L'INFERNO NON E' VUOTO (P. Serafino Lanzetta)

RIASSUNTO  L'inferno esiste

L'ATTUALITA' DEI NOVISSIMI: MORTE, GIUDIZIO, INFERNO, PARADISO

Se si nega l’inferno si causa uno sconquasso nell'insieme architettonico della fede e della stessa teologia

 

Il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese ha trattato il 20 novembre 2009 una delle verità cattoliche di cui ingiustamente si parla sempre meno: l’inferno.
Ci siamo posti la domanda se abbia senso parlare ancora di inferno all’uomo moderno. Alcuni poi, purtroppo anche nella Chiesa, parlano di inferno vuoto. Molti inoltre si chiedono: se Dio e’ buono, come può permettere che gli uomini vadano all’inferno?
A parlare di questo argomento abbiamo ospitato tra noi padre Serafino Lanzetta, Francescano dell’Immacolata, Direttore della rivista teologica "Fides Catholica", professore di Teologia Dogmatica presso l’Istituto Teologico "Immacolata Mediatrice" a Cassino, parroco della Chiesa di S. Salvatore in Ognissanti a Firenze.
Ci si è interrogati sulla possibilità di un’eterna dannazione, per argomentare sul tentativo contemporaneo di annacquare questa verità di fede con un concetto parziale di misericordia. La realtà dell’inferno è certo raccapricciante, ma fa capire che, per guadagnare la Vita eterna, bisogna passare per una «porta stretta» (Mt 7,13), la porta della responsabilità per il dono di Dio che è la propria libertà. L’uomo è chiamato a confrontarsi con Dio al termine della sua vita; viene da Dio e ritorna a Dio, ma vi ritorna col dono della sua vita che deve riconsegnare al Creatore e al Signore e per la quale gli sarà chiesto conto.
L’inferno ha la sua radice biblica nell’A.T. lì dove si inizia a concepire la retribuzione dell’empio e trova una risposta più adeguata nella successiva evoluzione del modo di presentare il regno dei morti, lo scheol. Nei Salmi (16; 49; 73) il giusto spera che Dio lo libererà dal regno dei morti per portarlo con sé, mentre gli empi rimarranno per sempre in questo luogo dei morti rimanendo per sempre nella morte. Con i Profeti e particolarmente con Isaia e poi con Daniele si annuncia un Giudizio escatologico in cui avranno diversa sorte i giusti e gli empi. Questo scheol diviene, nella predicazione prima del Battista e poi del Salvatore, il «fuoco eterno» nel quale andranno quelli che non saranno riconosciuti da Cristo (cf Mt 25,1-12). Gesù nella sua predicazione annuncia chiaramente l’esclusione dal Regno di coloro che hanno declinato l’invito della sua grazia a partecipare alla sua mensa, perché operatori di iniquità. Alla fine del mondo ci sarà una distinzione tra giusti ed empi (cf Mt 13,49) con l’esclusione definitiva di questi ultimi dalla «vita eterna». Infatti, «chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita» (Gv 3,36). E così anche san Paolo si fa assertore di questa verità quando dice che «gli ingiusti non saranno eredi del regno di Dio» (1Cor 6,9), i viziosi e i perversi non erediteranno il Regno di Dio (cf Gal 5,19-21; Ef 5,5). Nel N.T. si parla anche di un dolore sensibile che è causato da un “fuoco” non puramente simbolico ma tale da far penare realmente le anime e questo fuoco è eterno.
Il Magistero recente della Chiesa in Lumen gentium 48, la Professione di fede di Paolo VI (30 giugno 1968) e il Catechismo della Chiesa Cattolica ai nn. 1033-1037, ribadiscono la realtà dell’inferno. Sempre il Catechismo, al n. 1861, dichiara che il peccato mortale, se non perdonato, provoca l’esclusione dal Regno di Dio.
La verità dell’inferno è legata a molte altre verità di fede e si relaziona con diversi dati teologici. Se si nega l’inferno si causa uno sconquasso nell’insieme architettonico della fede e della stessa teologia.
La misericordia non esclude la giustizia di Dio, ma la presuppone e la completa superandola nel dono gratuito del perdono. La misericordia è sempre un prezzo “doloroso” pagato da Dio nel suo Figlio divenuto servo, divenuto peccato in nostro favore perché noi diventassimo giustizia di Dio per mezzo di Lui (cf 2Cor 5,21). La misericordia non è elargita chiudendo gli occhi dinanzi al male, ignorandolo, tollerandolo fino a far finta che esso non sia quel «mistero di iniquità» che offende Dio, sconvolge l’intero ordine della creazione e fa ripiegare in modo egoistico sulle creature. O il peccato è un male reale che ha ripercussioni eterne – quando non perdonato, rimane in eterno – o siamo tutti incamminati sulla zattera della fantasia, gli unici protagonisti del bene e del male, incapaci però di rendere ragione dell’offesa e dalla schiavizzazione di tanti nostri simili.
Solo se c’è l’inferno eterno quale punizione dell’ostinazione nel peccato il perdono di Dio non è apparente, la vita di Grazia nei Sacramenti è una reale comunione con Cristo, la conversione una possibilità di ritornare al Dio vivente, il Paradiso l’eterna gioia nel possesso definitivo di Dio nella carità.

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STORICITA' DEI VANGELI (Andrea Tornielli)

RIASSUNTO  La storicità dei Vangeli

I VANGELI RISPETTANO TUTTI I CRITERI SCIENTIFICI DI CREDIBILITA' STORICA

Tante prove confermano che non potevano essere scritti a tavolino inventando una storia

 

