Benedetto XVI, con articoli per il suo giornale e interviste sulla Rai.
Classe 1964, laureato in storia della lingua greca. È sposato e ha tre figli. Autore di vari libri molto documentati su Pio XII. Il nostro ospite ha messo in luce il modo con cui la Chiesa Cattolica si è rapportata con l’ascesa al potere di Adolf Hitler e l’Olocausto degli ebrei. Purtroppo da anni va avanti una polemica sul presunto silenzio della Chiesa riguardo all’Olocausto. Su Pio XII si è creata una “leggenda nera” che ha finito per affermarsi al punto tale da rendere arduo scalfirla, anche se i documenti e le testimonianze ne hanno ampiamente provato la totale inconsistenza.
EUGENIO PACELLI nacque a Roma nel 1876: qui studiò all’Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1899, entrò al servizio del Papa nel 1901 e fu il principale assistente del cardinale Gasparri nel lavoro di CODIFICAZIONE DEL DIRITTO CANONICO. Nel 1917 il Papa Benedetto XV lo nominò nunzio a Monaco di Baviera e nel 1920 nunzio della nuova repubblica tedesca. Furono anni laboriosi, di grande lavoro diplomatico. Nominato cardinale nel 1929, nel 1930 divenne SEGRETARIO DI STATO VATICANO. In quegli anni fu ampiamente diffamato dalla stampa nazista che lo definiva IL CARDINALE “AMICO DEGLI EBREI”, a causa delle oltre cinquanta lettere di protesta inviate ai tedeschi. Mentre la seconda guerra mondiale era alle porte, fu eletto Papa in un conclave durato soltanto un giorno. Avendo scelto il motto Opus iustitiae pax (la pace è l’opera della giustizia), Pio XII si considerava il Papa della pace, e fino al 1 settembre 1939 lottò per impedire lo scoppio della guerra con azioni diplomatiche, fino a lanciare un appello dalla Radio Vaticana: “NULLA È PERDUTO CON LA PACE, TUTTO PUÒ ESSERLO CON LA GUERRA!”.
Nei quasi venti anni di pontificato, Pio XII PUBBLICÒ MOLTE ENCICLICHE tra cui la Mystici corporis (1943), dove spiegava la natura della Chiesa come Corpo mistico di Cristo, e la Divino afflante Spiritu (1943), con la quale permetteva l’uso dei moderni metodi storici di analisi nell’esegesi della Sacra Scrittura. Nel 1951 e negli anni seguenti RIFORMÒ L’INTERA LITURGIA DELLA SETTIMANA SANTA. Sempre fedele devoto della Madonna, nel 1950 DEFINÌ IL DOGMA DELL’ASSUNZIONE al cielo della Vergine in corpo ed anima. Canonizzò trentatré santi, tra i quali il Papa Pio X. Creò un numero senza precedenti di cardinali provenienti da varie nazioni, riducendo così il numero degli italiani ad un terzo del Sacro Collegio. Fu il primo Papa che divenne molto noto usando frequentemente la radio e la televisione.
Durante tutta la guerra diresse, attraverso la PONTIFICIA COMMISSIONE ASSISTENZA, un vasto programma per l’aiuto alle vittime del conflitto. Quando poi Hitler nel 1943 occupò Roma, Pio XII fece del Vaticano un rifugio per innumerevoli profughi, tra cui molti ebrei. EPPURE OGGI ALCUNI EBREI ACCUSANO LA CHIESA E PIO XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: SONO ACCUSE INFONDATE! Infatti, ci sono NUMEROSISSIME TESTIMONIANZE di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano GOLDA MEIR che definì Pio XII “un grande servitore della pace”. ISRAËL ZOLLI, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per “esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore”. Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo ALBERT EINSTEIN scrisse: “Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d’ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo”. Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.
Durante l’occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così SALVÒ MIGLIAIA DI EBREI ITALIANI DALLA DEPORTAZIONE. Mentre circa l’80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso A ROMA SI TROVA OGGI LA PIÙ NUMEROSA COMUNITÀ EBRAICA D’EUROPA. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E’ vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma IL SUO SILENZIO FU UN EFFICACE APPROCCIO STRATEGICO volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. La risposta è semplice e terribilmente onesta: l’assassinio di centinaia di migliaia di ebrei in più. La protesta pubblica avrebbe inoltre impedito alla Chiesa di svolgere il lavoro nascosto di assistenza. Del resto due episodi ci danno la riprova. Nel 1937 Pio XI pubblicò L’UNICA ENCICLICA SCRITTA IN TEDESCO Mit Brennender Sorge (Con gravissima preoccupazione), una denuncia feroce del nazionalsocialismo e del razzismo. La bozza dell’enciclica fu scritta proprio da Pio XII, allora Segretario di Stato. Si può dire che è il più duro documento che la Santa Sede abbia mai promulgato contro un potere politico in tutta la sua storia. Venne letta da tutti i pulpiti in Germania. Quale fu il risultato? Fu rallentata la persecuzione degli ebrei? Assolutamente no. Hitler montò su tutte le furie, e le misure contro gli ebrei furono aggravate. Il secondo episodio significativo è del 1942: l’Olanda era occupata dai nazisti che cominciarono la deportazione degli ebrei. In tutte le chiese cattoliche in Olanda venne letta una LETTERA DI PROTESTA PUBBLICA. Come conseguenza la deportazione degli ebrei venne accelerata, e vennero deportati ed uccisi anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo, tra questi c’erano Edith Stein (oggi co-patrona d’Europa) e sua sorella.
