RIASSUNTO Tutte le bugie su Galileo
LA NASCITA DELLA SCIENZA IN CASA CATTOLICA
Sabato 17 settembre si è svolto a Staggia Senese il 1° Giorno Regionale del Timone della Toscana. Organizzato dal Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia in collaborazione con la rivista mensile di apologetica cattolica “Il Timone” e dagli altri centri culturali del Timone della Toscana.
600 PERSONE PER IL 1° GIORNO DEL TIMONE
La giornata è cominciata con la solenne Santa Messa pontificale celebrata la mattina nella chiesa di Staggia dall’Abate Zielinski vicepresidente della Pontificia commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, alla presenza del Vicario Generale della Diocesi di Siena, mons. Giovanni Soldani e diversi sacerdoti. I numerosi fedeli hanno assistito in raccoglimento a questo momento di preghiera, comprendendo bene che solo affidandosi al Signore la battaglia in difesa della fede cattolica può avere successo. Ha fatto seguito un pranzo di comunità nei locali messi a disposizione dalla parrocchia, e poi bellissimi momenti di fraternità per le tante famiglie convenute da tutta la Toscana, con numerosi giovani e bambini, nella cornice di un bel pratino verde dove erano allestiti diversi stand con la migliore produzione dell’editoria cattolica.
RINO CAMMILLERI: TUTTE LE BUGIE SU GALILEO
Quindi c’è stata la interessantissima conferenza del professor Rino Cammilleri dal titolo “Tutte le bugie su Galileo”. In occasione dell’anno internazionale dell’astronomia proclamato nel 2009 dall’ONU, a memoria dei 400 anni dall’utilizzazione astronomica da parte di Galileo del cannocchiale, Cammilleri, nota firma del Timone, ha messo in evidenza le inesattezze e le evidenti bugie che la cultura contemporanea insegna a scuola, in televisione e sui giornali sullo scienziato cattolico che ha dato origine alla scienza moderna. Galileo non si considerò mai avversario della Chiesa. Conservò la fede cattolica fino alla morte, fu amico per lungo tempo di papi e di cardinali, (il cardinale Maffeo Barberini, poi eletto Papa con il nome di Urbano VIII, fu suo grande ammiratore) e da molti religiosi fu protetto e incoraggiato nelle sue ricerche. Quando nel 1611 si recò a Roma fu ricevuto persino da Papa Paolo V, con il quale ebbe un lungo e caloroso colloquio. Anche dopo la sentenza del 1633, che, oltre all’abiura, lo “condannava” a recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali per un periodo di tre anni, fu ospitato nella villa del cardinale di Siena, Ascanio Piccolomini, uno dei tanti ecclesiastici che gli volevano bene. Quindi, si trasferì nella sua villa di Arcetri, detta “il gioiello”, alla periferia di Firenze. Morì con la benedizione del Papa e ricevendo l’indulgenza plenaria, segno che la Chiesa non lo considerava certamente un avversario né lui considerava tale la Chiesa. Proprio una favola quella dell’inimicizia, della contrapposizione invincibile, dell’insanabile rottura tra lo scienziato pisano e la Chiesa cattolica. Una favola che per primo contesterebbe proprio lo scienziato pisano. Non va dimenticato, infatti, che al termine della sua vita movimentata, lasciò scritto che “in tutte le opere mie, non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di Santa Chiesa”.
COPERNICO ERA UN SACERDOTE CATTOLICO
Del resto la teoria eliocentrica (la Terra e i pianeti ruotano attorno al sole) non fu inventata da Galileo. Fu compiutamente enunciata da Copernico, sacerdote cattolico polacco, morto 21 anni prima della nascita di Galileo. Se Copernico decise di pubblicare i suoi studi solo l’anno della sua morte fu per timore di essere dileggiato dai colleghi di studi, non certo da uomini di Chiesa (i papi Clemente VII e Paolo III, cui l’opera di Copernico era dedicata), dai quali ebbe favori e incoraggiamenti.
Cammilleri ha infine ricordato che Galileo non portò alcuna prova scientifica che potesse sostenere senza ombra di dubbio la teoria eliocentrica. Per “provare” che la Terra ruotava intorno al sole sosteneva che le maree erano dovute allo “scuotimento” delle acque causato dal movimento terrestre. Ma questo argomento era scientificamente insostenibile. Avevano ragione i suoi “giudici inquisitoriali”, i quali sapevano bene che le maree sono dovute all’attrazione lunare.
GALILEO NON E’ MAI STATO IN CARCERE
Infine il professore ha ricordato che Galileo non passò nemmeno un minuto in carcere, non venne mai torturato, non gli fu impedito di incontrare colleghi e religiosi, di scrivere, di studiare e di pubblicare libri. Fu con l’Illuminismo e con Voltaire che si riesumò il processo a Galileo, con lo scienziato che fu preso strumentalmente come “testimonial” del perseguitato dalla Chiesa, e da allora sono state scritte pagine di storia che di vero avevano ben poco.
GALILEO NON SUBI’ NESSUNA TORTURA: EPPURE LO PENSA IL 97% DEGLI STUDENTI DI SCIENZE!!!