La terza edizione de Il giorno del Timone della Toscana, svoltasi a Staggia Senese sabato 17 settembre ha visto la partecipazione di nomi illustri come Andrea Tornielli, giornalista e scrittore, vaticanista de La Stampa e collaboratore del Timone, che ha tenuto una conferenza sulla storicità dei Vangeli.
Tornielli ci ha subito ricordato che questo tema è di enorme importanza visto che il Cristianesimo non è una religione come tutte le altre. Le religioni non sono altro che un tentativo dell'uomo di andare verso Dio, di costruire un ponte verso l'infinito a cui naturalmente aspira; il Cristianesimo, al contrario, ha alla sua origine un fatto: Dio stesso è venuto incontro all'uomo incarnandosi, in un momento storico ben preciso. Gran parte del mondo calcola lo scorrere dei giorni e degli anni a partire da quell'evento. Il Cristianesimo non è una filosofia, un'insieme di massime, riti o dogmi ma, come lo definisce il Santo Padre Benedetto XVI è l'incontro con una Persona.
Il cristiano ogni domenica alla Santa Messa recitando il Credo ad un certo punto nomina un prefetto di Giudea, Ponzio Pilato. Questo aggancio con la storia è stato voluto dalla Chiesa stessa fin dalle sue origini. Un archeologo, scavando a Cesarea Marittima trovò un'iscrizione che conferma l'esistenza di Ponzio Pilato; del resto c'è da dire che fino ad ora nessuna scoperta scientifica ha mai smentito alcun versetto del Vangelo, anzi ne ha dato solo conferme.
Sulla storicità dei Vangeli, ha ribadito Tornielli, sta o cade la fede cristiana. Certo forse non è attraverso le scoperte storiche e scientifiche che si possono portare le persone a convertirsi, perché Dio ha lasciato a ciascun uomo una libertà infinita; ma certamente queste scoperte commuovono e confermano nella fede chi già la possiede. I codici sono dei granelli che ci aiutano a capire che ciò che leggiamo nei Vangeli sono testimonianze vissute da chi c'era.
La testimonianza oculare nel Vangelo possiede un'enorme importanza. Nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli ai versetti 15 e 16 è narrato l'episodio della nomina dell'apostolo successore di Giuda Iscariota. Da quell'episodio si apprende che il requisito fondamentale per diventare apostolo di Cristo non è quello di essere pio o intellettualmente preparato, ma di essere stato con Gesù fin dall'inizio della sua predicazione e testimone della sua Resurrezione.
Se si pensa che i Vangeli sono stati scritti già a partire dal I secolo, non lontani dai fatti e quando molti testimoni erano ancora vivi, si esclude che possano essere stati scritti a tavolino. Colin Roberts pubblica un frammento di un papiro egiziano risalente al 125 d.C. su cui si trova una parte del Vangelo di Giovanni e al 157 d.C. risale il canone dei Vangeli già formato scoperto da Muratori, che ha ricevuto l'approvazione di Pio I.
In tutti i licei si studiano come vere le vite di personaggi dei quali esistono pochissimi frammenti di codici che ne certifichino l'autenticità storica. Del poeta latino Orazio esistono 150 frammenti, di Platone 11 e di Tacito appena 1. Del Nuovo Testamento del Vangelo ne esistono ben 2500. Possiamo dire quindi a ragione che Gesù Cristo è il personaggio storico di cui con maggiore certezza possiamo affermare non solo l'esistenza, ma anche i particolari della sua vita.
I Vangeli inoltre rispettano tutti i criteri di credibilità storica: credibilità del testo, della veste letteraria, degli autori, dell'ambientazione e del contenuto.
Alcune argomentazioni riguardano la logicità della veste letteraria. Ad esempio se si guarda al nome di Gesù si scopre che era uno dei nomi più diffusi nella Palestina all'epoca dei fatti. Non ha senso che l'ipotetico inventore della religione cristiana abbia chiamato il suo fondatore con un nome così comune. È come se noi oggi inventando il nome del fondatore di una nuova religione lo chiamassimo Mario Rossi. Ovviamente sceglieremmo un nome più altisonante e maggiormente caratterizzante…
Altri due momenti cruciali della storia presentano delle incongruenze con la mentalità dell'epoca: la nascita e la morte di Gesù. Alla nascita, narrata dall'evangelista Matteo grazie al racconto di Giuseppe e dall'evangelista Luca grazie a quello di Maria, i primi ad accorrere furono i pastori. Essi nella società giudaica di allora erano considerati border line: vivevano di espedienti, spesso di furti e non conoscevano nessuna pratica igienica. Erano suddivisi in tre categorie: quelli che avevano il bestiame vicino a casa, quelli che migravano solo in certi periodi dell'anno e quelli invece che si spostavano continuamente. Sono quest'ultimi ad andare alla grotta di Gesù: i più disprezzati, dei quali non valeva neppure la testimonianza in tribunale. Eppure loro furono i primi testimoni della nascita di Cristo. Quale essere umano, dovendosi inventare una storia credibile innanzitutto per i suoi contemporanei avrebbe inventato una storia simile? Per non parlare della morte di Gesù, dopo la quale, le prime testimoni della Resurrezione sono due donne. Nella struttura giuridica dell'ebraismo dell'epoca la donna, essendo considerata inferiore all'uomo, non poteva testimoniare in un tribunale, dato che la sua testimonianza non valeva nulla. E un uomo avrebbe inventato la storia del Messia, cioè il Salvatore del mondo, inserendo come testimoni, quali garanti della veridicità degli avvenimenti, persone appartenenti a categorie sociali le cui testimonianze non contavano assolutamente nulla? Sarebbe stato fuori dalla logica umana.
La stessa cosa vale per le figuracce fatte da Pietro, colui che sarebbe diventato capo visibile della Chiesa: nessun uomo per rendere credibile e allettante il Vangelo avrebbe presentato Pietro come un uomo facile alla caduta e al tradimento, ma anzi lo avrebbe presentato come saggio, coraggioso e fedele fino alla fine. Ma gli evangelisti non potevano scrivere diversamente perché questa è la storia vera. Anche il testo letterario ha la sua importanza. Per secoli, ad esempio, gli esegeti hanno studiato il brano della guarigione presso la piscina di Betsaida, narrato nel Vangelo di Giovanni in cui si parla di una piscina a cinque portici. Dato che secondo questi esperti non poteva esistere una piscina con cinque portici ma al massimo con quattro, avevano da sempre cercato di dare al numero cinque una interpretazione allegorica. Finché la studiosa Picozza non scoprì l'esistenza della piscina: nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il quinto portico fosse centrale. L'utilizzo della forma "c'è" al presente invece che "c'era" dimostra che questo episodio è stato scritto prima del 70 d.C., anno in cui Gerusalemme fu rasa al suolo.
Carmignac ha portato avanti degli studi per dimostrare che esiste un testo ebraico precedente a quello greco. Nella traduzione ebraica della preghiera del Benedictus soltanto nelle prime tre righe tre parole hanno la stessa radice dei tre protagonisti: Giovanni, Zaccaria, Elisabetta. Difficile credere che sia semplicemente un caso. Se così non fosse, l'origine dei Vangeli sarebbe più antica della versione greca, quindi molto più vicina all'epoca dei fatti.
Lo scrittore Andrea Tornielli, concludendo la sua relazione, ha spiegato che non sarebbe bastato un giorno per esaurire l'argomento e portare alla luce tutti gli studi e le scoperte che dimostrano la storicità dei Vangeli.
Certo è che il Vangelo non si spiega attraverso categorie sociologiche e non si incasella nelle logiche umane. Del resto non si spiega come delle persone rozze e concrete quali erano gli apostoli, abituati ad arrendersi solo all'evidenza dei fatti, davanti ai quali Gesù risorto mangia e beve per farli credere, abbiano iniziato per una pura invenzione, a soli due giorni dalla sua morte, ad annunciare il Vangelo e a farsi uccidere per questo. Ma più di tutto non si spiega come la Chiesa, composta da uomini imperfetti e peccatori fin dalle sue origini, abbia potuto attraversare più di 2000 anni di storia reggendosi su una invenzione senza che nessun uomo, nessuna istituzione e persino nessun regime totalitario sia riuscito a smascherarla o semplicemente a farla cadere. Ciò dimostra senza ombra di dubbio che il suo fondatore è Dio.

VIDEO  Clip dal film "God's not dead 2"

I VANGELI SONO AUTENTICI

Nel film God's not dead 2, che narra il processo a una insegnante che ha parlato di Gesù in classe, tra i vari testimoni c'è James Warner Wallace, agente FBI del dipartimento di casi irrisolti… Non è un attore, ma una persona reale che recita la parte di "se stesso".



Per approfondimenti sul film "God's not dead", clicca qui!

ARTICOLO  La fede è amica della ragione

OMELIA DI MONS. MORAGLIA AL GIORNO DEL TIMONE

Il Vescovo di La Spezia (oggi Patriarca di Venezia), ha detto che "è necessario che strumenti culturali come il Timone sboccino numerosi per stimolare la fede del credente del nostro tempo"

 