Comunque, al di là di considerazioni di carattere “politico”, LE VIRTÙ DI PAPA PACELLI SONO COSÌ NOTE CHE NEL 2009 IL PAPA BENEDETTO XVI NE HA RICONOSCIUTO LE VIRTÙ EROICHE! Innanzitutto le virtù teologali: fede, speranza e carità. Pio XII era un uomo di grandissima FEDE, pregava molto. Non mancava mai di infondere SPERANZA. Anche nei momenti più brutti, lui invitava ad avere fiducia nell’opera dello Spirito Santo. É stato inoltre un uomo di grandissima CARITÀ: si è prodigato non solo per gli ebrei ma per tutti i perseguitati, ha cercato di aiutare la gente vittima del nazismo e del fascismo anche dopo la fine della guerra. Quanti treni carichi di cibo, abiti, scarpe e medicinali sono partiti per aiutare le vittime della guerra. Coerente con le virtù che praticava, Pio XII era un uomo ESTREMAMENTE SOBRIO, mangiava pochissimo, dormiva solo poche ore, spesso lavorava fino alle due di notte e si alzava alle sei del mattino. Per solidarietà con le misere condizioni delle popolazione rinunciò a bere il caffè, sapendo che la gente non aveva il caffè. Sapeva che mancava il riscaldamento e lui non si è più riscaldato neanche durante CHIESA E PIO XII di ambiguità nei confronti del regime nazista: SONO ACCUSE INFONDATE! Infatti, ci sono NUMEROSISSIME TESTIMONIANZE di ebrei, di rabbini e di ogni sorta di organizzazione ebraica, che ha elogiato e ringraziato in ogni modo Papa Pacelli. Tra questi, il futuro premier israeliano GOLDA MEIR che definì Pio XII “un grande servitore della pace”. ISRAËL ZOLLI, grande rabbino di Roma, che si convertì al cattolicesimo e chiese udienza al santo Padre per “esprimere in forma ufficiale al Santo Padre il ringraziamento degli ebrei di Roma per quanto è stato fatto in loro favore”. Nel dicembre 1940, in un articolo del Time magazine, il grande scienziato ebreo ALBERT EINSTEIN scrisse: “Solo la Chiesa si è schierata apertamente contro la campagna di Hitler per la soppressione della verità. Non ho mai avuto un particolare amore per la Chiesa prima d’ora, ma sono costretto a confessare che ora apprezzo senza riserve quello che un tempo disprezzavo”. Si tratta di persone che avevano vissuto il periodo storico incriminato, mentre molti di coloro che oggi attaccano Pio XII o erano molto giovani o addirittura non erano ancora nati quando il nazismo commetteva i suoi crimini.
Durante l’occupazione tedesca di Roma, Pio XII diede segretamente istruzione al clero cattolico di salvare quante più vite umane possibili, con ogni mezzo. Così SALVÒ MIGLIAIA DI EBREI ITALIANI DALLA DEPORTAZIONE. Mentre circa l’80% degli ebrei europei morirono in quegli anni, l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Non a caso A ROMA SI TROVA OGGI LA PIÙ NUMEROSA COMUNITÀ EBRAICA D’EUROPA. Solo in Roma, 155 conventi e monasteri diedero rifugio a circa 5 mila ebrei. A un certo punto, non meno di tremila trovarono scampo nella residenza papale di Castel Gandolfo, sfuggendo così alla deportazione nei campi di sterminio tedeschi. Seguendo le dirette istruzioni di Pio XII, molti preti e monaci favorirono il salvataggio di centinaia di vite ebraiche mettendo a repentaglio la loro. E’ vero che il Papa non denunciò mai in pubblico le leggi antisemite e la persecuzione degli ebrei, ma IL SUO SILENZIO FU UN EFFICACE APPROCCIO STRATEGICO volto a proteggere più ebrei dalla deportazione. Del resto a convincere il Papa furono anche moltissimi ebrei. Ci si può chiedere, naturalmente, cosa poteva essere peggio dello sterminio di sei milioni di ebrei. l’inverno. Suor Pascalina, sua assistente, ha raccontato che la biancheria del Santo Padre era tutta rattoppata. Papa Pacelli, di famiglia nobile, disponeva all’inizio del suo pontificato di un significativo patrimonio familiare: LO HA SPESO TUTTO IN OPERE DI CARITÀ! Pio XII ci fa essere grati al Signore per averci dato, ancora una volta, un grande Papa come suo vicario, in un momento storico difficile per l’umanità come fu quello da lui vissuto.