La sfericità della terra è considerata una nozione acquisita, ben nota e non più argomento di discussione sia da Platone sia da Aristotele. Eratostene (rappresentato nel disegno qui a destra), nel III secolo a.C., non solo usò coordinate sferiche per rappresentare i punti della superficie terrestre, ma calcolò anche con ottima approssimazione la circonferenza della Terra. Al tempo di Plinio il vecchio, nel I secolo la forma sferica era generalmente accettata da tutti gli intellettuali del mondo occidentale.
Tolomeo disegnò le sue mappe considerando la terra sferica e i suoi scritti furono basilari per l’astronomia europea nel corso del medioevo. La moderna idea (sbagliata) che nel Medioevo si credesse che la terra fosse piatta è entrata nell’immaginario collettivo nel XIX secolo, frutto delle idee positiviste (della rivoluzione francese).
VIDEO Servizio del TG2 (stranamente) controcorrente
Vi presentiamo inoltre un interessante servizio del Tg2 che svela dati alla mano alcune menzogne sul caso Galileo.
ARTICOLO La Chiesa si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo
Rimango sempre un po’ perplesso quando vengono date eccessive responsabilità alla Chiesa Cattolica sul caso Galileo. È chiaro che quello che era in gioco era l’unità del sapere e non l’ astronomia, e la Chiesa da secoli garantiva quest’unità culturale.
Per S. Tommaso ogni oggetto esige un suo metodo (Summa Theologica II,II q.1), ma i diversi campi del sapere hanno un significato unico: non a caso la cultura cristiana medievale si esprime nell’ università (un verso unico).
Con gli strumenti culturali e scientifici dell’epoca difficilmente la Chiesa Cattolica avrebbe potuto dare un giudizio diverso da quello che diede, ed è storicamente assurdo pretendere che potesse assumere quelle posizioni che assumeremmo noi oggi, ricchi del bagaglio culturale e scientifico di altri 400 anni. Il caso Galileo è una vicenda che nasce e si conclude all’ interno della Chiesa, ma anticlericali e massoni hanno tutto l’interesse a mantenere la frattura tra fede e scienza usando Galileo contro la sua stessa fede, così eroicamente dimostrata quando per amore alla Chiesa scelse di pronunciare la sua abiura.
La Chiesa non poteva avere paura della scienza per il semplice motivo che quello che Galileo sosteneva all’epoca non era ancora scienza: la teoria tolemaica e aristotelica facevano scuola da due millenni, e la Chiesa riconosceva come scienza quello che tutti riconoscevano come tale.
Tuttavia già papa Paolo III amava farsi mostrare da Copernico in visita a Roma i pianeti medicei, e restò aperto all’ipotesi dell’eliocentrismo tanto che lo scienziato polacco gli dedicò un suo libro.
Ecco quello che scrive San Roberto Bellarmino, il cardinale che per primo ebbe a che fare con Galileo, in una lettera del 12 aprile 1615: “Dire che la terra si muova ed il sole stia fermo è benissimo detto, e non v’ha pericolo alcuno. Quando ci fosse vera dimostrazione che il sole stia al centro del mondo, allora bisognerà andare con molta considerazione in esplicare le Scritture,… e dire piuttosto che lo intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia tale dimostrazione finchè non mi sia mostrata”.
San Bellarmino dimostra quindi una notevole apertura alla possibilità presentata da Galileo, fino al punto di essere disposto a ridiscutere la lettura della Bibbia. In fondo però cosa chiede San Bellarmino a Galileo? le prove, quelle prove che Galileo non porterà mai. Infatti la conferma del moto della terra si avrà solo con Newton, ma prove precise si avranno solo con Bradley (1725), con la scoperta della parallasse stellare nel 1827 e infine con Foucald nel 1851.
Galileo pretendeva che tutto il mondo scientifico e la Chiesa si inchinassero davanti ad una sua intuizione che solo nei secoli successivi si dimostrerà giusta.
La sua era una pretesa che dal punto di vista scientifico sarebbe ritenuta anche oggi inaccettabile. Egli aveva contro tutto il mondo scientifico, da Cartesio a Keplero che contestava le prove(le maree) portate dallo scienziato pisano a favore dell’eliocentrismo, e perfino nel secolo successivo scienziati come Laplace e Poincaré ritenevano ancora che l’eliocentrismo fosse una pura ipotesi.
La Chiesa riconobbe con notevole anticipo rispetto alle conferme scientifiche la validità dell’ipotesi galileiana, già a metà del ‘700, e poi nel 1822 con Pio VII, quando ancora mancavano alcuni elementi per le prove definitive: era impossibile pretendere che la Chiesa del XVII secolo, contro tutto il mondo scientifico, riconoscesse per vero quello che Galileo affermava: per questo gli chiese di parlare per ipotesi (“ex suppositione”).
Il card. Ratzinger nel 1992 citava il filosofo agnostico Feyerabend: “La Chiesa dell’epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galilei fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione”.