Nelle navi, anche le più grandi, lo strumento più importante che permette di puntare alla meta è il timone; la rotta, anche nelle condizioni di navigazione più avverse, è garantita proprio da questo piccolo strumento; infatti, pur nella sua piccolezza, il timone è in grado di governare anche l'imbarcazione più grande. Il nome di una rivista esprime un progetto: Il timone, quindi, è denominazione eloquente.
Abbiamo appena ascoltato la parabola del seminatore (Lc 8, 4-15) che esce e sparge il seme che si posa su diversi tipi di terreno: un po' cade sulla strada, un po' sulle pietre, parte, invece, finisce tra i rovi, infine, una parte sulla terra buona; i differenti terreni accolgono il seme sparso dal seminatore senza preferenze, senza distinzioni, senza calcolo; Dio non fa preferenze, non esclude nessuno. Qui viene alla mente ciò che in un'altra parabola il padrone della vigna dice all'operaio che, al termine della giornata, si lamenta perché quanti hanno lavorato meno di lui, sono trattati con grande generosità, in modo da non essere penalizzati rispetto a quanti – senza alcun merito – erano stati chiamati a lavorare fin dall'inizio della giornata. L'ultimo versetto della pericope evangelica appena letta dice: «terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza» (Lc 8, 15). Ora domandiamoci: che cosa ci costituisce terra buona?  La risposta è: la grazia che, sempre, interpella la libertà dell'uomo.
All'inizio della nostra personale relazione con Dio c'è la risposta alla domanda che Lui, in modo misterioso ma realissimo, rivolge a ogni uomo; così è proprio nel bene o nel male che ci rapportiamo a Dio; alla fine, dinanzi a Dio, non è possibile alcuna comoda neutralità. La fede, infatti, è l'atto personale con cui l'uomo si consegna totalmente al Dio che salva; quindi é proprio attraverso l'atto di fede che l'uomo raggiunge il fine della sua esistenza, la pienezza del suo essere uomo. Così è proprio attraverso la fede che l'uomo raggiunge la completezza del suo progetto umano; infatti il rapporto con Dio non è per l'uomo un optional, ma qualcosa d'essenziale perché egli possa essere compiutamente tale.
La dottrina sociale della Chiesa – come diremo – nasce dall'incontro tra ragione e fede. Comprendiamo, così, come l'atto di fede non possa bypassare la ragione dell'uomo, la sua storia e la sua natura, ma debba intercettarle, esprimerle pienamente e, se è il caso, correggendole, valorizzandole e portandole a compimento, costituendoci, così – ma non in modo astratto o fideistico – figli nel Figlio. In altre parole, l'adesione di fede assume e porta a compimento, in noi, tutte le potenzialità sia quelle creaturali, sia quelle filiali; così, l'uomo non può dire: "io credo", se non ha motivi sufficienti che rendano plausibile questa sua scelta sul piano umano e che, quindi, avalli il nostro abbandono in Dio. Insomma, l'atto di fede non può contrastare con la caratteristica specifica dell'uomo: la libertà che, in alcun modo, consiste in una fiducia acritica o in una specie di salto nel buio; infatti ciò significherebbe che, proprio nel momento in cui l'uomo raggiunge la pienezza del suo essere uomo, ossia della salvezza, ciò avverrebbe contraddicendo la caratteristica essenziale dell'uomo: la sua libertà.
Benedetto XVI ribadisce – ed è una costante del suo Magistero – la necessità di "allargare" gli spazi della ragione; secondo molti filosofi sia moderni sia contemporanei la ragione, invece, non deve occuparsi né dell'etica, né della religione, tanto meno di Dio, poiché si afferma che non esiste un sapere degno di tale nome in grado di dare risposta a tali domande; ne consegue, così, che tutte le fedi religiose e i sistemi etici partecipano di tale comune irrazionalità. Nell'incontro con i rappresentati della scienza, svoltosi presso l'Università di Regensburg – il 12 settembre 2006 -, il Santo Padre così si esprimeva: «L'occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della Ragione, non il rifiuto della sua grandezza… E' a questo grande Logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori» (Incontro con i rappresentanti della scienza, 12 settembre 2006, Regensburg).
Nella nostra epoca – indicata un po' troppo frettolosamente come post-ideologica – assistiamo, in realtà, all'affermarsi di un nuovo tipo d'ideologia, il "riduzionismo". A differenza delle ideologie dell'ottocento e novecento, il "riduzionismo" non si pone come lettura onnicomprensiva della realtà – pensiamo, ad esempio, al comunismo e al nazismo – ma come sua suddivisione e separazione che, tuttavia, continuano a esser presentati come il tutto. Nel "riduzionismo" – dicevamo – si opera una suddivisione e separazione della realtà considerando, però, le singole parti ancora come il  tutto. Ad esempio la procreazione è ridotta a riproduzione in laboratorio; la famiglia a un accordo tra le parti a prescindere dalla vocazione iscritta nell'essere dell'uomo e della donna; i diritti, poi, sono ridotti a desideri, il sapere dell'uomo a pura verifica sperimentale, la verità all'interesse di una parte, la veracità alla sincerità; gli esempi potrebbero continuare.
La fede cristiana, però – giova ripeterlo -, non teme una ragione forte, anzi la auspica; piuttosto teme una ragione debole o che si pone in termini di assoluto, ossia in modo autoreferenziale, che si propone come criterio di verità; una ragione, insomma, che giudica tutto e tutti dimenticando che, come l'uomo, anche la ragione è realtà creata e quindi contingente e strutturalmente impossibilitata a divenire criterio assoluto di giudizio, come se fosse la ragione onnisciente e onnipotente di Dio. Pascal – il grande filosofo e scienziato francese del XVII secolo – ricorda che, da parte dell'uomo, è atto eminentemente ragionevole riconoscere che vi sono innumerevoli cose che superano la ragione umana.
Ritorniamo al Vangelo del seminatore che sparge il buon seme e alla domanda: cosa vuol dire esser terra buona? La fede – atto con cui ci si apre a Dio – non solo non può contraddire la ragione, ma neppure prescinde da essa, anzi deve rispettare e portare a compimento la ragione. San Tommaso, in un passo della Somma Teologica, si serve di un'espressione che aiuta a comprendere come, per essere terra buona, si debba "stare"di fronte a Dio, con la totalità della propria persona: spirito, anima e corpo. San Tommaso così scrive: «Gratia supponit naturam et eam perficit» (I, q.1, art. 8), quindi anche la ragione, con tutto quanto si lega a essa sul piano naturale/creaturale, ha a che fare con l'atto di fede. La fede, innanzitutto, rimane opera della grazia, ma la grazia divina suppone e interpella sempre la libertà dell'uomo.
Partendo da tale considerazione, siamo avvertiti che, per il cattolico che voglia essere consapevole della propria fede, è doveroso creare un clima culturale che permetta la costruzione di un cammino che consenta alla fede – nel rispetto della libertà di tutti – d'essere accolta. Per rimanere al linguaggio del Vangelo del seminatore, si tratta d'essere terra buona in cui il seme possa attecchire. Siamo tutti parte di una società segnata in modo forte dall'individualismo e dal relativismo; in essa la coscienza del singolo non viene più considerata come organo di giudizio a partire dall'ascolto della realtà, ma assurge a vero e proprio "oracolo" che, a suo gradimento, determina gli stessi fini dell'agire. Ci muoviamo all'interno di una società che, a ragione, è stata definita "liquida", poiché non in grado d'elaborare certezze di alcun tipo; in essa tutto muta così rapidamente da non riuscire a consolidarsi in abitudini e procedure. In una tale società o si finisce per non percepire più il relativismo imperante o, sempre più, si avverte la necessità di strumenti capaci di aiutare a ripensare – all'interno di una rinnovata capacità critica – la cultura o, meglio, le culture in cui, oggi, siamo chiamati a vivere dando il nostro contributo in vista del bene comune.
Si dispiega qui – come già accennato – l'ampio versante della dottrina sociale della Chiesa che, come ha ricordato Benedetto XVI, si trova al punto d'incontro tra ragione e fede. E, in tale prospettiva, è essenziale che la cultura cattolica non disarmi e non abdichi a se stessa, ma persegua il potenziamento di strumenti culturali idonei: uno di questi è offerto dalle riviste di approfondimento. Il Timone si muove secondo tale logica e aiuta a conoscere – fuori dai luoghi comuni – quanto riguarda la fede, confrontandosi con la ragione, senza della quale tutto si riduce a sterile fideismo o vuota credulità.
Così, in un mondo ampiamente secolarizzato, è decisivo che siano a disposizione questi strumenti che accompagnano, in maniera concreta, il credente verso una piena maturazione di fede. Credere, infatti – come insegna Benedetto XVI -, significa dare ragione della propria speranza/fede con pacatezza, bontà e mitezza ma, per fare questo, abbiamo bisogno di crescere nelle conoscenze, nella capacità di discernimento, riconoscendo che alla base di tutto ci sta Dio che si dona in Gesù Cristo e senza del quale diventa impossibile realizzarsi pienamente come uomini. Troppo spesso appaiono volontà personali e sociali che – errando – pensano di poter costruire un uomo e una città senza Dio, al di fuori di Dio o contro di Lui. Nell'enciclica Deus caritas est, Benedetto XVI parla di un necessario allargamento della ragione e assegna tale compito proprio alla ragione, mentre nell'enciclica Spe salvi lo attribuisce alla speranza. L'insegnamento sociale della Chiesa è il risultato dell'incontro tra "fede e ragione" o se preferiamo – ed è lo stesso – tra "grazia e natura", perché l'uomo, se vuol essere "terra buona", non può prescindere dalla fede e dalla ragione, dalla grazia e dalla natura.
In questa prospettiva è necessario che strumenti culturali come Il Timone, espressioni di una fede amica della ragione, nel rispetto della totalità dell'uomo – grazia e natura -, sboccino numerosi per stimolare la fede del credente del nostro tempo. Il mensile Il Timone, quindi, come progetto culturale manifesta bene tale impegno che risulta, in modo evidente, nelle sue diverse proposte editoriali. E' proprio il seme sparso dal divino seminatore che, unitamente alla "buona terra", costituisce l'uomo nella sua totalità; un uomo che è in grado di dar ragione della propria speranza, evangelizzatore credibile, innanzitutto, perché credente.

Tutte le conferenze di

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IL CRISTIANESIMO (Francesco Agnoli)

RIASSUNTO  Il Cristianesimo

COME IL CRISTIANESIMO HA COSTRUITO UNA CIVILTA'

Un'affascinante viaggio nella storia, utile per riscoprirci cristiani

Venerdì 11 marzo si è tenuta la 47° conferenza del Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese, dal titolo "La novità di Cristo nella storia. Come il cristianesimo ha costruito una civiltà". L'ospite è stato Francesco Agnoli, giornalista e scrittore, conduce una tavola rotonda mensile su Radio Maria e scrive sul Timone e sul Foglio. Un'affascinante viaggio nella storia, utile per riscoprirci cristiani, non solo perché appartenenti alla religione del Cristo incarnato, ma anche perché appartenenti ad un popolo, quello italiano, dalle radici fortemente cristiane, come del resto tutta l'Europa.