VIDEO  Intervista a don Stefano
Trasmissione televisiva andata in onda in diretta su TV9

Tutte le conferenze di
LUTERO (Angela Pellicciari)

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RIASSUNTO  L'Opzione Benedetto

UN MONDO STA CROLLANDO… E NOI CRISTIANI COSA POSSIAMO FARE?

Una delle risposte, con dovute riserve, potrebbe essere il libro di Rod Dreher


La mattina del 15 settembre 2018 alla 10° edizione del Giorno del Timone della Toscana che si è tenuta a Staggia Senese, Padre Christopher Zielinski, abate di Lendinara (Rovigo), ha pronunciato una lectio magistralis sul L’Opzione Benedetto, il libro di Rod Dreher che sta facendo discutere tutto il mondo cattolico. Essendo un monaco benedettino olivetano l’abate Zielinski ha potuto analizzare il libro a partire da una domanda che sempre più cattolici nel mondo si stanno facendo: e ora che facciamo? Una delle risposte, con dovute riserve, potrebbe essere proprio il libro di Rod Dreher che è uscito nel 2017. Si presenta ai lettori come una proposta strategica per aiutare i cristiani nel ritrovare la propria identità e vivere decisamente la propria fede in Gesù Cristo come viene offerta dalla regola di San Benedetto. Questo libro dà importanza alla necessaria fedeltà che si deve alla sequela evangelica di Gesù Cristo e alle novità di forme che questa fedeltà crea e offre in tutti i tempi. L’Opzione Benedetto è una proposta per vivere intenzionalmente la vita cristiana nel mondo d’Occidente che è ormai antagonista della cristianità. In un mondo radicato in un relativismo etico e sincretismo religioso Rod Dreher si rivolge a Benedetto di Norcia e alla Santa regola scritta da lui. Mentre San Benedetto è la beata speranza, l’opzione che troviamo nel titolo del libro permette a Dreher di entrare in un dibattito di grande responsabilità verso la persona umana e verso i tempi che viviamo. L’Opzione Benedetto non è in nessun modo una forma di propaganda vocazionale per diventare un monaco benedettino. Al contrario è una chiamata a tutti i cristiani a voler mettere in pratica la loro fedeltà allo spirito della sequela, formando una nuova e vibrante controcultura coltivando una serie di praxis e realizzando piccole comunità che sono il riflesso di un cristianesimo che si realizza come un cammino di libertà intelligente solidale non in fuga dal mondo, ma che con grande devozione nello spirito di ringraziamento sanno di essere chiamata in modo responsabile a lavorare con audacia evangelica in un progetto di una nuova evangelizzazione nel mondo. Semmai l’idea di una comunità non è tanto la questione di edificio e neanche di monastero, ma come dice lo stesso San Benedetto è una via alla vita. Questa via alla vita, questo cammino di libertà richiede però diverse virtù come ordine, preghiera, lavoro, ascetismo, stabilità, comunità, ospitalità, equilibrio e soprattutto discrezione. Solo chi è accecato da qualche visione ideologica che purtroppo in molte parti dell’Europa ha significato la fine della Chiesa può dire che L’Opzione Benedetto è una fuga dal mondo. Noi, nel cercare di essere politicamente corretti abbiamo pensato a cristianizzare le mura degli edifici con un semplice crocifisso e così la politica si è appropriata dell’idea che la grazia faccia parte del patrimonio comune del mondo cristiano, lasciandoci credere di poter ottenere e vendere la stessa grazia a buon mercato. Il monachesimo è la risposta che lo Spirito Santo dà al mondo, ma anche alla stessa Chiesa che ha compiuto troppi compromessi. E’ la ricerca di rinnovare questo spirito anticonformista controculturale per ritrovare e vivere la vita cristiana. Viviamo tempi duri, la notte è profonda. È bene chiedersi se accondiscendendo al politicamente corretto di questa cultura stiamo contribuendo anche noi al suicidio dell’uomo. L’abate Zielinski ha fatto notare che l’uomo non raggiungerà mai la perfezione se non attraverso la Grazia. Noi vediamo con occhio nudo la tragedia di questo umanesimo senza Dio che cresce sempre più ogni giorno. La regola di San Benedetto come ce la presenta l’opzione Benedetto si presenta in modo veramente rivoluzionario come guida valida per i laici, sia nella vita privata che professionale in un mondo piatto dove lo sguardo è totalmente orizzontale. Nei prossimi anni non possiamo escludere perfino la persecuzione fisica. Le scuole cristiane incominceranno essere attaccate come sono gli ospedali e tutte le altre istituzioni cristiane. Piano piano, mentre entriamo in un’età sempre più oscura, il nostro compito è di cercare forme e strategie che ci permettano di essere e rimanere cristiani fondando comunità in grado di resistere al relativismo imperante. Nonostante i tempi che viviamo, sappiamo anche che ogni cristiano dovrà continuare a sperare contro ogni speranza creando nuove forme di aggregazione. Anche se può sembrare, non siamo alla fine del mondo, ma forse siamo alla fine di un mondo. Qualcosa è andato male e molti sono disperati. Padre Christopher ha concluso il suo apprezzatissimo intervento con queste parole: “Come monaco, so che la solitudine e il silenzio sono mezzi per attingere il più alto dei traguardi l’umanità allo stato puro: dono grande, dono bello e dono vero, anzi l’unico dono che la Chiesa è in grado di offrire al mondo oggi e a Dio sempre. Ed ecco che la cella e il libro non sono una fuga dal mondo, ma anzi luoghi creati e donati per coloro che amano veramente il mondo”.

LUTERO (Angela Pellicciari)

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BEATO PIO IX (Massimo Viglione)

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GUERRA DI SPAGNA (Giovanni Formicola)

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BEATO PIO IX (Massimo Viglione)

RIASSUNTO  Beato Pio IX

UN PAPA ESEMPLARE

Le grandi riforme dello Stato Pontificio, il dogma dell’Immacolata Concezione, l’Osservatore Romano, il Sillabo, la condanna del comunismo e del liberalismo, il Concilio Vaticano I, il dogma dell’infallibilità del Papa, san Giuseppe patrono della Chiesa Universale…

 