Infatti quello che successe in seguito non appartiene più al discorso scientifico: i discepoli di Galileo andavano tra la gente dicendo che la Bibbia sbagliava e andava corretta, affermando una verità parziale che poco serviva alla educazione del popolo. Galileo amava qualificarsi anche come filosofo, e forse avrebbe fatto meglio a limitarsi ad attaccare come puro scienziato il sistema scientifico tolemaico, anziché la Bibbia. Galileo, cattolico e padre di due monache, era stato difeso dal Sant’Uffizio anni prima sulla questione delle comete, ora Papa Urbano VIII cercava paternamente di fargli capire che le sue ipotesi stavano sconfinando in un terreno diverso dalla scienza, e voleva anche evitare ulteriori fonti di rottura col mondo protestante, rigidamente anti-eliocentrico. Anche Giovanni Paolo II nel suo discorso “riabilitativo” di Galileo del 1992 afferma: “Come la maggior parte dei suoi avversari Galileo non fa distinzione tra quello che è l’approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura di ordine filosofico che esso generalmente richiama. È per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un’ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili”.
Galileo pubblicherà ugualmente il Dialogo, in cui farà apparire Urbano VIII come uno sciocco: è solo a questo punto che scatta il caso Galileo nella parzialità con cui ci è stato tramandato, a questo punto un caso politico interno alla Chiesa, e non più un caso scientifico: Galileo contravvenne a tutti i consigli del Papa, per questo venne condannato, come ben spiega Luigi Negri in Controstoria. Nel frattempo il card. Bellarmino era morto, ed il processo venne condotto a termine da alcuni gesuiti, tra il dispiacere del Papa e la disapprovazione di molti nella Chiesa: è sbagliato dire che la Chiesa tutta di allora in quanto tale lo avrebbe condannato. Galileo abiurò per amore alla Chiesa e occorrerebbe lasciarsi interrogare da questo suo grande gesto. In seguito visse in una villa messa a disposizione da un ecclesiastico e sua figlia Suor Celeste fece per suo padre la “terribile” penitenza comminatagli dal S. Uffizio: recitare i salmi penitenziali.
La sua abiura non compromise il progresso scientifico successivo: scienziati come Ampère, A. Volta, l’abate G. Mendel e J. Von Neumann (padre dei computer) erano tutti cattolici. L’esito negativo del caso Galileo fu la contrapposizione tra mondo scientifico e religioso e la sistematica attribuzione di merito a Galileo di tutto quello che la scienza produceva, pur di avversare la concezione religiosa della vita. In realtà l’incomprensione fa parte da sempre della storia di ogni genio.
Un secolo prima il chirurgo francese A. Paré, il primo a usare fili di sutura per le ferite e a praticare la legatura delle arterie, fu deriso dai colleghi che lo chiamavano “il sartino”, ma per fare queste scoperte non ebbe bisogno di conoscere il metodo galileiano, né di contrapporre scienza e fede, infatti creò il celebre motto “Je le pansai, Dieu le guérit”.
Il mondo scientifico in seguito nella sua conquistata autonomia non dimostrò tuttavia meno rigidità dei gesuiti con Galileo: nel 1628 l’inglese Harvey scoprì la circolazione del sangue e venne condannato come pazzo, eppure in Inghilterra all’epoca la Chiesa Cattolica era del tutto inesistente da decenni: da dove arrivava allora questa ostilità verso la scienza?
Il medico francese Laennec, il primo a intuire l’origine batterica specifica della tubercolosi ed inventore dello stetoscopio e Mesmer, creatore della psicoterapia, vennero emarginati dal loro mondo scientifico, ma anche lì la Chiesa non c’entrava.
Ma l’esempio più clamoroso di emarginazione è quello dell’ungherese Ignazio Semmelweis che a Vienna ridusse la mortalità da sepsi puerperale dal 12% allo 0,5% in soli due anni, contro la mortalità del 33% del suo direttore Klein che con altri baroni universitari fece in modo che Semmelweis fosse licenziato, esposto alla pubblica derisione, perdendo la cattedra universitaria, finendo i suoi giorni in manicomio dove subì anche sevizie fisiche.
Rispetto a Galileo le differenze sono molte: innanzitutto in gioco c’era la vita concreta di donne che partorivano e non una semplice teoria astronomica senza incidenza diretta sulla vita concreta della gente, quindi l’errore aveva conseguenze dirette sulle persone. Inoltre, Semmelweis aveva portato prove più che evidenti delle sue ipotesi, e aveva dalla sua parte almeno cinque grandi medici della Scuola Viennese (tra cui Herba, Rokitansky) che difendevano anche pubblicamente la sua teoria, mentre Galileo aveva contro tutto il mondo scientifico della sua epoca e quindi l’errore scientifico dei gesuiti è stato meno grave. L’errore degli avversari di Semmelweis invece continuò a permettere che donne concrete morissero nella loro “clinica della morte”, mentre l’errore dei gesuiti non ha fatto mai morire nessuno, a conferma della principale preoccupazione della Chiesa che ancora oggi al di là delle possibili incoerenze non perde mai di vista l’essenziale e cioè il bene delle persone.
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