NUOVO RAPPORTO DELL'UOMO CON DIO Ad uno studio attento e non superficiale della storia del cristianesimo non possono sfuggire i frutti positivi e visibili che la religione del Dio fatto carne ha portato. La più grande e stravolgente novità è il rapporto nuovo che nel cristianesimo si è venuto a creare fra l'uomo e la divinità. Un rapporto per cui Dio non è più lontano e indifferente ma si manifesta e si fa chiamare Padre. Di pari passo và la creazione del concetto di persona. La creatura è creata dal Dio trascendente come unica, irripetibile, a immagine e somiglianza di Dio stesso. È alla luce di questo nuovo concetto di persona che le categorie più deboli e meno significanti al tempo delle culture pre-cristiane (bambini, donne, vedove, schiavi) iniziano a vedersi riconosciuti dei diritti.

RICONOSCIUTI PER LA PRIMA VOLTA I DIRITTI DEI BAMBINI Nel mondo romano, che non era nemmeno uno dei più culturalmente arretrati, un bambino era riconosciuto solo se veniva sollevato da terra dal pater familie, altrimenti veniva esposto, cioè abbandonato in un angolo della strada, preda delle bestie o di chi lo prendeva per farne uno schiavo. Anche i genitori in ogni momento potevano venderlo come schiavo (o come prostituta se era una bambina). Nell'antica Roma l'infanticidio era culturalmente accettato quindi molto abbondante. Anche in Grecia i bambini malformati venivano buttati giù dalla rupe. Vi erano poi varie superstizioni per cui bambini nati con delle voglie o sotto una costellazione particolare o con problemi di salute, erano considerati maledetti. Ancora oggi esistono queste superstizioni in paesi non cristiani come in alcune zone dell'Africa. Non solo nelle civiltà pre-cristiane, ma ancora oggi dove non c'è il cristianesimo i bambini non sono considerati persone. In Cina o in India si consumano infanticidi di massa di bambini anche già nati, specie se donne. In Cina poi, con la politica del figlio unico, le donne sono costrette ad abortire o alla sterilizzazione forzata. In India si trovano perfino cartelloni pubblicitari delle cliniche per abortire. Ma purtroppo anche nell'occidente scristianizzato viene praticato l'aborto, anche quello selettivo. La cura per il bambino e la rivendicazione della sua dignità, in quanto persona fatta ad immagine e somiglianza di Dio è tipica del cristianesimo, così come l'invenzione degli orfanotrofi.

RICONOSCIUTA LA DIGNITÀ DELLA DONNA Il cristianesimo ha inoltre affermato la pari dignità fra uomo e donna. Nel mondo antico la donna non discuteva, non disturbava, in pratica non esisteva. Le uniche figure femminili che si trovano nei poemi antichi non sono figure positive o donne dai facili costumi come Medea, Circe, Elena di Troia o le concubine del mondo orientale. Gesù crea il matrimonio cristiano, fondato sulla monogamia indissolubile e in cui i due coniugi, che sono i ministri del rito devono sposarsi facendo un atto di volontà, liberi di scegliere. La Chiesa, attraverso i suoi Concili ha ribadito spesso la necessità di abolire i matrimoni combinati o quelli forzati. Prima di Cristo c'era la poligamia; e cos'è la poligamia se non la chiara affermazione della sovranità dell'uomo sulla donna? E nelle società un po' più evolute moralmente c'era la monogamia con diritto di ripudio. L'uomo stava con una donna sola alla volta. Ciò significava che in ogni momento poteva ripudiarla. Ovviamente solo l'uomo poteva praticare il ripudio. Due motivi di ripudio tipici erano la sterilità, perché ovviamente si pensava che fosse colpa solo della donna e l'adulterio commesso dalla donna. Ovviamente l'uomo poteva commettere adulterio e aveva tutta una serie di schiave con cui poterlo compiere liberamente. Il cristianesimo afferma che l'adulterio è peccato mortale per entrambi i coniugi. Cristo interviene nella storia portando la pari dignità fra uomo e donna, ecco perché i secoli del cristianesimo sono pieni di donne protagoniste che fondano scuole e ospedali. Perfino l'annuncio della Resurrezione è affidato a delle donne, che per gli ebrei non avevano neppure il diritto di testimoniare in tribunale, dato che la loro testimonianza non valeva. Se nell'occidente si è sviluppato il femminismo è solo perché il cristianesimo ha dato molta più libertà alla donna. Alcuni esempi fra le prime donne occidentali che, convertite al cristianesimo,  hanno fondato centri di accoglienza o per la carità sono Fabiola, Eudoxia, Elena, Olimpia. Del resto anche le moderne Francia e Spagna sono state create da due donne: Santa Giovanna D'Arco e Isabella di Castiglia.

UNA NUOVA CONSIDERAZIONE PER LE VEDOVE Un altro ambito in cui il cristianesimo è stato innovativo è quello della vedovanza. In India, in Egitto e nel mondo atzeco, sulla pira del marito morto venivano immolati anche la moglie, i figli e il bestiame, che dovevano accompagnare il defunto nell'aldilà. Ancora oggi, le vedove indiane spesso rimangono vittime di incidenti ovviamente provocati perché la società non vuol prendersi carico di donne rimaste sole. Ecco perché quelle che ci riescono si ritirano in un paese dove vivono tutte insieme per sostenersi a vicenda. Nella cultura romana una vedova doveva risposarsi non prima di sei mesi, sennò era una vedova allegra, ma non dopo un anno, perché sennò restava senza la tutela di un uomo per troppo tempo. L'arrivo del cristianesimo nella società romana stravolge questa visione, donando dignità anche a quelle donne che decidono di non risposarsi. Olimpia, moglie del Praefectus Urbis, rimasta vedova, riuscì a non risposarsi. Molte altre vedove crearono posti di ospitalità e ospedali e dedicarono la loro vita interamente agli altri.

ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITÙ Altro cambiamento epocale è stata l'abolizione della schiavitù. Nel mondo pre-cristiano la schiavitù era presente in tutte le civiltà, comprese quella greca e quella romana. Per i greci gli stranieri erano schiavi per natura. Per i romani invece lo schiavo per natura non esisteva ma vi era quello per diritto positivo, cioè in base a dei casi stabiliti per legge: prigionieri di guerra, schiavi per debiti, bambini abbandonati. A Roma il 35% della popolazione era rappresentata da schiavi. Essi erano considerati delle cose: non avevano il diritto di sposarsi e spesso finivano nei giochi gladiatorii sbranati dalle bestie. Se uno schiavo si ribellava ne venivano uccisi un centinaio, per scongiurare il pericolo di rivolte. Neppure gli schiavi che si ribellavano concepivano una società senza schiavi; essi, infatti, lottavano non per abolire la schiavitù, ma per liberare sé stessi e avere dei propri schiavi. Ovviamente la novità portata dall'annuncio del Vangelo porterà ad una conversione molto lentamente. Costantino vietò di marcare a fuoco gli schiavi; sant'Agostino raccolse dei soldi per riscattare gli schiavi. Sant'Ambrogio ruppe e fece vendere i vasi sacri per riscattarli, (anche Pio XII farà fondere dell'oro sacro per riscattare alcuni ebrei); Melania, la più ricca ereditiera dell'impero romano, convertita al cristianesimo liberò ottomila schiavi. Il cambiamento fu lento ma progressivo. In seguito gli schiavi iniziarono a sedere a Messa con i loro padroni; un concilio ecumenico affermò che la domenica gli schiavi non dovevano lavorare; un altro dette agli schiavi la possibilità di sposarsi (fino a quel momento i figli nati da schiavi erano proprietà dei padroni). In seguito venne vietata la pratica di mettere a morte gli schiavi per sacrificarli agli dei.