Venerdì 8 giugno c’è stata nel Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia Senese la 53° conferenza dal titolo “Beato Pio IX, un Papa esemplare”. Il relatore Massimo Viglione, docente di Storia Moderna all’Università Europea di Roma, ricercatore del CNR e coordinatore del mensile Radici Cristiane, ha raccontato solo pochi, ma efficaci avvenimenti cardine della vita del 256° Papa. Non sarebbe stato possibile, infatti, descrivere tutta la sua vita, essendo il più longevo successore di Pietro. Giovanni Maria Mastai Ferretti nacque nel 1792 e visse la sua infanzia a Senigallia mentre avvenivano diverse insorgenze contro Napoleone. La sua elezione a Papa avvenne nel 1846, a soli 54 anni, in un momento che di lì a poco sarebbe diventato drammatico per la storia della Chiesa. L’Italia, in quell’anno, si presentava ancora relativamente tranquilla, con la restaurazione del dopo Napoleone e del Congresso di Vienna, così egli poté dedicarsi alle grandi riforme dello Stato Pontificio: ad esempio concesse l’amnistia per i reati politici e la libertà di stampa. Ma già iniziavano i primi fermenti del Risorgimento, con i moti carbonari e le società segrete. Mazzini, romantico, gnostico e panteista, ruppe con il mondo settario delle società segrete teorizzando l’Italia una, libera e repubblicana, abolendo tutti i poteri monarchici, compreso quello di Roma. Voleva creare la Repubblica Italiana, tante repubbliche sorelle in Europa e poi formare repubbliche in tutto il mondo.
Gioberti nel 1843 aveva proposto un progetto per riunificare i sette stati italiani in una confederazione che non abolisse completamente le monarchie. Proponeva la formazione di un senato, composto da tutti i sovrani dei regni, con a capo il Sommo Pontefice. Pio IX appoggiò apertamente questo suo progetto. Ecco perché chi sperava nell’unificazione dell’Italia gridava “Viva Pio IX!”. Da 14 secoli l’Italia, pur unita culturalmente e religiosamente, era politicamente divisa in stati monarchici e non era facile trovare il modo di unirla in un unico stato.
Nel ’48, nel giro di tre mesi, tutti i regni si trasformarono da monarchie assolute a monarchie costituzionali. Pio IX aderì a questa apertura e cadde in una trappola. Un protestante divenne primo ministro dello Stato Pontificio ed egli non poté farci nulla. I rivoluzionari massoni avevano ormai il controllo di Roma e cominciarono ad avanzare sempre più richieste nei confronti del Papa. Costretto a mandare i suoi soldati a combattere contro gli austriaci, diede loro l’ordine di non attaccare, ma di rispondere solo per difesa. Invece le truppe papali attaccarono per prime e così il granduca d’Austria, da sempre cattolico, sentendosi tradito, scrisse al Papa minacciando lo scisma. Pio IX nel tentativo di riaggiustare le cose, cercò un compromesso chiamando a governare lo Stato Pontificio un massone ormai diventato moderato, Pellegrino Rossi.
La situazione stava però ormai precipitando e il malcontento dei rivoluzionari era alle stelle. “Ciceruacchio”, il primo fra i rivoluzionari romani, mandò il figlio dodicenne, sapientemente addestrato, ad uccidere Rossi e così venne assaltato il Quirinale dove si trovava il Papa. Fecero affacciare il Pontefice per sparargli, ma in quell’occasione egli venne salvato dal suo assistente che gli si buttò davanti morendo al posto suo. Il Papa lo benedì come martire della fede.
I rivoluzionari riuscirono infine ad entrare nel palazzo arrivando fin nella stanza papale. Stavano di nuovo per ucciderlo, ma anche in quell’occasione fu salvato: era presente l’ambasciatore spagnolo che mettendosi tra il Pontefice e gli assassini esclamò: “Per uccidere il Papa dovete uccidere me; ma se uccidete me fra meno di una settimana l’esercito spagnolo sarà qui”. I rivoluzionari se ne andarono. Il Papa quindi fuggì a Gaeta: il Regno di Napoli era infatti l’unico rimastogli ancora amico. Per la fuga egli si travestì da frate mentre Filippani Ronconi lo accompagnava travestito da cocchiere.
Tutto questo avvenne soltanto nei suoi primi due anni di pontificato. Gliene rimanevano ancora trenta e lo aspettavano ancora momenti difficili. Intanto a Gaeta accadde un fatto che segnò per sempre il pontificato di Pio IX. In una cappellina dove Pio IX si recava a pregare vi era una statua della Madonna dedicata all’Immacolata Concezione. Egli mentre pregava fece un voto alla Madonna in cui le promise di proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione se fosse potuto rientrare a Roma.
Nel 1850, dopo due anni di esilio fece ritorno a Roma e così decise di proclamare il dogma. Questa decisione provocò contrasti sia fuori che dentro la Chiesa. Fra i laici imperava l’ateismo, il materialismo e il culto della scienza. Mentre fra i vescovi, ai quali il Papa chiese l’opinione, c’era una spaccatura: alcuni credevano all’Immacolata Concezione, ma pensavano che non fosse il momento giusto per proclamare il dogma, visti i disordini politici. Pio IX nel 1854 proclamò con grande solennità il dogma dell’Immacolata Concezione. Quattro anni dopo la Madonna apparve a Lourdes e disse a Bernadette di essere “l’Immacolata Concezione” confermando così il dogma appena proclamato.
Intanto lo scenario politico vedeva Cavour intento a far chiudere tutti gli ordini religiosi. I cristiani di tutta Italia misero insieme l’astronomica cifra di un milione di lire da dare a Cavour affinché li facesse vivere. Egli li lasciò vivere per tre anni, dopodiché ricominciò a chiuderli e poi finì di annettere allo Stato Italiano gli ultimi stati rimasti ancora indipendenti. Nel 1864 Pio IX, noncurante di attirarsi gli sfavori del mondo, pubblicò il Sillabo, che  compendiava, in dieci paragrafi, i principali errori di del tempo e l’enciclica Quanta cura, in cui veniva esposta la critica alla Rivoluzione francese e al Risorgimento italiano, facendo cenno alla libertà di pensiero illuminista come “libertà di perdere se stessi”.
Il Papa condannava nel “Sillabo”, senza esitazioni o ambiguità, la filosofia del XIX secolo, che deifica la natura umana trasferendo ad essa gli attributi che nega a Dio. Inoltre con la “Quanta cura” ed il “Sillabo” il Pontefice condannò categoricamente il socialismo, il comunismo, la massoneria, il liberalismo cattolico e il separatismo liberale, ovvero la separazione assoluta fra Stato e Chiesa.
Infine nel 1869 indisse l’apertura del Concilio Vaticano I, durante il quale proclamò il dogma dell’infallibilità papale. Con tale dogma si afferma che il Papa è infallibile, in materia di fede e di morale, quando parla “ex cathedra”, cioè rivolgendosi al mondo intero e con l’utilizzo di una terminologia particolare che indica l’impegno dell’infallibilità. Il Concilio fu interrotto bruscamente dall’irruzione dell’esercito piemontese invasore con la breccia di Porta Pia. Il Papa comandò di opporre solo una resistenza simbolica. Roma fu quindi conquistata, ma i romani non furono contenti e questo è testimoniato dal fatto, ampiamente documentato, che nessuno fra la gente del popolo festeggiò. Anche il sud Italia fu preso, ma non per la ribellione dei meridionali i quali anzi, con il fenomeno passato sotto il nome di “brigantaggio”, si opposero con tutte le forze all’invasore piemontese.
Neppure morendo Pio IX trovò pace: quando nel 1872 all’età di 86 anni morì, mentre il feretro veniva portato in San Lorenzo fuori le mura, come il Pontefice desiderava, la processione venne assaltata da un gruppo di massoni. Fortunatamente si riuscì comunque a condurre il feretro a destinazione.
Il professor Viglione ci ha ricordato a conclusione della sua conferenza che non si poteva parlare del beato Pio IX senza affrontare il tema del Risorgimento, del quale egli è stato in qualche modo l’anti protagonista. Non ha certo guidato la Chiesa in un periodo storico facile e benché tatticamente possa non aver condotto sempre le scelte di governo più giuste, egli ha sempre difeso lo Stato Pontificio con coraggio e portando la croce, per dovere verso il mandato che Dio gli aveva affidato. Sono da ricordare anche altre opere meritorie condotte da questo grande Papa: l’inizio de “l’Osservatore Romano”, il cui primo numero uscì nel 1861 e la proclamazione di San Giuseppe come patrono della Chiesa Universale. Papa Pio IX, proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 2000, fece anche un grande atto di governo ristabilendo la gerarchia episcopale in Inghilterra dopo secoli dallo scisma anglicano.
La conferenza, che ha visto la partecipazione di molti giovani, è stata molto apprezzata dal pubblico presente visto il lungo applauso che ha concluso la serata.