L'IMPORTANZA DEL CORPO Un'altra grossa novità del cristianesimo è l'importanza del corpo, strettamente in unione con l'anima. La consapevolezza che Cristo stesso si era incarnato e aveva patito nella carne toglieva dal corpo il marchio di peso o di male, tipico delle culture gnostiche o di quelle orfiche. Ecco che i cristiani, dando importanza al corpo come all'anima, iniziarono a prendersi cura dei malati e fondarono così gli ospedali. Insieme agli ospedali ci fu una fioritura della medicina. Alcuni fondarono gli Ospedali degli incurabili, i lebbrosari o gli ospedali per sifilitici. Uno di questi è stato Ettore Vernazza che alla fine fondò anche un lazzaretto a Genova e morì fra gli appestati. Solo l'amore soprannaturale insegnatoci da Cristo può portare l'uomo ad una vita spesa interamente per l'altro, come faceva Madre Teresa che in India, all'inizio della sua missione, veniva presa a sassate. Infatti secondo l'induismo, che predica la reincarnazione, i malati e i poveri pagano le colpe della vita precedente. In più secondo la legge delle caste l'ombra del paria non deve toccare l'ombra del bramino e i villaggi dei paria vengono spesso bruciati. Molti paria si convertono quando capiscono che per il vero Dio, Gesù, abbiamo tutti la stessa dignità e per questo possono sposare chi vogliono, anche se appartenente ad un'altra casta; possono studiare e fare i lavori che vogliono, non solo quello di pulire le fogne, a cui nella cultura induista sono destinati. La religione del Dio fatto uomo è liberante perché insegna ad ogni uomo ad usare la propria ragione. Nessun dettame predicato da Gesù e dalla Chiesa da lui fondata è mai contrario alla legge naturale e punta sempre al vero bene dell'uomo. Ecco perché quando una persona onesta e non ideologica incontra il Vangelo non può fare a meno di seguire il suo messaggio. È per questo che il cristianesimo è l'unica religione che non è rimasta chiusa nel suo ambito di nascita ma si è diffusa senza usare la violenza in tutti i popoli e tutte le culture. Speriamo che anche noi europei ci lasciamo di nuovo affascinare dal messaggio evangelico che sta a fondamento della nostra civiltà e che è messaggio di speranza, l'unico che può riempire i nostri vuoti di senso, la nostra sete di verità e l'unico che oltre a migliorare la vita su questa terra può dare la vera salvezza, quella eterna.

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LA SACRA SINDONE (Emanuela Marinelli)

RIASSUNTO  La Sindone è autentica, ne siamo certi

LA RELIQUIA PIU' AMATA DALLA CRISTIANITA', L'OGGETTO PIU' STUDIATO DALLA SCIENZA

La Sindone è il lenzuolo di lino che ha avuto impressa l'immagine di Gesù grazie alla sua risurrezione


Il 10 marzo 2006 la sindonologa Emanuela Marinelli ha presentato le principali ricerche riguardo all'oggetto al mondo più studiato dalla scienza: la Sacra Sindone. Questa è la reliquia più preziosa della Cristianità perché ha avvolto il corpo di Gesù e si trova a Torino, ma è di proprietà del Papa. Al termine dell'incontro le oltre duecento persone presenti hanno potuto fare un'esperienza unica vedendo da vicino una copia su tessuto a grandezza naturale della Sindone.
La professoressa Marinelli, che ha scritto decine di libri sulla Sindone ed è tra le massime esperte mondiali della sacra reliquia, ha tenuto tutti con il fiato sospeso ed infatti il commento più ricorrente in sala è stato: "Che silenzio!". Le numerose domande alla fine hanno dimostrato la grande attenzione che la studiosa si è saputa conquistare.

LE CERTEZZE DELLA SCIENZA
La Sindone è un lenzuolo di lino che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con chiodi, trapassato da una lancia al costato. Le macchie di sangue e di siero presenti non si possono produrre con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito e che si è ridisciolto a contatto con la stoffa umida. Si tratta di sangue umano maschile di gruppo AB che all'analisi del DNA è risultato molto antico. Il sangue è dello stesso tipo di quello riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna) e dei resti del miracolo eucaristico di Lanciano (Chieti).
Oltre al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa immagine, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, è paragonabile ad un negativo fotografico. È superficiale, dettagliata, tridimensionale, termicamente e chimicamente stabile. È stabile anche all'acqua, non è composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca. Non c'è via di mezzo. Invece sulla Sindone c'è immagine anche dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio. Si può dunque ipotizzare un effetto a distanza di tipo radiante.
Sotto le macchie di sangue non esiste immagine del corpo: il sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la zona sottostante mentre, successivamente, si formava l'immagine.
L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una strinatura prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così ottenute passano da parte a parte, tendono a sparire, hanno diversa fluorescenza e non hanno caratteristiche tridimensionali paragonabili a quelle della Sindone.
La scienza attualmente non è in grado di stabilire il meccanismo fisico-chimico all'origine dell'impronta. Si può ipotizzare un meccanismo come un fiotto di radiazione non penetrante che si attenua con il passaggio nell'aria, che diminuisce con la distanza.

PERCHÉ LA SINDONE NON PUÒ ESSERE MEDIEVALE
La manifattura rudimentale della stoffa, la torcitura Z (in senso orario) dei fili, la tessitura in diagonale 3 a 1, la presenza di tracce di cotone egizio antichissimo, l'assenza di tracce di fibre animali rendono verosimile l'origine del tessuto nell'area siro-palestinese del primo secolo.
Altri indizi: grande abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra; la presenza di un tipo di carbonato di calcio (aragonite) simile a quello ritrovato nelle grotte di Gerusalemme; tracce sugli occhi di monete coniate il 29 d.C. sotto Ponzio Pilato; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo rinvenute a Masada, un'altura vicina al Mar Morto.
Nel medio evo erano completamente ignorate le conoscenze storiche e archeologiche sulla flagellazione e la crocifissione del I secolo, di cui si era persa la memoria.
L'eventuale falsario medievale non avrebbe potuto raffigurare Cristo con particolari in contrasto con l'iconografia medievale: corona di spine a casco, trasporto sulle spalle del solo patibulum (la trave orizzontale della croce), chiodi nei polsi e non nelle mani, corpo nudo, assenza del poggiapiedi. Inoltre avrebbe dovuto tener conto dei riti di sepoltura in uso presso gli ebrei all'epoca di Cristo.
Lo stesso falsario avrebbe dovuto immaginare l'invenzione del microscopio, avvenuta alla fine del XVI secolo, per aggiungere elementi invisibili ad occhio nudo: pollini, terriccio, siero, aromi per la sepoltura, aragonite.
Il falsario avrebbe dovuto conoscere la fotografia, inventata nel XIX secolo, e l'olografia realizzata negli anni 40 del XX secolo. Avrebbe dovuto saper distinguere tra circolazione venosa e arteriosa, studiata per la prima volta nel 1593, nonché essere in grado di macchiare il lenzuolo in alcuni punti con sangue uscito durante la vita ed in altri con sangue post-mortale; rispettando inoltre, nella realizzazione delle colature ematiche, la legge della gravità, scoperta nel 1666.
Ammessa la conoscenza di tutte queste nozioni scientifiche, l'ipotetico contraffattore avrebbe dovuto avere la capacità ed i mezzi per produrre l'oggetto. È inconcepibile che un falsario di tale sovrumana levatura sia rimasto completamente sconosciuto a contemporanei e posteri dopo aver prodotto un'opera così perfetta; egli avrebbe però utilizzato una stoffa appena uscita dal telaio, e quindi medievale, vanificando tutti i suoi poteri di preveggenza sulle future scoperte scientifiche.
Alla luce delle conclusioni scientifiche attuali, però, è innegabile che la Sindone abbia avvolto un cadavere. Sarebbe dunque da ipotizzare non un falsario-artista, ma un falsario-assassino; le difficoltà in questo secondo caso non sarebbero minori. Sarebbe stato impossibile per lo spregiudicato omicida trovare una vittima il cui volto fosse congruente in diverse decine di punti con le icone di Cristo diffuse nell'arte bizantina; e, soprattutto, "pestare a sangue" l'uomo in maniera adeguata, in modo da ottenere determinati gonfiori del viso riprodotti nelle icone. Ne avrebbe dovuti uccidere parecchi prima di raggiungere il suo scopo: sarebbe stato, quindi, un serial killer imprendibile… Anche altri particolari, come l'apparente assenza dei pollici e la posizione più flessa di una gamba, sono in sintonia con le antiche raffigurazioni del Cristo morto, ma difficilmente riproducibili con un qualsiasi cadavere.
Procurare alla vittima, ormai deceduta, una ferita del costato con una lancia romana, facendone uscire sangue e siero separati, non è assolutamente un esperimento facile da compiere. Altrettanto arduo sarebbe stato mantenere il cadavere avvolto nel lenzuolo per una trentina di ore impedendo il verificarsi del fenomeno putrefattivo, processo accelerato dopo decessi causati da un così alto numero di gravi traumi.
Un'altra difficoltà, ma non di minor peso, sarebbe stata quella di prevedere che da un cadavere si potesse ottenere un'immagine così ricca di particolari; infine, sarebbe impossibile togliere il corpo dal lenzuolo senza il minimo strappo o il più lieve spostamento che avrebbero alterato i contorni delle tracce di sangue. La realizzazione artificiale della Sindone è impossibile ancora oggi con le conoscenze e le tecnologie attuali; a maggior ragione nel medio evo.