Tutte le conferenze di
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RIASSUNTO  Dal buio alla luce

LA CIVILTÀ CRISTIANA DALLE ORIGINI FINO ALLO SCHIAFFO DI ANAGNI

Il Medioevo è anche il periodo storico in cui sono vissuti più santi
 

Venerdì 2 ottobre il Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese ha ospitato con grande piacere il professor Massimo Viglione per una conferenza dal titolo “Dal buio del paganesimo alla luce del Medioevo”. Il professore è ricercatore e docente universitario, noto per le sue pubblicazioni storiografiche sulle insorgenze controrivoluzionarie, sul Risorgimento e sulla persistenza dell’idea di Crociata nei secoli tardomedievali e moderni. Lodevole è anche la sua costante attività di scrittore, conferenziere e polemista. Nel suo recente volume dal titolo “Dal buio alla luce. Civiltà cristiana e Medioevo”,Viglione ha ricostruito puntualmente la storia dei primi tredici secoli del Cristianesimo della società e civiltà medievali, partendo dagli albori del Cristianesimo antico e arrivando agli inizi del XIV secolo, ovvero alle soglie dei grandi e drammatici mutamenti della prima modernità. Ha cercato di sfatare il pregiudizio dei famigerati “secoli bui”, etichetta che viene data al Medioevo sostanzialmente dai tempi dell’Illuminismo. E’ un pregiudizio totalmente ideologico, perché il Medioevo è stata l’era della Cristianità nella sua interezza religiosa, politica, civile, culturale, sociale, artistica, militare e questo non poteva andare bene alle ideologie che poi avrebbero portato all’ateismo. Nel Medioevo non esisteva l’ateismo; sebbene, come in ogni periodo storico, l’uomo fosse peccatore, però si riconosceva come tale e non metteva minimamente in dubbio l’esistenza di Dio, l’importanza della Chiesa e dei sacramenti, del fatto che questa vita fosse solo una prova e la vera vita fosse quella eterna. La società medievale era basata sull’agricoltura ed è per questo che non esisteva la povertà dovuta alla disoccupazione. Tutti, bene o male, avevano da mangiare e quindi di che vivere. Il signore feudale, pur essendo colui che comandava e pur avendo sicuramente una vita più agiata, dipendeva di fatto dal contadino che gli dava da mangiare. E il contadino era grato al feudatario perché riceveva la sua protezione in caso di aggressioni esterne o guerre. Tutti vivevano in comunità e perciò non erano mai soli e a nessuno mancava l’aiuto. Le corporazioni dei vari mestieri si occupavano degli interessi dei lavoratori e se un uomo moriva, gli altri della corporazione insegnavano il mestiere ai figli, cosicché essi potessero sopravvivere. In realtà nella società medievale c’era ricchezza, basti pensare al fatto che le più belle cattedrali e i più bei castelli ancora oggi visibili furono costruiti grazie ai soldi del popolo. Il Medioevo è anche il periodo storico in cui sono vissuti più santi, pensiamo a san Benedetto, San Francesco e san Domenico. Il primo ha il merito straordinario di aver ricostruito, grazie al monachesimo, la società dalle macerie dell’impero romano che era imploso a causa dell’immoralità dilagante che aveva favorito le invasioni barbariche; il secondo e il terzo, vissuti nel pieno Medioevo, hanno combattuto tenacemente le eresie che si stavano diffondendo con gran velocità e pervasività e che erano pericolose. I catari e gli albigesi, in modo particolare, predicavano la malvagità del corpo che secondo loro inquinava l’anima e impediva di essere puri, tanto da condannare i rapporti sessuali, almeno finché una persona non avesse raggiunto, non si sa come, questa famigerata purezza e tanto da arrivare addirittura alla pratica dell’endura, cioè l’uccisione dei bambini appena battezzati, affinché andassero sicuramente in Paradiso o degli anziani che si fossero appena confessati, non dal sacerdote ma all’interno dei riti eretici. Erano arrivati in questo modo ad ucciderne centinaia di migliaia. San Francesco dimostrò la vera povertà e purezza attraverso la sua vita e quella dei suoi seguaci e la popolazione vedendo la differenza fra loro e gli eretici scelse i francescani. San Domenico ebbe il merito di vincere la parte degli eretici più colti, che infamavano i cristiani definendoli idolatri in quanto adoravano quello che per loro era soltanto un pezzo di pane bianco. Per grazia divina tra le fila dei domenicani nacque san Tommaso D’Aquino che con le sue spiegazioni magistrali dissipò i dubbi e le infamie che le eresie avevano sollevato. Inoltre san Francesco e San Domenico conquistarono le università e le diffusero in tutto il mondo, sconfiggendo così le eresie attraverso la verità e il sapere. La Chiesa viene spesso accusata di aver utilizzato l’Inquisizione per condannare le eresie. Viglione ha spiegato come, in realtà, dall’Inquisizione siano nati i tribunali moderni. Infatti prevedeva un processo, ha inventato la giuria e regolamentato la tortura: non poteva durare più di quindici minuti, non doveva provocare sangue né modifiche del corpo. Sembra poco che l’abbia regolamentata e non tolta, ma all’epoca la tortura era considerata normale e senza l’inquisizione probabilmente gli eretici sarebbero stati massacrati. Nel libro del professor Viglione si trovano tutti questi argomenti spiegati e commentati nel dettaglio e moltissimi altri, come ad esempio il ruolo della donna: le regine che hanno avuto un ruolo importante per il regno, le suore che hanno scritto importanti trattati, come quella che ha redatto il primo grande trattato di antropologia. Oppure lo schiaffo di Anagni, avvenuto nel 1303 e considerato da Viglione la fine del Medioevo perché per la prima volta un imperatore non riconosce più la sovranità della Chiesa. Un libro appassionante e molto approfondito che merita davvero di essere letto.