PERCHÉ LA SINDONE È IL LENZUOLO FUNERARIO DI CRISTO
C'è da notare una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli sulla Passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone, anche riguardo ai particolari "personalizzati" del supplizio: la flagellazione come pena a sé stante, troppo abbondante per essere il preludio della crocifissione (120 colpi invece degli ordinari 21); la coronazione di spine, fatto del tutto insolito; il trasporto del patibulum; la sospensione ad una croce con i chiodi invece delle più comuni corde; l'assenza di crurifragio; la ferita al costato inferta dopo la morte, con fuoruscita di sangue e siero; il mancato lavaggio del cadavere (per la morte violenta e una sepoltura affrettata); l'avvolgimento del corpo in un lenzuolo pregiato e la deposizione in una tomba propria invece della fine in una fossa comune; il breve tempo di permanenza nel lenzuolo.
Il corpo dell'Uomo della Sindone non presenta il minimo segno di putrefazione; è rimasto avvolto nel lenzuolo per un tempo di 30-36 ore. La formazione dell'immagine potrebbe essere spiegata con un effetto fotoradiante connesso alla Risurrezione. Non c'è traccia di spostamento del lenzuolo sul corpo. È come se questo avesse perso all'improvviso il suo volume.
Concludendo: dicono gli studiosi essere più probabile il fatto che esca lo stesso numero al gioco della roulette per 52 volte consecutive, piuttosto che la Sindone non sia il lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth. Qualcuno è arrivato a dire che se la Sindone non è di Gesù, allora è stata prodotta da un miracolo!

OBIEZIONI SULLA DATAZIONE RADIOCARBONICA DELLA SINDONE
La datazione a cui è stata data molta pubblicità nei giornali e nelle televisioni è stata effettuata dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo. Il risultato è stato 1260-1390 d.C.
Ma il mondo scientifico non ha mai accettato le valutazioni del controverso esperimento. Innanzitutto alcuni postulati su cui si basa il metodo vengono oggi messi in discussione. Esistono casi clamorosi di datazioni errate a causa di contaminazioni ineliminabili. Il lenzuolo ha subito molte vicissitudini (incendi, restauri, acqua, esposizioni all'ambiente esterno, al fumo delle candele, al respiro dei fedeli, ecc.) e quindi è andato soggetto ad alterazioni e contaminazioni.
Inoltre esistono perplessità sullo svolgimento dell'esame e sospetti sulla sua correttezza, dubbi sul motivo dell'eliminazione di uno dei due metodi di datazione con il C14, sul rifiuto della collaborazione con altri scienziati e della multidisciplinarità da parte dei tre laboratori prescelti con esclusione di tutta una serie di esami, fra cui l'indispensabile analisi chimica preliminare dei campioni da datare. Scelta errata del sito di campionamento: da un unico punto e per di più da un angolo che è molto inquinato e può essere stato restaurato nel medio evo. È stato successivamente riscontrato sul campione usato per la radiodatazione un grado di inquinamento tale da poter dichiarare che esso non è rappresentativo dell'intero lenzuolo. Inoltre non tornano i conti dei pesi e delle misure dei campioni sindonici: dai dati dichiarati essi pesano circa il doppio di quanto avrebbero dovuto. Non va poi dimenticato che l'alta temperatura raggiunta durante l'incendio di Chambéry (la cassetta con la Sindone fu avvolta dalle fiamme nell'incendio del 4 dicembre 1532) ha provocato scambi di isotopi che hanno portato ad un arricchimento di carbonio radioattivo, facendo risultare in proporzione più "giovane" il tessuto. La reazione è stata favorita dalla presenza dell'argento che ricopriva la cassetta. Questi e tante altre obiezioni fanno ritenere gli esami al radiocarbonio (gli unici sfavorevoli alla Sindone) non chiari dal punto di vista strettamente scientifico.

IPOTESI DI FRONTE AL MISTERO
Al termine la professoressa Marinelli ha citato un importante studio condotto da un medico statunitense, August Accetta, il quale ha realizzato un esperimento su se stesso iniettandosi una soluzione di difosfato di metilene contenente tecnezio-99m, un isotopo radioattivo che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da una apposita apparecchiatura di rilevamento. L'obiettivo era quello di realizzare un'immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano. Secondo il dott. Accetta, infatti, l'immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall'energia sprigionatasi all'interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell'impronta che richiama il nucleo fondamentale della fede cristiana: la passione, morte e resurrezione di Gesù.

PER APPROFONDIRE: www.sindone.info (curato dalla prof. Marinelli).

RIASSUNTO  Il telo che ha avvolto il corpo di Gesù

IL TELO STRAORDINARIO CHE CI PARLA DELLA MORTE E RISURREZIONE DI CRISTO

L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali: non è un dipinto, né una stampa

 

Per il 6° Giorno del Timone della Toscana, in prossimità all'ostensione straordinaria della Sindone, la sindonologa Emanuela Marinelli è tornata a Staggia dopo esserci stata nel 2006 e nel 2010. Anche questa volta ha presentato le principali ricerche riguardo all'oggetto al mondo più studiato dalla scienza: la Sacra Sindone. Questa è la reliquia più preziosa della Cristianità perché ha avvolto il corpo di Gesù e si trova a Torino, ma è di proprietà del Papa. Al termine dell'incontro le oltre duecento persone presenti hanno potuto fare un'esperienza unica vedendo da vicino una copia su tessuto a grandezza naturale della Sindone.
La professoressa Marinelli, che ha scritto decine di libri sulla Sindone ed è tra le massime esperte mondiali della sacra reliquia.
Come ha spiegato la professoressa, la Sindone è un lenzuolo di lino, filato e tessuto nella regione del Medio Oriente. Esso presenta una struttura a spina di pesce che è di grande valore: quindi l'uomo che è stato avvolto in questo telo deve essere stato un personaggio importante. Un ladrone doveva essere sepolto senza un lenzuolo in una tomba comune.

UN TELO UTILIZZATO A GERUSALEMME
In varie occasioni dalla superficie della Sindone è stato preso materiale con nastri adesivi. Questo materiale successivamente è stato studiato in diversi laboratori. Sul lenzuolo è stata riscontrata la presenza di cristalli di un tipo di carbonato di calcio, l'aragonite, con impurezze simili a quelle dell'aragonite trovata nelle grotte di Gerusalemme; inoltre sono state identificate aloe e mirra, le spezie funebri profumate usate dagli ebrei nel primo secolo, e una grande abbondanza di pollini del Medio Oriente che non esistono in Europa. La Gundelia Tournefortii, ad esempio, cresce solo in Medio Oriente; lo Zygophyllum Dumosum cresce soltanto in Israele, in Giordania occidentale ed al Sinai.
Sulla Sindone sono stati identificati i pollini di 77 diversi tipi di piante, tre quarti delle quali non esistono in Europa e 13 delle quali sono tipiche ed esclusive del deserto vicino a Gerusalemme. Avinoam Danin, un botanico ebreo dell'università di Gerusalemme, usando un archivio di più di 90.000 siti di distribuzione delle piante, ha verificato che il luogo più adatto per tutte le specie di piante, i cui pollini sono stati identificati sulla Sindone, si trova in un raggio di 20 chilometri intorno a Gerusalemme.

MACCHIATO DI SANGUE UMANO NON DECOMPOSTO
Le macchie di sangue e siero sul lino non sono riproducibili con mezzi artificiali. È sangue coagulatosi sulla pelle di un uomo ferito. Si è ridisciolto per fibrinolisi a contatto con la stoffa umida per un periodo di circa 36 ore. La fine del contatto è avvenuta senza causare un movimento che avrebbe alterato i bordi delle tracce di sangue.
In altre parole, rimane inesplicabile come sia finito il contatto fra il corpo ed il lenzuolo senza alterare i trasferimenti ematici che avevano avuto luogo. La permanenza del cadavere nella Sindone per un periodo di tempo limitato può essere dedotta non soltanto dall'interruzione del processo fibrinolitico ma anche dall'assenza di qualsiasi segno di decomposizione.