 

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LUTERO (Angela Pellicciari)

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GUERRA DI SPAGNA (Giovanni Formicola)

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BUGIE SU GALILEO (Rino Cammilleri)

RIASSUNTO  Tutte le bugie su Galileo

LA NASCITA DELLA SCIENZA IN CASA CATTOLICA

Copernico era un sacerdote cattolico e Galileo non è mai stato in carcere

 

Sabato 17 settembre si è svolto a Staggia Senese il 1° Giorno Regionale del Timone della Toscana. Organizzato dal Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia in collaborazione con la rivista mensile di apologetica cattolica “Il Timone” e dagli altri centri culturali del Timone della Toscana.

600 PERSONE PER IL 1° GIORNO DEL TIMONE
La giornata è cominciata con la solenne Santa Messa pontificale celebrata la mattina nella chiesa di Staggia dall’Abate Zielinski vicepresidente della Pontificia commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, alla presenza del Vicario Generale della Diocesi di Siena, mons. Giovanni Soldani e diversi sacerdoti. I numerosi fedeli hanno assistito in raccoglimento a questo momento di preghiera, comprendendo bene che solo affidandosi al Signore la battaglia in difesa della fede cattolica può avere successo. Ha fatto  seguito un pranzo di comunità nei locali messi a disposizione dalla parrocchia, e poi bellissimi momenti di fraternità per le tante famiglie convenute da tutta la Toscana, con numerosi giovani e bambini, nella cornice di un bel pratino verde dove erano allestiti diversi stand con la migliore produzione dell’editoria cattolica.

RINO CAMMILLERI: TUTTE LE BUGIE SU GALILEO
Quindi c’è stata la interessantissima conferenza del professor Rino Cammilleri dal titolo “Tutte le bugie su Galileo”. In occasione dell’anno internazionale dell’astronomia proclamato nel 2009 dall’ONU, a memoria dei 400 anni dall’utilizzazione astronomica da parte di Galileo del cannocchiale, Cammilleri, nota firma del Timone, ha messo in evidenza le inesattezze e le evidenti bugie che la cultura contemporanea insegna a scuola, in televisione e sui giornali sullo scienziato cattolico che ha dato origine alla scienza moderna. Galileo non si considerò mai avversario della Chiesa. Conservò la fede cattolica fino alla morte, fu amico per lungo tempo di papi e di cardinali, (il cardinale Maffeo Barberini, poi eletto Papa con il nome di Urbano VIII, fu suo grande ammiratore) e da molti religiosi fu protetto e incoraggiato nelle sue ricerche. Quando nel 1611 si recò a Roma fu ricevuto persino da Papa Paolo V, con il quale ebbe un lungo e caloroso colloquio. Anche dopo la sentenza del 1633, che, oltre all’abiura, lo “condannava” a recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali per un periodo di tre anni, fu ospitato nella villa del cardinale di Siena, Ascanio Piccolomini, uno dei tanti ecclesiastici che gli volevano bene. Quindi, si trasferì nella sua villa di Arcetri, detta “il gioiello”, alla periferia di Firenze. Morì con la benedizione del Papa e ricevendo l’indulgenza plenaria, segno che la Chiesa non lo considerava certamente un avversario né lui considerava tale la Chiesa. Proprio una favola quella dell’inimicizia, della contrapposizione invincibile, dell’insanabile rottura tra lo scienziato pisano e la Chiesa cattolica. Una favola che per primo contesterebbe proprio lo scienziato pisano. Non va dimenticato, infatti, che al termine della sua vita movimentata, lasciò scritto che “in tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa”.