STESSO SANGUE DEI MIRACOLI EUCARISTICI DI LANCIANO E OVIEDO
Si tratta di sangue umano maschile ricco di bilirubina: ciò significa che appartiene ad una persona che ha sofferto molteplici traumi. È sangue di gruppo AB. Questo è il gruppo sanguigno meno comune; soltanto il cinque per cento della popolazione appartiene a questo gruppo sanguigno.Un confronto interessante può essere fatto con i risultati della ricerca intrapresa sul miracolo eucaristico di Lanciano (Italia). Qui, nell'ottavo secolo, nella chiesa di San Legonziano, mentre era nelle mani di un monaco basiliano che dubitava della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche, l'ostia, al momento della consacrazione, si è trasformata in carne e il vino è diventato sangue.
I risultati delle indagini condotte nel 1970 da Odoardo Linoli, un docente di anatomia ed istologia patologica e di chimica e microscopia clinica all'università di Siena (Italia), hanno mostrato che la carne è vero tessuto miocardico di un cuore umano che si mantiene miracolosamente incorrotto e il sangue è autentico sangue umano del gruppo AB.
Il sangue è anche dello stesso tipo di quello riscontrato sul Sudario conservato nella Cattedrale di Oviedo (Spagna), una tela di 83 x 52 cm che presenta numerose macchie di sangue simmetriche, passate da una parte all'altra mentre era piegata in due.
La tradizione la definisce Santo Sudario o Sagrado Rostro, cioè Sacro Volto. La preziosa stoffa giunse ad Oviedo nel IX secolo, in un'Arca Santa di legno con altre reliquie, proveniente dall'Africa settentrionale. Il sangue presente sul Sudario è umano, appartiene al gruppo AB e il DNA presenta un profilo genetico simile a quello rilevato sulla Sindone.

L'INSPIEGABILE IMMAGINE
Oltre al sangue, sulla Sindone c'è l'immagine del corpo che vi fu avvolto. Questa immagine, dovuta a degradazione per disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, è paragonabile ad un negativo fotografico.
È superficiale, dettagliata, termicamente e chimicamente stabile. È stabile anche all'acqua. Non è composta da pigmenti, è priva di direzionalità e non è stata provocata dal semplice contatto del corpo con il lenzuolo: con il contatto il telo o tocca o non tocca, non c'è via di mezzo. Invece sulla Sindone c'è immagine anche dove sicuramente non c'era contatto. I suoi chiaroscuri sono proporzionali alle diverse distanze esistenti fra corpo e telo nei vari punti di drappeggio.
Sotto le macchie ematiche non esiste immagine del corpo: il sangue, depositatosi per primo sulla tela, ha schermato la zona sottostante mentre, successivamente, si formava l'immagine. Come un cadavere abbia potuto imprimere sul lenzuolo l'immagine fotografica di se stesso è un fenomeno unico ed ancora inspiegabile.
L'immagine non è stata prodotta con mezzi artificiali. Non è un dipinto né una stampa: sulla stoffa è assente qualsiasi pigmento. Non è il risultato di una strinatura prodotta con un bassorilievo riscaldato: le impronte così ottenute non hanno caratteristiche paragonabili a quelle della Sindone.
L'immagine esiste soltanto sulle fibrille superficiali del lino. Nessuna immagine è stata osservata sul retro. L'assenza di pigmenti è stata confermata dalla fotografia in luce trasmessa. Sul retro è possibile vedere soltanto il sangue, non l'immagine.
Uno studio molto importante è stato realizzato da un medico statunitense, August Accetta, il quale ha condotto un esperimento su se stesso: ha iniettato nelle sue vene una soluzione di difosfato di metilene contenente tecnezio-99m, un isotopo radioattivo che decade rapidamente. Ogni atomo di tecnezio emette un unico raggio gamma che può essere registrato da una apposita apparecchiatura di rilevamento. Il Dr. Accetta intendeva realizzare un'immagine provocata da una radiazione emessa da un corpo umano.
Secondo il Dr. Accetta, l'immagine sulla Sindone potrebbe essere stata causata dall'energia sprigionatasi all'interno del corpo di Cristo al momento della resurrezione. Le immagini ottenute dal Dr. Accetta sono molto simili a quelle che si osservano sulla Sindone e davvero questo esperimento arriva fin sulla soglia del mistero di quell'impronta che ci richiama il mistero centrale della fede. La formazione dell'immagine della Sindone potrebbe essere spiegata da un effetto fotoradiante collegato alla resurrezione.

VIDEO  Approfondimenti sulla Sindone (Emanuela Marinelli)

La Sacra Sindone è un "eloquente messaggio di sofferenza e di amore, di morte e di vita immortale" (San Giovanni Paolo II)

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TUTTI I GIORNI CON MARIA (Rino Cammilleri)

In duemila anni la Vergine si è manifestata migliaia di volte

LIBRO  Tutti i giorni con Maria

IL CALENDARIO DELLE APPARIZIONI DELLA MADRE DI DIO

Non c'è giorno che la Madonna lasci soli i suoi figli

 

Diverse opere sono state prodotte sulle apparizioni e manifestazioni della Madre di Dio, ma questa è un «calendario». Con essa, giorno per giorno, si potrà sapere quando e dove la Madonna è apparsa, e a chi. In duemila anni, infatti, la Vergine si è manifestata migliaia di volte, e ancora si manifesta.
Certe date, come l’8 settembre per esempio, sono più affollate, forse perché la Madonna ha voluto festeggiare così il suo compleanno. Ed è singolare, perché dovremmo essere noi a farle un regalo. Ma la Madre sa che le creature sono povere, ed è Lei la piena di grazia. Un’altra data molto «frequentata» è il 25 marzo, festa dell’Incarnazione di Gesù e dello «sposalizio» della Vergine con lo Spirito Santo. Un’altra scadenza privilegiata sono i sabati, tradizionalmente a Lei consacrati. Ma non c’è giorno che la Mamma lasci soli i suoi figli. Come dimostra questo libro da tenere aperto sul tavolo di lavoro, come, appunto, un calendario.

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BUDDISMO OSCURO (Roberto Dal Bosco)

Il buddismo uccidendo il Creatore permette tutto: stupri, omicidi, perversioni sessuali, guerre

RIASSUNTO  Buddismo oscuro

IL VOLTO OSCURO DI UNA DOTTRINA PSEUDO-PACIFICA E DISTRUTTIVA

Dal mieloso e conformista Dalai Lama alla potente setta della Soka Gakkai: il buddismo è una dottrina che si adatta alle ideologie del momento

 

La conferenza che si è svolta a Staggia Senese l'8 novembre ha visto la partecipazione di oltre centocinquanta persone. Il motivo di tale successo va cercato nel tema trattato: il buddismo, considerato dalla mentalità popolare come la religione della pace, del bene e associata alla figura del Dalai Lama, famoso un po' in tutto il mondo con il suo sorrisetto simpatico.
Roberto Dal Bosco, che di viaggi in Oriente ne ha fatti molti e di libri in materia ne ha studiati in quantità, sul Buddismo alla fine ne ha scritto uno lui. E proprio questo libro, assolutamente originale per l'Italia, ha presentato durante la conferenza che ha tenuto al Centro Culturale Amici del Timone di Staggia.
Già dal titolo, "Contro il Buddismo", si capisce l'opinione che si è fatto Dal Bosco in merito a questa religione e che, stranamente, differisce dall'opinione comune che c'è in giro.
L'autore ha spiegato, rifacendosi anche ai testi di Sir Monier Monier Williams, famoso sanscritista (il sanscrito è la lingua dei testi sacri buddisti), nato a Bombay, che la perfezione Buddista è il Nirvana. Questa parola etimologicamente significa "estinzione". Il Nirvana è il punto d'arrivo dell'Ottuplice sentiero dettato dal Budda, il premio di chi consegue l'illuminazione. Infatti, la prima delle quattro nobili verità proferite dal Budda sostiene che tutta l'esistenza è dolore, quindi non è insensato volersene andare, voler estinguere, cessare, fermare la vita. Questo è possibile dal momento che per il buddista non esiste una creazione, né un creatore. L'universo e tutte le cose che ne fanno parte sono, per il buddista, semplicemente una "emanazione" di qualcos'altro, un prodotto aleatorio non distinguibile dal suo originatore. Non essendoci una differenza fra creatore e creatura non esiste neanche un legame fra loro.
All'opposto, nella religione cristiana, fra Creatore e creatura c'è un rapporto d'amore e così dev'essere anche fra le creature. Questa indifferenza nei confronti del creatore, ma alla fin fine anche della creatura, presente nel buddismo, porta ad una spersonalizzazione. "Nel cosmo di Budda, noi non siamo persone, e forse nemmeno individui, ma "inspiegabili combinazioni transitorie di questo ciclo impersonale". L'Essere e la realtà sono in continuo divenire perché sono pura illusione, la vita stessa è come un sogno. Per la società occidentale, invece, la persona è importante, ha delle responsabilità e una dignità per cui la civiltà stessa si fonda attorno ad essa. Dal Bosco ha affermato: "I popoli del primo mondo attorno alla persona ci hanno costruito tutto: la famiglia, la democrazia, il pensiero, il diritto".
Il buddismo uccidendo il Creatore permette tutto: stupri, omicidi, perversioni sessuali, guerre. Un breve accenno alle perversioni sessuali l'autore l'ha fatto citando la pratica buddista del Tantra: una forma di raggiungimento della perfezione buddista attraverso una vita sola, senza bisogno di reincarnarsi. Tale pratica si basa in larga parte sul sesso e sulla consumazione di sostanze ripugnanti, come le feci, il sangue o addirittura la carne di cadaveri umani, proprio come avviene nei rituali di magia nera. Durante il rapporto sessuale che il discepolo adepto ha con la cavia prescelta (quasi sempre una bambina), egli deve praticare la ritenzione del seme, immaginandone la fantastica ascesa verso la mente, affinché non avvenga la procreazione.
La riduzione della persona a un nulla porta anche alla parificazione di tutti gli esseri viventi: un essere umano non è più di una bestia ed è per questo che legato al buddismo c'è anche la pratica vegetariana. E se, come abbiamo già visto, l'esistenza è solo dolore e quindi è lecito volersene andare, è normale puntare al distaccamento da ogni sentimento, cosa o persona. Questo, ha spiegato Dal Bosco, è molto pericoloso, perché porta ad una valutazione positiva del suicidio e anche delle uccisioni. Sono da ricordare a tal proposito la sanguinosa guerra condotta in nome del nulla buddista in Sri Lanka, quella nel Vietnam, paese molto cattolico che non piaceva ai buddisti e il sacrificio di tanti missionari martiri cristiani che furono i primi ad incontrare i buddisti in Tibet e a denunciarne la condotta e per questo uccisi dai monaci tibetani.
E' legata alla cultura buddista anche la prima bomba sperimentale che l'India di Indira Gandhi testò nel 1974, nel Pokhran: fu piazzata nel deserto di Thar a 108 metri di profondità nel terreno, numero che i buddisti ritengono sacro; e inoltre fu fatta esplodere in un giorno importante per il buddismo, cioè nel giorno del Vesak, il compleanno di Budda. Tanto che tale esperimento atomico fu chiamato "il sorriso di Budda".
In qualche modo questa condizione di freddo distaccamento da ogni tipo di sentimento assomiglia a quella dei serial killer, che sono incapaci di provare rimorso e qualsiasi tipo di emozione per gli atti criminali che compiono. E alcuni studiosi hanno dimostrato come questa condizione fosse stata acquisita anche da moltissimi tedeschi che lavoravano nei campi di concentramento.
Dal Bosco ha continuato facendo notare come, quest'odio verso la vita giustifichi l'aborto. In Giappone, ad esempio, negli anni '50 fu abortito un bimbo su 3.
Il buddismo ha iniziato veramente ad attecchire in Occidente nel '900, grazie alle prime conversioni o comunque frequentazioni buddiste di divi del cinema come Richard Gere, Steven Seagal, che in Tibet viene considerato la reincarnazione di un monaco buddista molto importante, o Huma Turman, la quale è stata cresciuta da genitori buddisti, seppur occidentali.
Hollywood è stato il trampolino di lancio del buddismo e adesso funziona come un'ambasciata per il Dalai Lama, in esilio dal Tibet che non è libero politicamente.
Il Dalai Lama, questa figura controversa, che in realtà rappresenta una percentuale esigua dei buddisti (solo i seguaci del buddismo tibetano), ormai è arrivato a rappresentare, ma solo nella mentalità occidentale, il buddismo in sé. Egli viene accolto come se fosse una specie di papa del buddismo.
Prima di frequentare Gere che, oltre a fargli da agente, finanzia le sue operazioni di propaganda del buddismo, in passato ha avuto ben altre frequentazioni: Michel Serrano, ad esempio, delirante nazista cileno che vedeva Hitler come una divinità; oppure Shoko Asahara, terrorista e guru stragista del buddismo tibetano, che ha avuto come scopo della sua azione uccidere il maggior numero possibile di giapponesi.
Ma il Buddismo ha avuto un così grande successo in Occidente anche grazie alla setta buddista giapponese della Soka Gakkai di cui fanno parte il calciatore Roberto Baggio e l'attrice Sabina Guzzanti, anche se questi nomi vengono spesso usati dai giornali impropriamente. Come quando, con la Gazzetta Ufficiale del 17 gennaio 2013, sono stati riconosciuti alle due maggiori associazioni, l'Unione Buddisti Italiani (UBI) e l'Unione Induisti Italiani (UII) molti privilegi. Il Corriere della Sera in quell'occasione citò la gioia proprio di questi due personaggi televisivi che però in realtà da gioire non avevano niente, visto che la Soka Gakkai non ha aderito a quelle associazioni e che, quindi, non ne ha ricevuto nessun guadagno. Ma tornando alla questione, in quella data la Repubblica Italiana si accordò con l'UBI e l'UII affinché ne venissero riconosciuti i luoghi di culto, le festività come il Vesak, spazi appartati nei cimiteri, la presenza di ministri di culto negli ospedali, nelle carceri, nelle case di riposo e la possibilità di dare loro l'8×1000. Proprio quest'ultima concessione, ha fatto notare giustamente Dal Bosco, pone un interrogativo molto forte e cioè come mai i "laici" (o forse si dovrebbe più opportunamente dire atei) del nostro tempo, impegnati da sempre sul fronte dell'abolizione dell'8×1000 alla Chiesa Cattolica, salutino invece come un gesto di grande civiltà l'attribuzione di tali soldi a tasche non cattoliche. "Si pone l'antica questione", ha sottolineato ancora Dal Bosco, "che vede una religione – quella cattolica – dotata di una linea di legittimità e rappresentanza perfettamente definita (la cui discendenza è certificata sino a poter risalire nella catena millenaria al Dio incarnato) contro la massa acefala delle religioni non cristiane, che sono un pulviscolo di sigle, denominazioni, sette spesso in lotta anche fisica fra loro, in un quadro generale contraddittorio e pericoloso". La risposta la troviamo nella matrice relativista presente nel buddismo, così come nella cultura occidentale moderna. L'Occidente, non godendo più degli anticorpi che la cultura cattolica con la trasmissione dei suoi valori apportava, è una realtà vuota in cui tutto è relativo ed entro cui qualunque virus attecchisce. Se si pensa poi che la mentalità odierna è permeata dall'ideologia della sovrappopolazione, che vede l'uomo come cancro del pianeta, provocatore di tutto ciò che esiste di male sulla Terra (buco dell'ozono, inquinamento terrestre, riscaldamento del pianeta, deforestazione ecc.), per tale mentalità il buddismo, insegnando ad annientare l'umanità, è la migliore soluzione.
Inoltre nel buddismo non esiste il senso del peccato. I demoni, che esistono (il Tibet ha come protettore il demone Padden Lhamo), non vengono però scacciati come nella religione cattolica, bensì sottomessi e ascoltati attraverso gli oracoli. Quest'ultimi altro non sono che persone possedute da demoni, i quali parlano attraverso di loro durante momenti di evocazione degli spiriti.
E non c'è niente di meglio, per una società che ha completamente perso di vista i valori morali, di una religione che non assilla con divieti e peccati, che sdogana i tabù sessuali e che rende apparentemente ogni uomo libero di compiere qualsiasi azione senza che questa assuma la connotazione di bene o di male.
Un lungo applauso ha concluso la serata, segno che la 63° conferenza organizzata dal Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese è stata, non solo gradita, ma è risultata un approfondimento di cui c'era davvero bisogno.

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