COPERNICO ERA UN SACERDOTE CATTOLICO
Del resto la teoria eliocentrica (la Terra e i pianeti ruotano attorno al sole) non fu inventata da Galileo. Fu compiutamente enunciata da Copernico, sacerdote cattolico polacco, morto 21 anni prima della nascita di Galileo. Se Copernico decise di pubblicare i suoi studi solo l’anno della sua morte fu per timore di essere dileggiato dai colleghi di studi, non certo da uomini di Chiesa (i papi Clemente VII e Paolo III, cui l’opera di Copernico era dedicata), dai quali ebbe favori e incoraggiamenti.
Cammilleri ha infine ricordato che Galileo non portò alcuna prova scientifica che potesse sostenere senza ombra di dubbio la teoria eliocentrica. Per “provare” che la Terra ruotava intorno al sole sosteneva che le maree erano dovute allo “scuotimento” delle acque causato dal movimento terrestre. Ma questo argomento era scientificamente insostenibile. Avevano ragione i suoi “giudici inquisitoriali”, i quali sapevano bene che le maree sono dovute all’attrazione lunare.

GALILEO NON E’ MAI STATO IN CARCERE
Infine il professore ha ricordato che Galileo non passò nemmeno un minuto in carcere, non venne mai torturato, non gli fu impedito di incontrare colleghi e religiosi, di scrivere, di studiare e di pubblicare libri. Fu con l’Illuminismo e con Voltaire che si riesumò il processo a Galileo, con lo scienziato che fu preso strumentalmente come “testimonial” del perseguitato dalla Chiesa, e da allora sono state scritte pagine di storia che di vero avevano ben poco.

GALILEO NON SUBI’ NESSUNA TORTURA: EPPURE LO PENSA IL 97% DEGLI STUDENTI DI SCIENZE!!!

Nel medioevo si riteneva la terra piatta? No, tutti sapevano che era sferica!

La sfericità della terra è considerata una nozione acquisita, ben nota e non più argomento di discussione sia da Platone sia da Aristotele. Eratostene (rappresentato nel disegno qui a destra), nel III secolo a.C., non solo usò coordinate sferiche per rappresentare i punti della superficie terrestre, ma calcolò anche con ottima approssimazione la circonferenza della Terra. Al tempo di Plinio il vecchio, nel I secolo la forma sferica era generalmente accettata da tutti gli intellettuali del mondo occidentale.
Tolomeo disegnò le sue mappe considerando la terra sferica e i suoi scritti furono basilari per l’astronomia europea nel corso del medioevo. La moderna idea (sbagliata) che nel Medioevo si credesse che la terra fosse piatta è entrata nell’immaginario collettivo nel XIX secolo, frutto delle idee positiviste (della rivoluzione francese).

Fonte: Wikipedia
VIDEO  Servizio del TG2 (stranamente) controcorrente

Vi presentiamo inoltre un interessante servizio del Tg2 che svela dati alla mano alcune menzogne sul caso Galileo.

ARTICOLO  La Chiesa si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo
La Chiesa non ha mai avuto paura della scienza, anzi l’ha promossa

Rimango sempre un po’ perplesso quando vengono date eccessive responsabilità alla Chiesa Cattolica sul caso Galileo. È chiaro che quello che era in gioco era l’unità del sapere e non l’ astronomia, e la Chiesa da secoli garantiva quest’unità culturale.
Per S. Tommaso ogni oggetto esige un suo metodo (Summa Theologica II,II q.1), ma i diversi campi del sapere hanno un significato unico: non a caso la cultura cristiana medievale si esprime nell’ università (un verso unico).
Con gli strumenti culturali e scientifici dell’epoca difficilmente la Chiesa Cattolica avrebbe potuto dare un giudizio diverso da quello che diede, ed è storicamente assurdo pretendere che potesse assumere quelle posizioni che assumeremmo noi oggi, ricchi del bagaglio culturale e scientifico di altri 400 anni. Il caso Galileo è una vicenda che nasce e si conclude all’ interno della Chiesa, ma anticlericali e massoni hanno tutto l’interesse a mantenere la frattura tra fede e scienza usando Galileo contro la sua stessa fede, così eroicamente dimostrata quando per amore alla Chiesa scelse di pronunciare la sua abiura.
La Chiesa non poteva avere paura della scienza per il semplice motivo che quello che Galileo sosteneva all’epoca non era ancora scienza: la teoria tolemaica e aristotelica facevano scuola da due millenni, e la Chiesa riconosceva come scienza quello che tutti riconoscevano come tale.
Tuttavia già papa Paolo III amava farsi mostrare da Copernico in visita a Roma i pianeti medicei, e restò aperto all’ipotesi dell’eliocentrismo tanto che lo scienziato polacco gli dedicò un suo libro.
Ecco quello che scrive San Roberto Bellarmino, il cardinale che per primo ebbe a che fare con Galileo, in una lettera del 12 aprile 1615: “Dire che la terra si muova ed il sole stia fermo è benissimo detto, e non v’ha pericolo alcuno. Quando ci fosse vera dimostrazione che il sole stia al centro del mondo, allora bisognerà andare con molta considerazione in esplicare le Scritture,… e dire piuttosto che lo intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tale dimostrazione finchè non mi sia mostrata”.
San Bellarmino dimostra quindi una notevole apertura alla possibilità presentata da Galileo, fino al punto di essere disposto a ridiscutere la lettura della Bibbia. In fondo però cosa chiede San Bellarmino a Galileo? le prove, quelle prove che Galileo non porterà mai. Infatti la conferma del moto della terra si avrà solo con Newton, ma prove precise si avranno solo con Bradley (1725), con la scoperta della parallasse stellare nel 1827 e infine con Foucald nel 1851.
Galileo pretendeva che tutto il mondo scientifico e la Chiesa si inchinassero davanti ad una sua intuizione che solo nei secoli successivi si dimostrerà giusta.
La sua era una pretesa che dal punto di vista scientifico sarebbe ritenuta anche oggi inaccettabile. Egli aveva contro tutto il mondo scientifico, da Cartesio a Keplero che contestava le prove(le maree) portate dallo scienziato pisano a favore dell’eliocentrismo, e perfino nel secolo successivo scienziati come Laplace e Poincaré ritenevano ancora che l’eliocentrismo fosse una pura ipotesi.
La Chiesa riconobbe con notevole anticipo rispetto alle conferme scientifiche la validità dell’ipotesi galileiana, già a metà del ‘700, e poi nel 1822 con Pio VII, quando ancora mancavano alcuni elementi per le prove definitive: era impossibile pretendere che la Chiesa del XVII secolo, contro tutto il mondo scientifico, riconoscesse per vero quello che Galileo affermava: per questo gli chiese di parlare per ipotesi (“ex suppositione”).
Il card. Ratzinger nel 1992 citava il filosofo agnostico Feyerabend: “La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galilei fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione”.
Infatti quello che successe in seguito non appartiene più al discorso scientifico: i discepoli di Galileo andavano tra la gente dicendo che la Bibbia sbagliava e andava corretta, affermando una verità parziale che poco serviva alla educazione del popolo. Galileo amava qualificarsi anche come filosofo, e forse avrebbe fatto meglio a limitarsi ad attaccare come puro scienziato il sistema scientifico tolemaico, anziché la Bibbia. Galileo, cattolico e padre di due monache, era stato difeso dal Sant’Uffizio anni prima sulla questione delle comete, ora Papa Urbano VIII cercava paternamente di fargli capire che le sue ipotesi stavano sconfinando in un terreno diverso dalla scienza, e voleva anche evitare ulteriori fonti di rottura col mondo protestante, rigidamente anti-eliocentrico. Anche Giovanni Paolo II nel suo discorso “riabilitativo” di Galileo del 1992 afferma: “Come la maggior parte dei suoi avversari Galileo non fa distinzione tra quello che è l’approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura di ordine filosofico che esso generalmente richiama. È per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un’ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili”.
Galileo pubblicherà ugualmente il Dialogo, in cui farà apparire Urbano VIII come uno sciocco: è solo a questo punto che scatta il caso Galileo nella parzialità con cui ci è stato tramandato, a questo punto un caso politico interno alla Chiesa, e non più un caso scientifico: Galileo contravvenne a tutti i consigli del Papa, per questo venne condannato, come ben spiega Luigi Negri in Controstoria.
Nel frattempo il card. Bellarmino era morto, ed il processo venne condotto a termine da alcuni gesuiti, tra il dispiacere del Papa e la disapprovazione di molti nella Chiesa: è sbagliato dire che la Chiesa tutta di allora in quanto tale lo avrebbe condannato. Galileo abiurò per amore alla Chiesa e occorrerebbe lasciarsi interrogare da questo suo grande gesto. In seguito visse in una villa messa a disposizione da un ecclesiastico e sua figlia Suor Celeste fece per suo padre la “terribile” penitenza comminatagli dal S. Uffizio: recitare i salmi penitenziali.
La sua abiura non compromise il progresso scientifico successivo: scienziati come Ampère, A. Volta, l’abate G. Mendel e J. Von Neumann (padre dei computer) erano tutti cattolici. L’esito negativo del caso Galileo fu la contrapposizione tra mondo scientifico e religioso e la sistematica attribuzione di merito a Galileo di tutto quello che la scienza produceva, pur di avversare la concezione religiosa della vita. In realtà l’incomprensione fa parte da sempre della storia di ogni genio.
Un secolo prima il chirurgo francese A. Paré, il primo a usare fili di sutura per le ferite e a praticare la legatura delle arterie, fu deriso dai colleghi che lo chiamavano “il sartino”, ma per fare queste scoperte non ebbe bisogno di conoscere il metodo galileiano, né di contrapporre scienza e fede, infatti creò il celebre motto “Je le pansai, Dieu le guérit”.
Il mondo scientifico in seguito nella sua conquistata autonomia non dimostrò tuttavia meno rigidità dei gesuiti con Galileo: nel 1628 l’inglese Harvey scoprì la circolazione del sangue e venne condannato come pazzo, eppure in Inghilterra all’epoca la Chiesa Cattolica era del tutto inesistente da decenni: da dove arrivava allora questa ostilità verso la scienza?
Il medico francese Laennec, il primo a intuire l’origine batterica specifica della tubercolosi ed inventore dello stetoscopio e Mesmer, creatore della psicoterapia, vennero emarginati dal loro mondo scientifico, ma anche lì la Chiesa non c’entrava.
Ma l’esempio più clamoroso di emarginazione è quello dell’ungherese Ignazio Semmelweis che a Vienna ridusse la mortalità da sepsi puerperale dal 12% allo 0,5% in soli due anni, contro la mortalità del 33% del suo direttore Klein che con altri baroni universitari fece in modo che Semmelweis fosse licenziato, esposto alla pubblica derisione, perdendo la cattedra universitaria, finendo i suoi giorni in manicomio dove subì anche sevizie fisiche.
Rispetto a Galileo le differenze sono molte: innanzitutto in gioco c’era la vita concreta di donne che partorivano e non una semplice teoria astronomica senza incidenza diretta sulla vita concreta della gente, quindi l’errore aveva conseguenze dirette sulle persone. Inoltre, Semmelweis aveva portato prove più che evidenti delle sue ipotesi, e aveva dalla sua parte almeno cinque grandi medici della Scuola Viennese (tra cui Herba, Rokitansky) che difendevano anche pubblicamente la sua teoria, mentre Galileo aveva contro tutto il mondo scientifico della sua epoca e quindi l’errore scientifico dei gesuiti è stato meno grave. L’errore degli avversari di Semmelweis invece continuò a permettere che donne concrete morissero nella loro “clinica della morte”, mentre l’errore dei gesuiti non ha fatto mai morire nessuno, a conferma della principale preoccupazione della Chiesa che ancora oggi al di là delle possibili incoerenze non perde mai di vista l’essenziale e cioè il bene delle persone.

 

Fabio Sansonna

Fonte: Journal of Medicine and the Person, 20/03/2006

Pubblicato su BastaBugie n.227

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